La squadra di casa? Quella che gioca nel "suo" stadio
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La squadra di casa? Quella che gioca nel "suo" stadio

Una struttura di proprietà non è un capriccio, ma la leva che fa davvero crescere un club. Ecco perché ci stiamo provando anche noi del Lanciano

Home Sweet Home. Non è solo un modo di dire: la piacevolezza di sentirsi a casa propria ispira protezione, accoglienza e sicurezza. Casa è quella che ognuno sente tale, pertanto quale può essere la casa di una squadra di calcio, se non il suo stadio? Meglio ancora se dotato di ogni comfort, magari ecosostenibile ma, soprattutto, di proprietà? È su questa scia che nasce il progetto “Parco della Virtus Lanciano”, un impegno intrapreso anni fa dalla società e che, nel corso del tempo, ha subìto una notevole evoluzione che ne ha migliorato le potenzialità.

Già, perché uno stadio di proprietà, in Italia come all’estero, non è solo un capriccio. Possedere una struttura valida, moderna e innovativa, che sia la casa degli atleti e di tutti i tifosi, comporta un enorme investimento, destinato però a divenire una leva fondamentale per la crescita del Club “padrone di casa”. Non solo una crescita economica. Uno stadio autogestito vuol dire, per la Società, anche costruire patrimonio, svincolarsi dalle volontà del mecenate di turno, risultare più credibile presso gli interlocutori finanziari, sviluppare il merchandising e contribuire così a trasformare una società di calcio in un’autentica impresa economica capace di stare in piedi autonomamente grazie allo spirito manageriale dei suoi dirigenti, a un modello di business al passo con i tempi, in grado di sviluppare economie integrate in tutto il comprensorio, in linea con una realtà europea avanti a noi di decenni.

A questo riguardo, infatti, non posso astenermi dall’affermare che in Italia abbiamo ancora parecchio da imparare nello sviluppo di un modello efficace per la valutazione dei progetti e per il rilascio delle autorizzazioni: serve un modello che sia ben più funzionale e rapido di quell’incredibile ingorgo legislativo che ancora ci caratterizza e che la tanto attesa nuova Legge 147/2013 non ha debellato in modo netto e definitivo.

Il progetto “Parco della Virtus Lanciano” (di cui è responsabile l'architetto Gino Zavanella con il team dello Studio GAU), depositato proprio pochi giorni fa in Comune, ha richiesto un lungo lavoro di messa a punto, sia sotto il profilo della progettazione, legata alla pianificazione degli spazi sportivi, ricreativi, sociali, funzionali, sia sotto il profilo della condivisione con le Istituzioni - in primis l’Amministrazione di Lanciano - perché l’opera abbia le caratteristiche di “bene pubblico”, a disposizione della collettività, che abbiamo sempre desiderato avesse: una vasta area e diversi impianti a disposizione di tutto il territorio, non solo nel giorno della partita e non solo per giocare a calcio, ma per ospitare eventi, fare sana attività sportiva (indoor e outdoor), trascorrere il tempo libero in modo divertente e avere a disposizione servizi di pubblica utilità.

Per questo motivo credo che uno stadio di proprietà sia un progetto ambizioso non soltanto per l’impegno economico che comporta, ma anche perché rappresenta il simbolo di quello spirito di sportività e condivisione che fanno di questo gioco il più amato al mondo. Per questo motivo credo che il calcio italiano abbia bisogno davvero di “comprare casa”.

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Valentina Maio

Classe 1982, sono nel mondo del pallone dal 2008. Tifosa e Presidente della Virtus Lanciano, ne ho sposato una delle bandiere e ci ho fatto tre figli. Per me la Virtus è una questione di famiglia.

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