Una sentenza, tre risposte e molti dubbi...
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Una sentenza, tre risposte e molti dubbi...

Nessuno sconto ai club sui cori discriminatori: bastano poche decine di ultras per chiudere le curve. Ma a sorpresa tornano le attenuanti che la Figc non vuole... - Il verdetto del Giudice sportivo

La domenica della vergogna e della ribellione delle curve negli stadi italiani ha partorito un verdetto atteso perché essendo il primo dopo il varo delle nuove norme farà giurisprudenza e segnerà il confine posto dal calcio agli ultras. Di qui i comportamenti leciti, accettati o tollerati, di lì il cancro che si vuole estirpare. 

Proprio per questo la lettura del dispositivo con cui il giudice Tosel ha chiuso (con la condizionale) le curve di Milan, Inter, Roma e Torino comminando multe per la cifra record di 300.000 euro risponde ad alcune delle domande inevase dal giorno della scelta della Figc di fare un mezzo passo indietro e, allo stesso tempo, solleva dubbi che sarebbe bene venissero chiariti in fretta.

Tosel ha, infatti, concesso la condizionale sospensiva della squalifica agli ultras di Inter, Milan e Roma seppure recidivi richiamandosi alla "concreta e continua collaborazione" delle società che pure non è stata riammessa nel Codice nemmeno dall'intervento della Figc. Sono le famose esimenti che la Lega Calcio ha chiesto inutilmente di ripristinare e che Abete aveva negato con forza: "Non c'è stato nessun abbassamento della guardia. Se lo avessimo fatto avremmo ripristinato le ammende, previsto attenuanti ed esimenti". Era il 16 ottobre. Tosel ha rimesso le esimenti, seppure limitate alla concessione della condizionale, facendo riferimento a un passo dell'articolo 16 in cui non sono nemmeno citate.

Quale è la posizione della Figc sul tema? Saranno applicate anche in futuro per congelare le squalifiche che si annunciano in serie, considerata la guerra dichiarata dalle curve al calcio italiano? Questo dispositivo diventerà un precedente cui appellarsi per i vari avvocati di turno? La Figc ha intenzione di impugnarlo per cancellare questa parte ripristinando lo spirito delle nuove norme? Sarebbe utile che Abete rispondesse in fretta a queste domande.

C'è poi anche l'acrobazia di Tosel nello squalificare la curva in trasferta giustificandosi col fatto che, in assenza di una norma scritta, pare equo riferirsi al settore precedentemente sanzionato. Il che significa che in caso di prima sanzione il Giudice sportivo se la prenderà lo stesso con gli ultras e che un coro discriminatorio fuori casa chiuderà mezzo stadio a Roma (Curva Sud e Curva Nord), una sola curva a San Siro e addirittura non la curva degli ultras per il Torino. Un bel caos, non c'è che dire. E siamo lontani anni luce dall'affermazione che la responsabilità è individuale. Viene da chiedersi cosa serva la tessera del tifoso obbligatoria per le trasferte se poi si va un tanto al chilo. Davvero è impossibile risalire alla provenienza (almeno statisticamente maggioritaria) dei razzisti da trasferta?

Detto questo, però, la sentenza non è una carezza e chiarisce alcuni dubbi. La prima risposta che arriva al mondo degli ultras è che il concetto di "dimensione e percezione reale del fenomeno" è stato interpretato senza fare sconti ai cori di discriminazione territoriale. Gli ispettori della Procura federale hanno lavorato in maniera minuziosa, descritto con cura gli episodi e descritto con certosina pazienza in quanti e da quale posto dello stadio li hanno uditi e segnalati. Un modo per rendere inattaccabile il verdetto del Giudice sportivo non offrendo alcuna sponda al lavoro dei legali delle società che, sulla scorta del ricorso del Milan parzialmente accolto dalla Corte di Giustizia, erano pronti a usare proprio la "dimensione e reale percezione del fenomeno" come cavallo di Troia per far saltare il sistema delle sanzioni.

La seconda risposta è che non serve che siano in migliaia a intonare i cori discriminatori per portare alla squalifica. Tosel ha colpito la curva Sud del Milan ("... occupata da circa 7/8 mila tifosi e dove la maggior parte intonava..."), la Nord dell'Inter ("... circa 500 su un totale i 1.200..."), quelle della Roma (senza precisare il numero) e la Primavera del Torino ("... circa 50 tifosi...") senza fare differenze di numero. Solo il primo anello blu del Milan si è salvato, ma perché gli ispettori hanno ammesso di non aver distinto bene il coro. Dunque, niente sconto numerico come speravano i club: bastano pochi idioti per portare alle sanzioni.

Chiarito definitivamente, poi, che la discriminazione territoriale scatta per i cori sui napoletani colerosi e inneggianti al Vesuvio. Non basta il 'Noi non siamo napoletani' o altre forme sentite negli stadi, derubricati a "beceri insulti" e nemmeno passibili di multa. Nulla nemmeno su Heysel e dintorni, ma questo era purtroppo scontato non rappresentando discriminazione territoriale. Dunque l'asticella è stata posta in alto e l'indicazione è che la discriminazione territoriale resta un cancro da estirpare anche a costo di pagare un prezzo altissimo. Però il dubbio sulle esimenti rimane. La Figc risponda.

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Giovanni Capuano