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Sarri e l'omofobia negata: una squalifica tra polemiche e dubbi sul regolamento

Il tecnico del Napoli fermato solo 2 turni. Perché per il codice sportivo dare del "frocio" a un non-omosessuale non è offesa discriminatoria...

Dunque Maurizio Sarri pagherà con due giornate di squalifica la baruffa con Mancini nel finale di Napoli-Inter. Non la stangata che qualcuno (proprio solo qualcuno) si attendeva, ma il minimo sindacale per una vicenda che ha trascinato per l'ennesima volta il calcio italiano sotto i riflettori in senso negativo. Fosse anche solo per il danno d'immagine, il tecnico del Napoli avrebbe meritato uno stop ben maggiore; il Giudice sportivo, però, ha voluto interpretare la norma in senso garantista e lo ha salvato dallo stop a tempo che avrebbe compromesso la sua stagione.

Tutto ruota, a quanto pare, intorno alle preferenze sessuali di Roberto Mancini che, essendo dichiaratamente non omosessuale, ha fatto cadere l'aggravante dell'omofobia che avrebbe portato alla stangata per Sarri. Un po' come certificare che se dai del negro a uno che non lo è, o del terrone a chi sulla carta d'identità hascritto come luogo di nascita un posto da Roma insù, te la puoi cavare perchè le tue parole sono state pesantemente offensive ma non discriminatorie.

Sarrinon è razzista, insomma. Al massimo molto maleducato e, per estensione, dobbiamo presupporre che da oggi qualsiasi curva esponga striscioni o faccia cori aventi come oggetto le preferenze sessuali di uno o più protagonisti in campo possa passarla liscia. E' possibile che Tosel abbia agito applicando un minimo di buonsenso, sicuramente altrove sarebbe andata diversamente come testimoniano vicende analoghe in campionato esteri.

Di sicuro la vicenda di Napoli e quanto emerso nei giorni successivi, compresa la guerra dei precedenti, consente qualche riflessione. Intanto sull'incapacità di (quasi) tutti di esporsi uscendo dalla logica del tifo secondo la quale per i napoletani Sarri ha ragione ed è vittima di un agguato, mentre per tutti gli altri Mancini è stato prima un eroe e poi un ipocrita, una volta cavalcata la sua battaglia. Difficile trarre una morale costruttiva partendo da questo presupposto.

Poi abbiamo appreso che nel calcio italiano rimane una consistente sacca di nostalgici del passato, quelli che "le cose di campo devono restare in campo". Non importa quali siano o se questo cameratismo (omertà?) abbia contribuito spesso a rendere impossibile il lavoro di inchiesta su esempi di malcostume da spogliatoio e dintorni: meglio girarsi dall'altra parte e risolverla così, piuttosto che intervenire.

A proposito di girarsi dall'altra, anche l'atteggiamento di guardalinee e quarto uomo testimoni della lite Sarri-Mancini andrebbe analizzato con attenzione. "Lascia stare, dai...", racconta Mancini, sarebbe stata la risposta alla richiesta di intervento. I responsabili arbitrali e la federazione hanno qualcosa da dire? Si tratta di buonsenso in mezzo a due litiganti che avevano perso le staffe, o di tacita accettazione di quanto stava avvenendo?

Di sicuro i fatti di Napoli segnano un precedente importante e pericoloso. Sarebbe bello che d'ora in poi su tematiche sensibili per l'opinione pubblica come omofobia e razzismo cadessero le barriere e chi sbaglia pagasse senza coperture. La decisione di Tosel va in senso opposto, fino a prova contraria. E quello che resta sarà un polverone privato di ogni senso, scheletro nell'armadio contro scheletro nell'armadio a seconda dell'opportunità di lucrare un vantaggio dalla strumentalizzazione dell'episodio. Occasione persa per fare il salto di qualità. Tanto per cambiare.

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Eziolino Capuano (Arezzo) dopo una sconfitta contro l’Alessandria nel campionato di Lega Pro nel novembre 2014: “Se avessero perso in maniera diversa non avrei detto nulla, però in campo le checche non vanno bene. In campo devono andare gli uomini con le palle e non le checche”.

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