Spagna, vincere o morire. E si teme il biscotto...
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Spagna, vincere o morire. E si teme il biscotto...

La squadra di Del Bosque con le spalle al muro come nel 2010 si affida a Torres e ai senatori. Ma se Cile e Olanda si accordano... - Il programma di oggi - Brasile, che delusione

Ultima chiamata per la Spagna campione di tutto. Vincere e continuare a sperare, oppure perdere (o pareggiare) e morire qui, nel senso di chiudere in Brasile uno dei cicli più vincenti di sempre dell'intero calcio mondiale, capace di vincere di fila Europeo 2008, Mondiale 2010 e poi ancora Europeo 2012. Non esistono vie di mezzo o piani B, perché il duro k.o. inflitto dall'Olanda nella gara d'apertura del girone ha messo gli uomini di Del Bosque con le spalle al muro e - calcolatrice alla mano - anche una vittoria potrebbe non essere sufficiente per andare avanti e tentare l'impresa già riuscita in Sudafrica dopo la caduta contro la Svizzera. La Spagna deve battere il Cile e deve farlo anche con un punteggio rotondo e netto, a partire dal 3-0 in su così da essere poi padrona del proprio destino senza temere biscotti o strani accordi tra olandesi e cileni.

Il meccanismo della differenza reti, infatti, consentirebbe al Cile di perdere anche 2-0 con la Spagna e di qualificarsi comunque anche perdendo 1-0 contro l'Olanda che sarebbe in ogni caso prima nel girone. "Soltanto pensare a un comportamento antisportivo dell'Olanda sarebbe un'inaccettabile mancanza di rispetto nei loro confronti" ha detto Del Bosque, che ricorda come la sua Spagna nel 2012 si impegnò comunque contro la Croazia consentendo all'Italia di qualificarsi. Su tutti, però, aleggia il ricordo del 2-2 di Svezia-Danimarca e qualche dubbio viene sempre quando si deve garantire sull'onestà altrui. 

Dunque meglio vincere largamente e togliersi il problema. Peccato (per la Spagna) che il Cile sia parso in forma e che la nazionale iberica storicamente sia poco avvezza alle goleade. In più c'è un gruppo che da una settimana è lacerato dal confronto interno sul tiki-taka: proseguire o no con il possesso palla che ha reso grande questa nazionale, ma si è dimostrato logoro e sterile in questa avventura? Il risultato è che Diego Costa, che rappresentava l'evoluzione tattica della squadra, dovrebbe accomodarsi in panchina per lasciare spazio a Torres on Juanfran a destra al posto di Jordi Alba e Pedro per Silva. Intoccabili Casillas e Piqué malgrado i disastri della prima sfida. Sono i simboli di un Paese che non si rassegna e che questa mattina si è svegliato con in testa un solo verbo: ganar. Vincere.

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Giovanni Capuano