Calcio e diritti tv, le regole nel pallone
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Calcio e diritti tv, le regole nel pallone

Pressing sui presidenti della Serie A per favorire Sky. E Repubblica (ma guarda un po’) guida la campagna antiMediaset...

Quattro fucilate in quattro giorni: è il poker di articoli che da venerdì 13 a lunedì 16 giugno Repubblica ha dedicato al tema dei diritti pay tv della Serie A e che l’assemblea plenaria della Lega Calcio dovrà assegnare il 23 giugno. Cambiano le firme, non cambia il contenuto della campagna RepubbliCalcio: i diritti sono già stati vinti da Sky, ma la Mediaset berlusconiana, in gravissima difficoltà, sta tentando di truccare le carte. Insomma, è un modo diretto per orientare la decisione dei presidenti delle squadre di Serie A a pochi giorni dell’assegnazione. Scelta effettivamente complessa viste le indiscrezioni sulle offerte "creative" effettuate dalle emittenti tv.

Proprio a Sky tocca la palma della "creatività" (Mediaset l’ha pubblicamente definita una "totale scorrettezza") perché non avrebbe rispettato né le regole del bando d’asta (con molte offerte civetta inferiori al minimo) né lo spirito della Legge Melandri e delle raccomandazioni Antitrust in materia.
L’obiettivo della Lega era fare in modo che tutti i telespettatori potessero vedere le principali partite, indipendentemente che fossero abbonati a Sky sul satellite o a Mediaset Premium sul digitale terrestre, senza discriminare nessuno. E senza discriminare nemmeno le aziende televisive consegnando a una sola di esse in esclusiva tutto il malloppo.

Infatti il bando aveva separato con chiarezza le grandi offerte per vedere le partite delle 20 squadre di Serie A: un’offerta riservata al satellite (tutte le partite delle principali 8 squadre), un’altra identica riservata al digitale terrestre e una in esclusiva per le restanti 12 squadre, l’unica su cui, nelle intenzioni della Lega, Sky e Mediaset potevano davvero duellare a suon di rilanci.

Ma qui arrivano le sorprese: all’apertura delle buste consegnate dalle tv il 5 giugno, si scopre che Sky ha presentato non solo l’offerta per il suo satellite, ma anche per il digitale terrestre su cui non ha un’offerta di pay tv. E sul digitale terrestre, secondo indiscrezioni di stampa, ha fatto la scommessa più alta: 420 milioni euro (contro i 355 offerti dalla stessa Sky per il satellite).

Obiettivo chiaro: sfilare i diritti a Mediaset Premium e conquistare l’esclusiva totale Sky delle otto squadre più forti. Per il resto, ha presentato solo offerte inferiori al minimo richiesto, sbeffeggiando la Lega e i tifosi delle squadre non ritenute degne.

"Ma se fosse stato possibile assegnare a un unico soggetto sia satellite sia digitale" ragiona il portavoce di un club di Serie A "perché la Lega avrebbe fatto tanta fatica a costruire un bando con le due offerte ben separate? A noi conveniva puntare sull’esclusiva: il valore del pacchetto si sarebbe moltiplicato. Ma le autorità regolatorie che hanno dovuto applicare la Legge Melandri sono state risolute: non si può, punto e basta".Considerazioni che a Sky e agli articolisti di Repubblica fanno un baffo. Prima lo ha dichiarato senza giri di parole il responsabile Sport Channels della pay tv, Jacques Raynaud: "Nel bando per la Serie A, come in tutti i bandi internazionali, ci sono regole chiare: vince chi offre di più pacchetto per pacchetto". E infatti la vittoria già in tasca a Sky è stata il punto di partenza di tutti i ragionamenti filoSky del quotidiano di largo Fochetti.

E Mediaset come ha puntato? Per il suo digitale terrestre avrebbe fatto un’offerta da 280 milioni, nettamente superiore al minimo d’asta ma non spropositata, mentre ha rischiato di più sulle 12 squadre minori in esclusiva, quelle su cui davvero immaginava il gioco dei rilanci: 306 milioni (con un rilancio di circa 70 milioni in più rispetto al minimo d’asta), specificando tuttavia che l’offerta con questo rilancio sarebbe stata valida solo se complementare all’assegnazione certa di uno dei due pacchetti da 8 squadre.

E adesso, se tutte le indiscrizioni corrispondesse ro al vero, che cosa può fare la Lega Calcio? Un miracolo: cercare di massimizzare i propri incassi senza violare la legge. Un avvocato vicino al dossier dà la sua interpretazione: "Assegnare a Sky sia satellite sia digitale terrestre non solo violerebbe la legge ma non assicurerebbe alla Lega il minimo richiesto di 850 milioni all’anno. In questo caso, infatti, l’incasso sarebbe pari a 775 milioni poiché non ci sarebbero offerte valide per il pacchetto delle 12 squadre".

E allora? Inevitabile la ripetizione dell’asta come dicono in molti? Forse no. Per evitare l’assegnazione vietata e incassare una cifra davvero ragguardevole, la Lega potrebbe selezionare le migliori offerte che pacchetto per pacchetto rispettano la logica della Legge Melandri "No single buyer rule". E cioè: assegnare un pacchetto a Sky (miglior offerta sul digitale terrestre: 420 milioni) e a Mediaset il pacchetto satellite (seconda miglior offerta: 350 milioni) che farebbe diventare valida anche la miglior offerta assoluta per le 12 partite (306 milioni).

In questo modo la somma dei tre pacchetti arriverebbe a 1.076 milioni, oltre 1 miliardo di euro all’anno che ha solleticato i club. Nelle ultime ore dalle parti di Sky devono aver avuto qualche presentimento in tal senso e, per pura coincidenza, è partito il poker d’articoli della Campagna RepubbliCalcio che ha ben recepito gli obiettivi comuni: antiCavaliere e antileadership editoriale Mediaset. Forse un po’ troppo esplicita nelle mire e troppo concentrata nei tempi: nell’ambiente manageriale calcistico l’hanno notata tutti. E non l'hanno presa benissimo.

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