Shaun White, un campione programmato
EPA/JENS BUETTNER
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Shaun White, un campione programmato

Il ritratto del re dello snowboard che a Sochi ha mancato il podio

di Alessandro Besana

E’ una storia già sentita, prendi un bambino con del talento ed un padre con una passione smodata, fallo crescere offrendogli tutto il necessario per farlo diventare il migliore e privalo della normalità di ogni bambino, a chi pensi ? No, non è Agassi, è Shaun White, l’unica vera rockstar nel mondo dello snowboard.  

Shaun ha bruciato le tappe, a soli 13 anni è stato messo sotto contratto dalla più importante azienda dello snowboard, a 17 vinceva il suo primo oro agli X-Games ( le  olimpiadi degli sporti estremi ) nello Slopestyle, la disciplina caratterizzata da salti e strutture in sequenza e a 19 trionfava nel pipe olimpico di Bardonecchia bissando il successo 4 anni dopo a Vancouver.

 

Cosa gli è mancato per la reincoronazione in quel di Sochi? Qualcosa che purtroppo i milioni di $ dei suoi sponsor  non gli potevano offrire….la tranquillità.  E così prima ha rinunciato al debutto olimpico nello Slopestyle dopo esserne stato per anni il dominatore  per timore dei suoi giovani concorrenti e di un tracciato a suo dire pericoloso poi, dopo una prova nelle qualificazioni dell’Halfpipe superlativa vinta con il punteggio più alto, si è perso in finale battuto non certo dai suoi rivali, ma dai fantasmi che i bagni notturni nel gelido lago Tahoe non sono riusciti ad esorcizzare. Il Re è morto, lunga vita al Re.

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