Chaz Davies, l'arrivo nelle derivate e Casey Stoner
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Chaz Davies, l'arrivo nelle derivate e Casey Stoner

Dopo il terzo posto al Moscow Raceway, il pilota gallese parla dell'esordio nel Mondiale Sbk e dell'amico Casey

Unico pilota del team privato ParkinGO MTC Racing, il campione del mondo Supersport 2011 Chaz Davies il 26 agosto sul circuito di Mosca ha dato spettacolo e si è meritato il secondo podio della carriera nella World Superbike. Il 25enne rider gallese, ancora euforico per il terzo posto, è impaziente di tornare in sella all’Aprilia RSV4: in viaggio verso Nürburgring, dodicesima tappa del Mondiale (7-9 settembre), racconta dell’esordio nelle derivate e della lunga amicizia che lo lega a Casey Stoner.

A distanza di due mesi dal Motorland Aragon, è tornato sul podio.

Sì, sono molto felice del bis sul terzo gradino: l’errore di non aver montato lo pneumatico da tempo in Superpole mi aveva costretto al tredicesimo posto in griglia e da lì non era facile lottare con i migliori. Eppure ci sono riuscito in entrambe le manche.

Nella prima, però, è caduto a due giri e mezzo dalla bandiera a scacchi.

Un vero peccato: nonostante il colpo ricevuto da Haslam e l’uscita di pista conseguente, avevo recuperato diverse posizioni. Senza quel problema tecnico che mi ha steso all’ultimo, avrei potuto festeggiare due volte.

Anche in gara 2 non è stato facile tagliare il traguardo.

Tra le tante cadute e qualche mia imprecisione, a cominciare dalla brutta partenza, ho dovuto infilare un sorpasso dietro l’altro e stringere i denti fino alla fine. Ne è valsa la pena: ho ottenuto il secondo risultato migliore della stagione!

Che è arrivato troppo tardi per puntare alla zona alta della classifica: mancano solamente tre round al termine del campionato.

Tra cui quello di Portimão, circuito che mi esalta: non dico niente per scaramanzia. Vuole la verità? Mi aspettavo che guidare nella Superbike fosse più impegnativo rispetto alla Supersport, sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico, e infatti l’impatto è stato tosto, tostissimo.

Perché?

Perché le differenze tra le categorie sono un’infinità e bisogna ripartire da zero, c’è tutto da imparare.

Cosa, per esempio?

Scegliere l’opzione adeguata tra le migliaia di cui dispone una derivata: una Supersport ne possiede il 10 per cento. Ti si apre un mondo, insomma - meraviglioso ma sconosciuto - ed è facile andare in confusione mentre cerchi il setting giusto. Per non parlare della difficoltà nel controllare la potenza pazzesca di una Superbike: arrivi a dosare il gas con precisione dopo aver macinato chilometri su chilometri.

Avrebbe potuto chiedere qualche consiglio al suo amico Casey Stoner.

L’ho fatto, scherza? Ci scambiamo idee e pareri di continuo, al telefono o di persona: con le gare in giro per il mondo incontrarci non è semplice ma ci organizziamo in anticipo e, così, riusciamo a vederci spesso.

Argomento principale, nemmeno a dirlo, le moto.

Be’, sì, che altro, ci siamo conosciuti in pista! Io avevo 13 anni, lui 15 e gareggiavamo nel campionato britannico. Casey si era trasferito con la famiglia dall’Australia a nord dell’Inghilterra e trascorreva le vacanze a casa mia, nel Galles, conservo dei bellissimi ricordi di quell’epoca.

Stoner non si concede molto ai media: ci dice lei com’è?

È un tipo tranquillo, riservato eppure socievole. Di sicuro più rilassato ed espansivo di come appare nel paddock. Come tutti noi i piloti, del resto. Lo stress nel weekend di gara è sempre altissimo: qualsiasi rider vuole vincere, è super concentrato nella messa a punto e se non è il più veloce, diventa una belva.

Anche lei, quindi, diventa una belva?

Sì, solo che lo nascondo meglio di Casey (sorride, ndr). A parte questo, siamo molto simili di carattere e abbiamo diversi interessi in comune, quegli interessi che ci hanno uniti da ragazzini.

Quali?

Oltre alla moto, ancora oggi ci piace andare a caccia, pescare, divertirci sui go-kart e giocare con la PlayStation. E allenarci in bicicletta, il workout preferito di Casey. Io, invece, amo la canoa, forse perché ho due fortune: abito vicino al fiume Wye e la madre della mia fidanzata è proprietaria di una scuola che insegna a pagaiare.

Un’ultima domanda su Stoner: si aspettava che chiudesse la carriere così presto?

Assolutamente sì. Da dieci anni lo sento dire che non avrebbe continuato fino ai 40. Il suo obiettivo è sempre stato cercare di vincere il massimo e sparire, Casey è fatto così: semplicemente, è stanco di questo “circo”, non gli interessa più e smette. Non mi aspettavo capitasse nel 2012, se devo essere sincero, ma sapevo che gli mancava poco per prendere la decisione.

Ha detto che lei e Stoner avete caratteri simili: si ritirerà presto anche lei?

Non presto quanto lui di certo; quando non mi divertirò più, smetterò. Un lavoro alternativo l’ho già, sono proprietario della Moto Ink, uno studio di grafica. Mia sorella Jodie Lee, designer eccezionale, è la mente, io il braccio, me la cavo bene al computer e mi occupo della stampa di disegni e logo: gli adesivi della mia Aprilia sono tutta opera nostra.

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Cristina Marinoni