Samuele Papi: sedici anni ai Cinque Cerchi
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Samuele Papi: sedici anni ai Cinque Cerchi

A distanza di sei anni, lo schiacciatore torna in azzurro per le Olimpiadi, a sedici anni dall'esordio

Venerdì 20 luglio a Monza e sabato 21 a Modena, l’Italvolley affronterà la Serbia campione d’Europa, ultimi match in preparazione delle Olimpiadi (prima gara domenica 29 luglio, contro la Polonia dell’ex ct Andrea Anastasi).
Quello di Londra sarà un vero e proprio debutto per gli azzurri.

Mauro Berruto allena la Nazionale dal 2011 e sono soltanto tre gli atleti che hanno già vissuto la straordinaria esperienza dei Cinque Cerchi, tutti alla quarta edizione. Insieme ad Alessandro Fei e Luigi Mastrangelo, ci sarà Samuele Papi a guidare i compagni più giovani: grazie alla strepitosa stagione nella Copra Elior Piacenza, a 39 anni lo schiacciatore marchigiano è stato convocato da Berruto dopo 6 anni dall’ultima partita in maglia azzurra. A Londra il martello della “generazione di fenomeni” che aveva portato l’Italia sul tetto del mondo negli anni ’90 raggiungerà il record di Andrea Giani: sono trascorsi 16 anni dal suo esordio alle Olimpiadi di Atlanta 1996.

Vanta una carriera infinita e ricca di trofei, aveva lasciato la Nazionale nel 2006, eppure ha deciso di rimettersi in gioco e tornare in azzurro: cosa l’ha spinta a questa scelta?

Questo gruppo nuovo, che mi è piaciuto tantissimo agli Europei dell’anno scorso. Non mi sono perso un match in tv e l’entusiasmo dei ragazzi mi ha contagiato: la compattezza, l’intesa fortissima che mostravano set dopo set e lo spirito di competizione mi hanno dato sensazioni molto positive.

Quindi ha accettato subito la proposta di rientrare in squadra.

No, ci ho pensato un po’, anche perché non mi aspettavo proprio la convocazione. Mi sono domandato come mai il ct – con così tanti giocatori a disposizione – cercasse me, che ho 39 anni ed ero uscito dal giro azzurro da parecchio. Dovevo essere convinto al 100 per cento, per rispondere “sì”, altrimenti non avrei portato benefìci né a me né al gruppo: capire che mi sarei integrato bene con i compagni mi ha tolto ogni dubbio. Insieme al nullaosta di mia moglie: sono sempre in giro e, giustamente, avrebbe potuto chiedermi di restare con lei e i nostri figli. Invece, come me, ha pensato che perdere l’occasione di andare ancora alle Olimpiadi sarebbe stata una follia.

Ha detto che si è chiesto perché Berruto avesse bisogno di lei: ha capito la ragione?

Credo per le mie caratteristiche, diverse da quelle degli altri schiacciatori. Sono un giocatore completo con una certa abilità in difesa, in ricezione soprattutto. Ai Giochi la rosa è formata da dodici e non tredici atleti, al contrario della World League: un giocatore capace di muoversi in ruoli differenti torna utile.

Si è aggregato al team da qualche mese, ormai: come si trova?

Benissimo. Ho avuto la conferma che la squadra è unita, oltre che forte: non abbiamo nulla da invidiare a nessuno per doti tecniche e atletiche. L’ambiente che si è creato è davvero speciale: lavoriamo con serenità, senza pressione e questo ci spinge a non risparmiarci. In allenamento come in partita diamo tutti l’anima perché condividiamo un unico obiettivo: puntare al risultato migliore. Senza dimenticare che ci divertiamo pure. In campo e fuori: stiamo spesso insieme anche nei momenti liberi.

Chi è secondo lei il leader della squadra?

Tutti e nessuno ed è questo il bello. Tutti perché in campo ognuno trascina gli altri e li sostiene. Nessuno perché tra noi ci sentiamo alla pari e sappiamo che possiamo confrontarci apertamente. a nostra forza. Certo, Cristian Savani resta il capitano!

E del coach, leader per eccellenza, cosa dice?

Non posso che apprezzarlo: è molto preparato, sa come allenarci e motivarci: i suoi discorsi pre-gara caricano a mille lo spogliatoio.

I punti forti dell’Italia?

Fisicamente siamo molto dotati; in battuta e in difesa - a muro in particolare - ce la caviamo egregiamente.

Le debolezze?

Erano ricezione e cambio palla ma in questi mesi i progressi sono stati notevoli.

Ai Giochi è sempre salito sul podio: il pronostico di Londra 2012?

È un auspicio, più che un pronostico. Dopo due argenti e un bronzo, chissà che non arrivi la medaglia più preziosa!

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Cristina Marinoni