Sampdoria - Inter vista dagli occhi di Riccardo Garrone
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Sampdoria - Inter vista dagli occhi di Riccardo Garrone

Abbiamo provato a immaginare quali sarebbero i pensieri del compianto presidente blucerchiato, tra Cassano, Icardi e la tirata d'orecchie a Delio Rossi

Lo scorso 21 gennaio è scomparso il patron della Sampdoria Riccardo Garrone. Padre di Edoardo, l'attuale presidente della Sampdoria, colui che ha salvato la squadra dal fallimento nel 2002 guidandola fino alla Champions League. Fu lui a portare Antonio Cassano a Genova, a trattarlo come un figlio regalandogli nuove prospettive di vita e di carriera. Per lui Sampdoria - Inter non sarebbe stata una partita come le altre. Ecco perché abbiamo provato ad immaginare quali avrebbero potuto essere i suoi pensieri e le sue sensazioni alla vigilia di una sfida dall'alto contenuto emotivo. Un tributo che non vuole suonare irrispettoso bensì ipotizzare le sue riflessioni immaginando ancora una volta la sua presenza in tribuna al Ferraris. In mezzo alla sua gente.

Oggi avrei proprio voluto esserci. Per tanti motivi. La sfida con l'Inter è sempre una partita molto sentita, un mix di ricordi e rivincite. Mi piace la Samp di Delio, sono contento delle scelte di Edoardo e del lavoro di Sagramola. Questa Samp mi ricorda quella di Novellino, un tecnico rimasto per diversi anni togliendosi e facendoci togliere tante soddisfazioni. Rossi ha la temperatura giusta per un pubblico caldo come il nostro, ha idee tattiche che convincono, sa come far rendere al meglio gli uomini a disposizione e sta imparando ad amare questi colori. Tuttavia mi piacerebbe potergli dire che non ho apprezzato il gesto contro la Roma, che mi ha dato fastidio tutta la "violenza" della dinamica e che l'errore sull'errore è stato quello di negare il gesto sapendo di essere davanti a decine di telecamere.

Ma va bene così, gli errori si fanno, l'importante è capirli. E a proposito di errori oggi gioca Antonio, il ragazzo che nel 2007 io e Giuseppe Marotta abbiamo riportato in Italia da Madrid. Cassano è sempre stato sempre in lotta con tutto, un eterno riscatto dalla povertà della sua infanzia, un'infinita voglia di ribellione ad ogni tipo di schema imposto. Dietro gli errori di quel ragazzo avevo visto la voglia di ripartire e cambiare stile di vita, tornare a sorridere avendo punti di riferimento importanti. Pensavo che la Samp, una famiglia su cui contare e l'amore della gente avrebbero potuto permettergli di scrivere la storia blucerchiata per tanti anni. Purtroppo non è andata così. In preda ad uno dei suoi raptus ha ritenuto più utile l'istinto che la ragione, la rabbia che il confronto. Non mi sono sentito tradito dai suoi insulti ma dal tentativo di credere che la vecchia strada fosse migliore della nuova. Poi le scuse poco sentite, il trasferimento al Milan. Caro Antonio, io non porto rancore per le tue parole, neanche quando al Milan dicesti che se avessi saputo di finire in rossonero avresti litigato prima con me. Quelle parole fanno arrabbiare i tifosi, non me. A me è restato unicamente un velo di amarezza, amarezza inaspettata. Credevo che nei tuoi anni alla Sampodoria fossi riuscito a capire quanto sia difficile riparare a certi errori, credevo avessi imparato a chiedere scusa credendoci davvero e non solamente per circostanza.

Oggi ti guarderò, sorridendo incantato ad ogni tuo stop perfetto e scuotendo la testa ad ogni smorfia guardando l'alto, tenendo le mani sui fianchi, spesso stanco prima di tutti. Ricordo bene il 24 febbraio 2008, partita di campionato proprio contro l'Inter. Tu segni sotto la Sud, corri verso la bandierina con fare minaccioso. Fingi di volerla rompere, poi ti giri e prendi l'abbraccio dei compagni. Mentre lo speaker annuncia il tuo nome tu ti rivolgi ai sampdoriani facendo cenno di voler restare a Genova. E' l'apoteosi, tutti ci crediamo realmente. Forse è il picco più alto dell'amore nei tuoi confronti. Non è andata così, oggi sarai un avversario. Ti fischieranno, ti applaudiranno, ti ignoreranno. Ma quando entrerai a Marassi capirai una volta di più la gravità e superficialità del tuo sbaglio, di non aver stretto tutto l'amore che questa città e la Sampdoria ti stavano dando. E ti sei ritrovato a Milano, una città che non ti piace, una città senza mare. Un posto da cui scappare alla prima occasione utile per tornare a casa tua, da tua madre e dalla tua famiglia, a Genova.

Io oggi vorrei solo vedere la Samp di Rossi, prendendo il mio posto in tribuna, salutando ogni persona che lavora, da chi in società collabora ogni giorno alla crescita della Samp fino all'ultimo steward.Vorrei guardare la partita cercando di capire la reale voglia di Icardi di diventare un fuoriclasse. Per movenze e potenza mi ricorda Shevchenko, quest'anno mi ha davvero sorpreso. Sento parlare di cessione già decisa, di un futuro nerazzurro. Ai tifosi vorrei chiedere di fidarsi della società e di Edoardo, tutto sarà fatto nell'interesse della Sampdoria, come sempre. Icardi è molto giovane, troppo giovane per pensare che andare subito in un top player sia una scelta giusta. Concordo con Delio Rossi che gli ha fatto capire come un altro anno a Genova sarebbe fondamentale per la sua crescita. Tuttavia comprendo anche la fame di un ragazzo che vuole bruciare le tappe e guadagnarsi anche la sua nazionale. Anche lui dovrà scegliere, anche lui potrà sbagliare. In questo siamo tutti molto simili a Cassano, la differenza la fa la voglia di rimediare agli errori. Dopo l'infausto anno della retrocessione la ballerina è tornata dove merita, il futuro sarà più roseo che mai, ne sono certo. Continuerò a seguirla da qui, tanto Paolo non si perde mai una partita.

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Matteo Politanò