Gli occhi di Roma
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Gli occhi di Roma

I giornali della capitale sul piede di guerra per gli arbitraggi a sfavore dei giallorossi. E la cena tra Ventura e l'arbitro Banti fa discutere...

Se tre indizi fanno una prova, il fuoco di sbarramento di radio e giornali romani dopo il pareggio con polemica di Torino preannuncia un inverno caldissimo nella Capitale sul tema arbitri. La Roma è in piena corsa per lo scudetto e la grancassa sul complotto dei poteri del Nord ha ripreso a suonare.
La miccia l’ha accesa il mancato fischio di Banti sul contatto tra Darmian e Pjanic. Era rigore e l’arbitro ha sbagliato. Errore di campo come ce ne sono stati altri prima e altri seguiranno, ma tanto è bastato per far scattare la rivolta di popolo. Ha iniziato il Corriere dello Sport pochi minuti dopo il termine della partita e, come in un’ideale staffetta, il testimone è stato raccolto dal resto della stampa.

Il Tempo - Basta dare un’occhiata a cosa c’è oggi nelle edicole di Roma per rendersi conto del clima. La denuncia più forte viene da Il Tempo, che pubblica con grande risalto il retroscena della cena al ristorante La Lampara vicino a Porta Nova con gli arbitri e giocatori e staff del Torino a condividere la stessa saletta. Uno scandalo? No, anche perché è lo stesso quotidiano a sottolineare come sia uno dei pochi punti di ristoro che nella Capitale fa le ore piccole. Però si racconta anche della chiacchierata a fine cena tra Ventura e il direttore di gara. Inopportuna, forse, ma ci si può anche fermare lì, senza ricordare i 3.000 euro mensili di stipendio degli arbitri di serie A e il gettone da 4.500 lordi per ogni gara.

Il Romanista - Domenica all’Olimpico arriva il Sassuolo. Gara sulla carta scontata, ma che Roma sta preparando anche dal punto di vista arbitrale. La prima pagina del Romanista evoca i centomila occhi che dovranno controllare sull’operato dell’arbitro di turno. Scrive piatto piatto: “Lo scandalo di Torino grida ancora vendetta… L’unica risposta da dare è riempire l’Olimpico domenica: saremo almeno in 50.000 per continuare a inseguire un sogno che nessuno deve sporcare”. Siamo solo a novembre. Si salvi chi può.

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Giovanni Capuano