Preziosi, "Mafia Capitale" e le spesso impunite parole dei presidenti
ANSA/LUCA ZENNARO
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Preziosi, "Mafia Capitale" e le spesso impunite parole dei presidenti

Dopo le pesanti accuse seguite al match con la Roma, la rettifica del patron del Genoa. Ma intanto nel nostro calcio si può ormai dire ciò che si vuole

Il riferimento pareva chiaro, anzi, di più: "Stanno succedendo cose strane a Roma, non vorrei fosse coinvolto anche il calcio". Così il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, al termine della gara con la Roma che ha frenato la striscia positiva della squadra rossoblù. L'allusione all'inchiesta “Mafia capitale” è sembrata netta e plateale un po' a tutti, addetti ai lavori e tifosi. Tanto che il direttore generale giallorosso, Mauro Baldissoni, ha risposto per le rime, pure se evitando di affondare il colpo: “Le dichiarazioni di Preziosi credo siano un po' sciocche, non meritano commenti. Sono sicuro che al presidente sono sfuggite, magari per l'amarezza e per l'emozione del post-partita”. Proprio vero. Preziosi era nerissimo per la direzione arbitrale di Banti, colpevole, a suo giudizio, “di aver innervosito il pubblico e di non aver saputo gestire la gara”. Poi, la marcia indietro. Consegnata alla Gazzetta dello Sport stamani dopo una notte di riflessione: “Andatevi a sentire la registrazione della mia intervista al Ferraris a fine partita. Mai fatto quel riferimento che mi si mette in bocca. Troppo facile estrapolare una frase dal resto del discorso per mettermi in cattiva luce “. Insomma, come non detto. La malizia senza fine dei giornalisti ha colpito ancora.

Smentita o no, è probabile che il presidente del Genoa rischi un nuovo deferimento da parte della Procura federale, che potrebbe presto decidere di consegnare una multa a lui e alla società rossoblù. La dichiarazione di Preziosi ha fatto rumore come un tuono in una calda giornata di sole. E se è vero che non fosse sua intenzione fare alcun collegamento tra le logiche di un campo da calcio e quelle delle aule di giustizia, be', qualcosa è andato storto. Perché in molti, anzi, in moltissimi, hanno inteso diversamente. Per la malizia di cui sopra, certo, possibile, ma chissà, forse anche perché altro non si poteva fare. Si dice da tempo: il calcio italiano va a rotoli a causa della scarsa propensione al dialogo della tifoseria più calda (e violenta). Ineccepibile e sacrosanto. Chi sbaglia sugli spalti deve pagare, senza se e senza ma. Tuttavia, il buon senso suggerisce che il medesimo approccio dovrebbe valere anche e soprattutto per chi sbaglia in tribuna, dalle parti della poltrona presidenziale. Questione di buon esempio, di eleganza, di correttezza professionale. In sintesi, di buona educazione. E invece, è un via vai di parole in libertà che creano scompiglio fuori e dentro gli stadi e producono conseguenze potenzialmente deflagranti. Per la salute del pallone pubblico, si intende, perché chi dirige la macchina del vapore non ha mai avuto paura di imbattersi in sanzioni pesanti poche migliaia di euro. Lo dimostrano i fatti.

Ecco uno stralcio di alcune delle dichiarazioni più reboanti rilasciate dai numeri uno della società di casa nostra negli ultimi anni. L'immunità presidenziale logora chi non ce l'ha.

“Dissi a Moratti di cacciare quel 'filippino' dall'Inter”. Massimo Ferrero (Sampdoria) su Erick Thohir, presidente neroazzurro. Sanzione inflitta dalla Procura federale: 3 mesi di inibizione e 10mila euro di multa per il presidente, 35mila euro per la società.

“Con un occhio gioca a biliardo, con l'altro mette i punti”. Claudio Lotito (Lazio) su Beppe Marotta, amministratore delegato della Juventus. Sanzione inflitta dalla Procura federale: 10mila euro a Lotito, 10mila euro alla Lazio.

“L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba‘ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”. Parole e musica del presidente federale, Carlo Tavecchio. Sanzione inflitta dalla Fifa: sei mesi senza poter ricoprire alcuna carica internazionale.

“Il presidente della Juve, in Lega, sembrava una zitella isterica in crisi di astinenza”. Antonio Pulvirenti (Catania) su Andrea Agnelli, presidente bianconero. Sanzione inflitta dalla Procura federale: 20mila euro.

“Il loro stadio? Lo costruiranno a Tor di Valle: prima c'erano i cavalli, ora ci metteranno la Roma”. Claudio Lotito (Lazio). Nessuna sanzione.

“E' una vergogna, è tutto pilotato, mi vergogno di essere italiano, voglio cambiare paese e cittadinanza”. Aurelio De Laurentiis (Napoli) dopo il sorteggio del calendario 2011-12. Nessuna sanzione.

“Credo siano ventuno partite che non ci danno un rigore, statisticamente credo sia impossibile che non ci siano state occasioni tali in tutto un girone. Non credo alla buona fede”. Massimo Moratti (Inter) dopo la sconfitta rimediata in casa nello scorso campionato con l'Atalanta (3-4). Sanzione inflitta dalla Procura federale: 20mila euro a Moratti e 20mila euro all'Inter.

“Spero che Abete e Beretta, più che pensare a far festeggiare la Befana a calciatori e arbitri, si dedichino a mettere ordine dove in assenza della moviola in campo dirigono anche i ciechi”. Rosella Sensi (Roma) dopo la trasferta sul campo del Brescia. Sanzione inflitta dalla Procura federale: 9mila euro.

“Figc e giustizia sportiva fuori da logica del diritto. Dittatori”. Andrea Agnelli dopo la richiesta di condanna del procuratore federale Stefano Palazzi all'indirizzo di Antonio Conte nel corso del processo sportivo sul calcioscommesse. Nessuna sanzione.

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Dario Pelizzari