Niente Champions, siamo inglesi. La Premier scopre la crisi
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Niente Champions, siamo inglesi. La Premier scopre la crisi

L'eccezione del Chelsea un anno fa, ma dal 2008 risultati in calo. Troppo United fa male?

Niente calcio siamo inglesi. Niente Champions League a primavera, a meno che l'Arsenal non faccia il miracolo andando a riprendersi a Monaco di Baviera la qualificazione compromessa a Londra. Quasi Impossibile. E allora l'eliminazione del Manchester United contro il Real Madrid pone la Premier League davanti alla sua stagione peggiore nell'Europa che conta. Fuori tutte a metà marzo. Nelle ultime cinque stagioni non era mai accaduto.

Il punto di riferimento resta la notte del 21 maggio 2008 a Mosca. Finale tutta british tra Manchester United e Chelsea, scivolone di Terry dal dischetto e coppa a Ferguson, epilogo di una Champions targata inglese con anche il Liverpool arrampicatosi sino alla semifinale a l'Arsenal fuori ai quarti. Da allora è stata una lenta discesa e l'impresa del Chelsea nell'ultima edizione non deve trarre in inganno.

Quest'anno Manchester United e molto probabilmente Arsenal fuori agli ottavi, Manchester City e Chelsea eliminate addirittura nel girone. In tutto 27 gare giocate e più sconfitte (11) che vittorie (10). L'anno scorso, corsa del Chelsea a parte, le due Manchester buttate fuori a Natale e l'Arsenal negli ottavi. Due anni fa finale del Manchester United persa contro il Barcellona nella rivincita di Roma 2009, ma dietro poco poco con Tottenham e Chelsea eliminate ai quarti e l'Arsenal agli ottavi.

Nella stagione del Triplete di Mourinho con l'Inter nessuna in semifinale e due sole squadre ai quarti (Arsenal e il solito United). Quella prima, che seguiva la finale di Mosca, tre semifinaliste su quattro e Manchester United beffato da Messi all'Olimpico. Messa in fila così è una tendenza che non può non preoccupare. La crisi è evidente. Il calcio inglese sta perdendo competitività ad altissimo livello. Resta uno dei fari del movimento, oltre che il più ricco, ma i risultati iniziano a mancare.

Perché? Non è solo sfortuna. Mancini può legittimamente lamentarsi per il doppio sorteggio che l'ha costretto a due gironi consecutivi da brividi (Napoli, Villarreal e Bayern un anno fa, Real Madrid, Borussia Dortmund e Ajax nell'ultima edizione). Però il Manchester City dimostra come non siano sufficienti i soldi per fare subito un progetto vincente a livello europeo. Lo United è stato penalizzato da Cakir contro il Real Madrid, ma ha anche tradito il tradizionale spirito inglese affrontando la gara decisiva con in panchina Rooney.

Le altre vivacchiano ed è così da troppo tempo in un campionato che sta dimenticando il valore dell'equilibrio. Dal 2006 ad oggi ha vinto quasi solo il Manchester United (4 titoli più il prossimo ipotecato), lasciando le briciole al City (la vittoria all'ultimo istante di un anno fa) e al Chelsea. Nell'utimo decennio Ferguson ha alzato la metà degli ultimi trofei e presto lo rifarà. In questa Premier vince la noia: Mancini a -12 e il Tottenham a -17. L'anno scorso tra le due Manchester e l'Arsenal si scavò addirittura un solco di 19 lunghezze.

La Premier soffre dello stesso morbo della Liga. Il dominio di pochi non fa bene al movimento perché dietro le loro prestazioni manca un coro uniforme. Anche l'Europa League riserva più delusioni che altro. C'è stato il Fulham finalista nel 2010, ma per trovare l'ultima vincitrice bisogna scorrere l'albo d'oro fino al 2001 (Livepool) e negli anni Duemila, oltre ai Reds, solo Fulham e Middlesbrough sono riuscite ad arrivare fino all'atto conclusivo.

Gli inglesi se ne sono accorti e stanno cercando di correre ai ripari. I club hanno sottoscritto nuove regole per limitare indebitamento e stipendi anche al di là delle regole del fair play finanziario. Se ne discute ancora, ma il segnale è chiaro: bisogna cambiare rotta per tornare grandi. Niente calcio che conta a primavera non va bene, nemmeno se il tuo campionato è il più ricco e seguito del mondo.

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Giovanni Capuano