Phelps, un altro tuffo nella storia
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Phelps, un altro tuffo nella storia

Il nuotatore Usa ha conquistato 19 medaglie alle Olimpiadi. Nessuno come lui. E dire che da piccolo...

Se mamma Phelps avesse seguito i consigli dei medici, ora il figlio Michael, una delle stelle più lucenti del nuoto di sempre, non avrebbe raggiunto il risultato che vale l’ingresso nella leggenda dello sport olimpico. Sì, perché al piccolo Phelps, lo dice la sua biografia ufficiale, fu diagnosticata in tenera età la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Insomma, Phelps non stava mai fermo e faceva fatica a concentrarsi. Voleva muoversi continuamente. Avrebbe potuto essere sedato con intrugli di vario genere, come accade piuttosto spesso negli Stati Uniti e in diverse parti al mondo. Oppure, ed è quello che è successo, per la gioia di tutti gli sportivi e gli appassionati delle cose del nuoto, avrebbe potuto sfogare in piscina la sua turbolenza. E’ andata proprio così. Tempo qualche anno e Michael entrava già nella storia.

Olimpiadi di Sydney 2000. A mulinare le braccia in vasca c’è anche lui, un giovanissimo Phelps, 15 anni e una determinazione da fenomeno. E’ solo l’inizio, ma è già un successo. Perché quello che negli anni successivi verrà poi battezzato “lo squalo di Baltimora” diventa il più giovane nuotatore made in Usa a partecipare ai Giochi. Per la cronaca, arrivò in finale e chiuse la sua prima avventura tra i grandi al quinto posto, specialità 200 farfalla, l’abc del suo trionfo in giro per il pianeta.

Già, perché da allora, al collo di Phelps sono state infilate la bellezza di 19 medaglie olimpiche, così suddivise: 6 ori e 2 bronzi ad Atene 2004, 8 ori a Pechino 2008 e 1 oro e 2 bronzi a Londra 2012. Il conto è ovviamente in fase di aggiornamento, considerando che il fuoriclasse statunitense è ancora in corsa per migliorare il suo bottino nelle gare che si terranno nei prossimi giorni nella city. 19 medaglie, mai nessuno era riuscito a fare meglio alle Olimpiadi. E’ stata superata la ginnasta sovietica Larysa Latynina, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta ne aveva raccolte 18. E ora non ci sono più confini. Ogni primato è stato infranto, ogni consuetudine è andata a sbattere contro la potenza e la classe di un superman del nuoto. Che oggi ha 27 anni, non 35, giusto per dire che delle sue imprese potremo parlarne ancora a lungo.

Nella giornata di ieri, l’ennesimo trionfo, che arriva al termine di una giornata che però non era iniziata nel migliore dei modi. Michael Phelps sale sui blocchi dei 200 metri farfalla, specialità che gli ha regalato una medaglia d’oro nelle ultime due edizioni dei Giochi. Tutti si aspettano il suo acuto, tanto per gradire. E invece, no. A sorpresa vince il sudafricano Chad le Clos, che precede lo squalo di 5 centesimi di secondo, poco meno di nulla. Oro a le Clos, argento a Phelps, che si dispera in acqua in modo pure piuttosto evidente. Un traguardo che rappresenta il sogno del 99% degli atleti che prendono parte alle gare a cinque cerchi, per lui, geniale interprete della velocità applicata in vasca e tifoso della prima ora di Mark Spitz (un altro asso delle piscine, 7 ori olimpici), è roba da poco. Importante, certo, ma decisamente meno pesante di tanti altri successi.

Messa da parte la rabbia per l’argento, Phelps si presenta con il team Usa per la finale dei 4x200 stile libero. E’ questione di minuti. 6’59”70 per la precisione, poi è mito, leggenda, furore e molto, molto di più. Troppo forti gli americani. Per tutti. Anche per la Francia e per la Cina, che raggiungono il podio e sono felici come se avessero vinto. Perché di fronte ai missili americani, c’è ben poco da fare. Phelps gloria e ossessione. 19 volte campione, il nuoto è ai suoi piedi. E non è ancora finita.

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Dario Pelizzari