Pellegrini: la vittoria in testa
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Pellegrini: la vittoria in testa

Capacità di controllare la tensione, ma non solo: lo stato di grazia di Federica ai Mondiali di nuoto analizzato dalla psicologa dello sport Marisa Muzio

"Quando affronti una finale in quarta corsia, non puoi certo essere tranquilla". Con l'argento al collo, Federica Pellegrini ha risposto così a chi le chiedeva con che spirito si fosse presentata in vasca per i 200 stile libero. La tensione della gara c'è sempre, ovvio. A cambiare è però il modo con cui la campionessa veronese ha dimostrato di affrontarla. 

Certo, Barcellona non è Londra e la decisione "a sorpresa" di disputare la gara ha contribuito ad alleggerire l'intera situazione, ma lo stato d'animo della Pellegrini non pare essere solo frutto della contingenza. Ipotesi condivisa dalla dottoressa Marisa Muzio, un passato da azzurra del nuoto prima di un'importante carriera da psicologa dello sport che l'ha portata a studiare approfonditamente il "flow", lo stato di "grazia mentale" in cui i campioni riescono a entrare per realizzare le loro performances. 

"Dopo il flop delle Olimpiadi, Federica - che alle doti naturali associa il fatto di essere una serissima professionista - ha ridisegnato tutto il suo impianto di allenamento  con una prima mossa vincente", commenta la Muzio: "sostituendo alcuni allenamenti in vasca con il lavoro a secco in palestra e sulla pista d'atletica, ha ridotto il pressing del continuo confronto con l'acqua ed è riuscita a ritrovare il divertimento del nuotare. E per uno sportivo il divertirsi è un passaggio fondamentale per acquisire una migliore condizione atletica e una conseguente maggiore fiducia nei propri mezzi".

La Pellegrini ha dichiarato di aver deciso di partecipare ai 200 stile libero dopo essersi sentita al meglio nella frazione della staffetta: ha quindi saputo riconoscere il suo stato di "flow" per arrivare poi alla medaglia?

"È infatti questa una caratteristica dei grandi campioni: riuscire a percepire tutte quelle sensazioni positive che preannunciano la possibilità di una grande performance. Esiste una speciale scala, detta "flow state scale", che aiuta gli atleti a misurare il loro stato di grazia, ma quelli davvero vincenti hanno una consapevolezza inconscia che li porta a individuare il momento magico, quello in cui avverti la fiducia di avere tutte le competenze per gestire la sfida. Negli States parlano di intelligenza emotiva, che i campioni hanno appunto in quantità superiore agli altri. Poi ovviamente intervengono altri fattori, a partire dalla prestazione degli avversari, ma 'sentire il flow' aumenta di certo le probabilità di successo".

Una fiducia che si trasferisce anche in un perfetto gesto tecnico?

"Sicuramente, come ha dimostrato la fluidità delle bracciate della Pellegrini negli ultimi, decisivi metri tanto in semifinale quanto in finale. E a fare la differenza a favore del campione è proprio la capacità di trasferire lo stato di flow all'azione, trasformando tutta quella fiducia in energia vincente".

E da fiducia nasce fiducia: lecito allora aspettarsi dalla Pellegrini una performance di livello anche nei 200 dorso?

"Come ho detto prima, l'aspetto mentale conta, ma intervengono anche altri fattori, a partire da quello che riescono a fare le avversarie. L'aspetto importante sta a mio avviso nel fatto che Federica - da campionessa qual è - non solo ha dimostrato di avere l'intelligenza emotiva alla base del flow, ma ha dimostrato di aver sviluppato tutta una serie di strumenti per aumentare la padronanza nella gestione di questa emotività. E ciò si rivelerà vincente in futuro, indipendentemente dal risultato nei 200 dorso".

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Paolo Corio