Passaporti falsi nel calcio: 300 casi in Europa (anche in Serie A)
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Passaporti falsi nel calcio: 300 casi in Europa (anche in Serie A)

Inchiesta nel napoletano: così i brasiliani ottenevano lo status di calciatori italiani. Coinvolto anche il Monaco

Ottenevano lo status di calciatori italiani o comunitari pur essendo brasiliani di nascita grazie a documenti falsi. E' l'ipotesi che ha portato la Procura di Nola a ordinare un'operazione che scuote il mondo del calcio, in Italia e non solo. Pratiche fittizie per aggirare i vincoli sul tesseramento in Serie A, Ligue 1 francese e Portogallo. Circa trecento casi portati alla ribalta da un'inchiesta che ha scoperto alcuni dei tricchi utilizzati da calciatori, procuratori e club.

Nel mirino ci sono anche casi dei massimi campionati dei paesi citati. In Italia si tratterebbe del centrocampista bruno Henrique, in forza al Palermo, mentre in Francia l'attenzione è sulle pratiche di Gabriel Boschilia, talento del Monaco che sta inseguendo la vittoria nel campionato ed è ancora in corsa in Champions League. Il numero, però, sarebbe molto più elevato e coinvolgerebbe situazioni minori di calcio a cinque oltre ai club Atletico Mineiro e Sporting Club Internazional (Brasile) e Red Bull Brasil (serie B brasiliana).

Lo strano caso del Comune di Brusciano

La Procura di Nola, guidata da Stefania Castaldi, ha ordinato la custodia cautelare per due persone. Si tratta del responsabile dell'ufficio di Stato Civile del Comune di Brusciano e del titolare di un ufficio per il disbrigo delle pratiche amministrative della zona. Secondo le accuse erano loro a organizzare la falsificazione dei documenti per far ottenere ai calciatori brasiliani lo status di italiani dietro compenso in denaro.

A far scattare l'inchiesta il numero abnorme di pratiche aperte nel piccolo comune dell'entroterra napoletano: oltre 400. Davvero troppe per una popolazione di circa 15mila persone. Da qui gli approfondimenti e i riscontri che, se provati, riportano il calcio italiano all'epoca dello scandalo Passaportopoli nel 2001.

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Giovanni Capuano