Pallavolo: Macerata, una squadra di rockstar
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Pallavolo: Macerata, una squadra di rockstar

Tifose scatenate a caccia di foto e autografi, partite soldout e merchandising a gonfie vele, il capitano azzurro Cristian Savani e compagni sono il fenomeno del volley italiano

L’appostamento comincia domenica mattina, davanti al palazzetto Fontescodella: una trentina di ragazze aspetta che i giocatori della Cucine Lube Banca Marche Macerata concludano l’allenamento di rifinitura. Alle ore 17.30, i campioni d’Italia affrontano il Cuneo, che li ha eliminati nella fase finale di Champions League. Non solo: a due giornate dal termine della regular season, la squadra guidata da Alberto Giuliani deve confermare il secondo posto in classifica in vista dei playoff.

Ecco perché tra le "Lubine", sempre più numerose nel piazzale, si sente discutere animatamente di “rivincita” e “vittoria a tutti i costi”. Verso mezzogiorno, d’improvviso, cala il silenzio: gli atleti sfilano per raggiungere le automobili e le ragazze – equipaggiate di fotocamere, blocchetti per gli autografi, magliette ufficiali pronte per essere firmate, regali – si dividono per pedinare i propri idoli. Le richieste sono tutte soddisfatte.

Roberta Pastore, 28 anni, dal Lago Maggiore, ha fatto stampare una T-shirt dedicata a Ivan Zaytsev : «L’idea è nata dopo lo splendido duello a Trento, rovinato dalle polemiche sugli azzurri che portano un cognome straniero. Travica e soprattutto Zaytsev sono stati bersagliati ingiustamente, così ho voluto portare qualcosa che urlasse la mia stima nei confronti di Ivan. Sulla maglietta, davanti, ho scritto: “Ivan non si discute. Lube nel cuore” e dietro ho messo un suo ritratto. Certo, Ivan mi piace parecchio anche come ragazzo, l’ho sfiorato e ancora mi tremano le mani! Scatta la battuta: per questioni di censura, evito di essere sincera fino in fondo e dichiarare cosa farei con lui. Mi limito a dire che sogno una sera di chiacchiere fitte, perché credo sia una persona dolcissima, un cucciolo, si capisce dall’espressione. La fidanzata? È un termine che mi sfugge, in questo preciso momento…».

Claudia Galatà, catanese d’origine, 29anni, arriva da Bergamo. «Mi sono avvicinata alla pallavolo nel 2009, quando ho visto Cristian Savani in campo con la maglia azzurra. Da Perugia “Sava” si è trasferito a Macerata nel 2010 e, da allora, la Lube è diventata la mia squadra: la seguo in trasferta e questo è il mio secondo match casalingo. Qui l’ambiente è fantastico: se sugli spalti e fuori esiste questa energia stupenda è grazie agli atleti stessi, umili, gentili, sempre sorridenti. Savani sopra tutti: che sia un fenomeno sotto rete è evidente, ma è anche un grande uomo. A me basta vederlo alle gare e parlare con lui; se poi mi invitasse a cena, sì, realizzerei un sogno».

Federica Paliotti, 25 anni, abita a Milano: «Sono andata a tifare Lube anche a Verona, Modena, Piacenza e spero di seguirla ai playoff. Dragan Stankovic secondo me è il migliore: molto preciso, sempre concentrato, nei primi tempi è eccezionale. Ma è eccezionale anche per il fascino: fisico a parte – ovvio che sia perfetto, è uno sportivo professionista – mi ha colpita per lo sguardo molto intenso, profondo. È una persona che infonde tranquillità e ti fa sentire benaccetta: a dicembre, al Mediolanum Forum, nonostante avesse appena perso la finale di Coppa Italia, con Pajenk si è intrattenuto a lungo con noi. Non fosse sposato e avesse un figlio, felice per lui, intendiamoci!, mi ci fidanzerei subito».

Le tifose, complici le lunghe ore trascorse insieme tra viaggi e match, ormai sono diventate grandi amiche. A manciate si danno appuntamento in stazione o in centro città, si spostano al Fontescodella e, sulle tribune, si fondono in un gigantesco club calorosissimo: maxi poster, striscioni, palloncini a forma di cuore, sciarpe, T-shirt biancorosse, cartelloni con dediche e collage di immagini, esprimono senza freni l’eccitazione di trovarsi a pochi metri dai loro miti. Tra strilli a catena durante il riscaldamento e cori da stadio a ogni punto conquistato, più che una partita di pallavolo, sembra un concerto. Di quelli seri, però, non da gruppo di provincia che gira i pub della zona.

La Lube è una squadra di rockstar, è questa la definizione più azzeccata per gli uomini di Giuliani. L’unico club italiano di rockstar (se escludiamo quelli più blasonati del calcio), capace di muovere centinaia di ragazze e ragazzi da ogni angolo della penisola e vendere migliaia di maglie – oltre la metà ha impresso il numero 5: Ivan Zyatsev nel merchandising non ha rivali – e completi. E, in quanto squadra di rockstar, le trasferte della “band” diventano vere e proprie tappe di un tour, imperdibili per le fan più accanite. Per non parlare di quando i biancorossi giocano in casa. Macerata non è esattamente la destinazione più semplice da raggiungere, eppure oggi – com’è capitato altre otto volte su undici nella la stagione – il palasport è soldout. Ci fossero a disposizione 4.000 posti invece di 2.100, non resterebbe libero un seggiolino. Perché la passione per i campioni d’Italia supera qualsiasi ostacolo. Stretto di Messina e Oceano Pacifico compresi.

Paola Caruselli, 26 anni, e Michela Sala, 28 anni, provengono da Agrigento e hanno portato al team 4 kg di dolci siciliani. «Quest’anno abbiamo siamo venute sei volte al Fontescodella – racconta Paola – e, se i ragazzi si fossero qualificati per le Final four a Omsk, avremmo pensato seriamente di prendere un volo per la Siberia. Alle traversate siamo abituate: a seconda del mezzo, auto, nave o aereo, ci impieghiamo dalle sette alle tredici ore per arrivare qui. Domenica andremo a Vibo Valentia, non vogliamo perderci l’ultimo incontro di campionato e poi la Calabria è una passeggiata, in confronto alle Marche! Da bambina giocavo a volley e tifavo per la squadra cittadina; mi sono riavvicinata a questo sport agli Europei 2011, la conquista dell'argento è stata un’impresa e il capitano, Cristian Savani, mi ha conquistata per carisma, bravura e... bellezza, perché negarlo. A pettorali e addominali non lo batte nessuno. Però, uscirei con Jiri Kovar , tornato single: Cristian, sposato e presto papà, è offlimits». Michela nomina subito di Dragan Travica : «Sarebbe bello parlargli per conoscere il suo carattere. Paola mi ha trasmesso l’amore per la pallavolo soltanto la scorsa estate, abbiamo visto insieme le Olimpiadi in tv, ma mi sembra di conoscere Dragan e compagni da una vita. Adoro il suo sguardo e il suo sorriso. E a chi sostiene che sia troppo villoso, da biologa rispondo: i peli sono indice di testosterone!».

Miyuki Kimura, giapponese di Osaka, è una fan storica: «Nel 2001 ho conosciuto David Diaz Cueli (artefice del rientro di Savani a febbraio, a soli tre mesi dall'infortunio alla caviglia, ndr), fisioterapista personale di Rafael Pascual, all’epoca schiacciatore dei Panasonic Panthers di Hirakata. Quando David è entrato nello staff della Lube, il vostro campionato mi ha coinvolto ancora di più e dal 2004 faccio la spola tra e Macerata almeno un paio di volte a stagione. Anche quest’anno che il mio prediletto, Igor Omrčen, si è trasferito nel club JT Thunders di Hiroshima. Le mie sono toccate e fughe; atterro e riparto in 24 ore. Porto cioccolatini e dolci per tutti e scatto una quantità esagerata di fotografie. Che poi invio a Marco Tentella, responsabile dell’ufficio stampa, per farmele spedire autografate».

I biancorossi si aggiudicano il big match e ritardano la doccia per festeggiare con la folla, che invade gioiosa il rettangolo tricolore. Gli inseguimenti si ripetono – per foto, autografi, abbracci – e adesso lo stuolo di fan è impossibile da calcolare.

Miriam Cerbone, 20 anni, dal Lago di Como, è una "Lubina" per proprietà transitiva: «A Macerata gioca una colonia dell’Italia e Cristian Savani rappresenta il simbolo di entrambi i team. Tenace, grintoso, talentuosissimo, è impossibile non amarlo e si merita le sette ore passate in treno per applaudirlo».

Federica Minghetti, 32 anni, di Ravenna, stravede per Dragan Travica : «Ho da sempre un debole per i palleggiatori, prima Paolo Tofoli, quindi Marco Meoni, poi ho scoperto Dragan con la Nazionale e l’ho seguito da Monza a Macerata. Lo ammiro per il talento in campo e per come parla, lo trovo un bravo ragazzo sincero e carino, seppure non sia il mio tipo. Quest’anno mi sono regalata persino l’abbonamento in curva, faccio parte del club “Lube nel cuore”: arrivo la domenica mattina e rientro il lunedì».

Katia Angelucci,16 anni, una delle tante, tantissime fan teenager, è partita da Lanciano:«Sono qui con cinque compagne del mio team di pallavolo, siamo esattamente la metà delle All Star Cedas Sevel della nostra città. L’emozione è alle stelle: non avevo mai assistito a un incontro dal vivo. Gioco da un paio d’anni e mi sono appassionata subito al Macerata per Cristian Savani: il capitano azzurro è un esempio per abilità e temperamento: il suo recupero fulmineo dall’infortunio ha del miracoloso».

La sfida è terminata da un pezzo, il termometro segna 3 gradi: sotto i lampioni del parcheggio le ragazze si preparano per l’atto conclusivo. Non resta che scattare l’ultima foto, chiedere l’ultimo autografo, pronunciare l’ultimo “ciao”. È buio, è tardi, dopo aver consumato ogni stilla di energia sotto rete gli atleti sono scarichi, eppure nessuno si nega. Basta che una tifosa (o un tifoso) si avvicini perché rallentino il passo e si mettano a disposizione con un sorriso cordiale e sincero.

Ma le rockstar della pallavolo italiana cosa pensano dell’entusiasmo che suscitano nel pubblico femminile? Con la portiera dell’auto già aperta, rispondono alla domanda.

Marko Podrascanin dichiara: «Sono felice dell’affetto che ci travolge e non mi dà mai fastidio fermarmi per foto e autografi. La mia fidanzata è altrettanto contenta che ci siano persone che mi apprezzano».

Jiri Kovar e Alen Pajenk dicono: «Con i club precedenti non ci era mai capitato di vivere momenti di “delirio collettivo” del genere: be’, fanno un gran piacere e sono un ottima medicina contro le sconfitte, perché mettono subito di buonumore».

Ivan Zaytsev spiega: «Credo che parte del merito di questa attenzione speciale sia dovuto ai diversi azzurri che militano nella Lube. La medaglia di bronzo a Londra 2012 ha puntato i riflettori sulla nostra disciplina e ha risvegliato l’interesse;  ricambiare con una fotografia è il minimo. Con il benestare della mia ragazza, che non è assolutamente gelosa, anzi!».

Dragan Travica aggiunge: «L’accoglienza straordinaria che riceviamo è frutto anche dalla semplicità che trasmettiamo dentro il campo e fuori. Semplicità intesa come passione per la pallavolo, solidità di gruppo, voglia di vincere, valori che rilasciano emozioni e catturano i cuori. Quello che viviamo a ogni gara è un magnifico tripudio. Io cerco di accontentare tutti per due motivi. Perché è un piacere condividere un bel momento con chi chiama il tuo nome: è una fortuna unica e meravigliosa. Ricordo i regali che ogni tanto ricevo: ne ho apprezzato uno in particolare, un vassoio di baci di dama che mi sono gustato in pullman dopo una trasferta. E perché io stesso da ragazzo non vedevo l’ora di farmi fare un autografo dai miei idoli: Giani, Cantagalli, Vullo, Papi (Samuele firmò sulla pelle e la scorsa estate, in Nazionale, ci abbiamo riso sopra). Ci sono occasioni in cui, specie quando perdiamo, non ho la capacità di cancellare immediatamente l’amarezza, così fuggo nello spogliatoio. Nel silenzio dello spogliatoio. Perché ho bisogno di isolarmi un po’; a volte, anche per godermi il momento della vittoria. In pace con me stesso. Il volley è emozione e il ventaglio delle emozioni è infinitamente vasto».

Cristian Savani e Simone Parodi concludono: «I bagni di folla che ci accolgono in ogni palazzetto – a febbraio, l’impatto a Perugia è stato da brividi – ci lasciano senza parole. In positivo, naturalmente. Se usciamo sconfitti dal campo, d’istinto spariremmo nel nulla; poi, però, vediamo tante persone che aspettano solo noi. Allora il malumore sparisce e dedicare loro qualche minuto diventa la cosa più naturale».

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Cristina Marinoni