Oscar Pistorius, "Blade Runner" ai Giochi
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Oscar Pistorius, "Blade Runner" ai Giochi

Il campione paralimpico sudafricano parla dell'esordio alle Olimpiadi. Il calendario del 4 agosto . Il nostro Speciale Olimpiadi - il Diario Olimpico di oggi -

Conquistare l’oro nei 100, 200 e 400 mt alle Paralimpiadi di Pechino (dopo aver vinto nei 200 mt ad Atene 2004) ed essere il campione del mondo in carica nella tre specialità di categoria non basta a Oscar Pistorius. Il 25enne atleta sudafricano amputato bilaterale che corre su un paio di cheetah – le protesi in fibra di carbonio capaci di restituire il 90 per cento circa dell’energia trasferita sulla pista, contro il 60 per cento dei piedi – a Londra sta per coronare il sogno della vita: gareggiare ai Giochi con i normodotati. Non è il primo disabile in assoluto ad accedere alle Olimpiadi ma il primo con handicap motorio nell’atletica leggera: l’esordio che entrerà nella storia avverrà sabato 4 agosto, quando “Blade Runner” Pistorius sarà ai blocchi di partenza dei 400 mt, quindi debutterà nella staffetta 4x400 mt il 9 agosto e, dal 31 agosto, difenderà i tre titoli guadagnati in Cina.

Il suo desiderio tra qualche giorno diventerà realtà: quale obiettivo si è prefissato per Londra?

Comincio dalle Paralimpiadi, è più facile (sorride, ndr): voglio riconfermarmi il numero uno. Ai Giochi, invece, punto alle semifinali. A dire la verità, con la staffetta mi auguro di salire sul podio: conto molto sui miei compagni Wille de Beer, Ofentse Mogawane e Shaun de Jager, sono dei fenomeni! E poi, ormai, formiamo una squadra affiatata.

Da quando correte insieme?

Ci alleniamo da 6 anni e abbiamo raggiunto l’equilibrio perfetto: io sarò il terzo a partire, nelle ultime prove i risultati migliori sono arrivati quando mi mettevo penultimo. Un equilibrio perfetto che continua lontano dallo spogliatoio: ci spesso frequentiamo nel tempo libero.

Presto entrerà nel villaggio olimpico: c’è un atleta che le piacerebbe incontrare?

Be’, ce ne sono diversi, a cominciare da Novak Djokovic, di cui sono grande fan e amico: è un uomo straordinario in campo – sono sicuro che presto tornerà in testa alla classifica – e fuori. Poi non vedo l’ora di abbracciare i gemelli belgi Kévin e Jonathan Borlée e il il giamaicano Jermaine Gonzales, con cui ho condiviso la pista un sacco di volte. Devo ammettere che nell’ambiente mi sono creato un bel gruppo, sembra che tutti mi vogliano bene. Rngrazio Dio per questo.

Lei crede, quindi. Pratica anche?

Sì, sono cresciuto in una famiglia cristiana, prego e vado a messa appena posso: credo perché penso che “Non fare ai agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” sia un messaggio straordinario: se tutti lo mettessimo in pratica, di sicuro avremmo meno problemi.

Prega anche prima di una gara?

Capita, ma spesso la concentrazione è così alta che in testa non ho altro che il blocco di partenza.

Si affida a qualche portafortuna?

Un tempo ero parecchio scaramantico, ora mi focalizzo sulla prestazione. Un amuleto per le occasioni speciali, però, lo conservo ancora: è un paio di slip. Se l’ho messo in valigia per Londra? Certo, insieme ai miei RadarLock Oakley inseparabili: sono occhiali da sole ma aiutano a vedere più nitidamente con la pioggia e in Gran Bretagna, si sa, le nuvole sono sempre in agguato.

Cosa farà venerdì 3 agosto, vigilia del debutto?

Facile: mi allenerò fino all’ultimo, anche per scaricare l’adrenalina, e la sera me ne starò tranquillo a chiacchierare con i ragazzi.

E terminate le Paralimpiadi?

Finalmente me ne andrò in vacanza! Non importa dove, mi va bene qualsiasi posto a patto che sia tranquillo. Poi, a staccare dal resto del mondo ci penso io: di solito vivo collegato, tra smartphone, tablet e laptop, ma per rilassarmi completamente ho bisogno di disintossicarmi dalla tecnologia e allora non mi resta che fare una cosa: spegnere tutto.

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Cristina Marinoni