Orgoglio azzurro: il volley e la semifinale da record
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Orgoglio azzurro: il volley e la semifinale da record

Dal 1989 riusciamo a mettere una squadra almeno in semifinale nelle grandi competizioni. Contro gli Usa partivamo battuti e adesso possiamo sognare

Con le spalle al muro siamo stati capaci di dare il meglio di noi stessi. Eravamo sfavoriti contro gli Stati Uniti, campioni uscenti e lanciati verso il bis. Invece no. In semifinale ci va il volley azzurro cancellando la delusione per il k.o. delle donne contro la Corea del Sud e confermando una tradizione che ha ormai 12 anni, 10 mesi e 8 giorni. Da tanto riusciamo a portare una nostra nazionale (maschile o femminile) almeno in semifinale in una grande manifestazione all'anno. Da quando (1 ottobre 1989) la vittoria sulla Svezia nella finale di europea, prima perla della squadra dei fenomeni di Julio Velasco, ha aperto l'era del volley azzurro padrone del mondo.

La vittoria contro gli Usa ha il sapore del riscatto per la spedizione azzurra della pallavolo. Prima del pomeriggio di gloria avevamo incassato più delusioni che altro: 4 partite perse su 12, tutte quelle contro le avversarie di un certo livello. Mai l'impressione di poter davvero arrivare fino in fondo. Adesso sogniamo di infrangere anche la maledizione olimpica che ha negato sempre agli azzurri la medaglia d'oro costringendoli a due argenti (1996 e 2004) e un bronzo (2000) . Quella di Berruto non è certamente la 'generazione dei fenomeni' di Velasco, però sognare non costa nulla già a partire dalla semifinale contro il Brasile.

Peccato per le donne cadute contro pronostico davanti alla Corea del Sud così come ad Atene e Pechino erano state beffate ai quarti da Cuba e Stati Uniti. Peccato perché la grandezza del nostro volley è anche grande merito loro. Gli uomini hanno sollevato l'ultimo trofeo importante nel 2005 (campionato europeo) e da lì in poi si sono dovuti accontentare di un altro argento continentale (2011) e della semifinale a Pechino. Le donne hanno due titoli europei più recenti (2007 e 2009) più la Coppa del Mondo del 2011 e forse per questo il k.o. contro la Corea del Sud è ancora più choccante.

L'impresa contro gli Stati Uniti è ossigeno per un movimento che sta soffrendo al pari degli altri nello sport italiano la crisi economica. Il prossimo campionato di A1 sarà limitato a dodici squadre dopo le rinunce di Treviso e Roma e il gioco delle cessioni di diritti sportivi che ha recuperato la piazza di Ravenna. La serie A2 ha perso per abbandono Genova, Isernia, Segrate e Correggio ed è in gran parte confinato in provincia.

Una dieta iniziata ben prima della spedizione a Londra, ma che il ritrovato entusiasmi intorno ai risultati della nazionale potrebbe rendere più dolce aiutando federazione e società a trovare sponsor e investitori per uscire dalle sabbie mobili. Un po' quanto accaduto negli anni Novanta quando sulla scia dei successi del gruppo di Velasco il nostro campionato è cresciuto sino a diventare il più competitivo al mondo. Tempi lontani. Per un giorno, però, è possibile sognare tutto. Anche di tornare laddove siamo partiti.

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Giovanni Capuano