Omaggio alla Juve (e a Umberto Agnelli)

Omaggio alla Juve (e a Umberto Agnelli)

La Juventus ha compiuto 115 anni, ma non chiamatela “Vecchia Signora”, semmai è tornata ad essere “fidanzata d’Italia”, l’appellativo preferito dall’Avvocato quando si parlava della sua squadra di calcio del cuore. Ma il 1° novembre, giorno in cui la …Leggi tutto

La Juventus ha compiuto 115 anni, ma non chiamatela “Vecchia Signora”, semmai è tornata ad essere “fidanzata d’Italia”, l’appellativo preferito dall’Avvocato quando si parlava della sua squadra di calcio del cuore.

Ma il 1° novembre, giorno in cui la Juventus ha spento virtualmente le candeline, è un giorno importante nella storia della società anche perché è l’anniversario della nascita di Umberto Agnelli, “il Dottore” che, insieme al fratello Gianni ha caratterizzato 50 anni di storia bianconera così vincente da avere già il profumo della leggenda.

Il connubio fra gli Agnelli e la Juventus è forse il più lungo di una famiglia con una squadra di calcio. Dura da quasi 90 anni, da quel 24 Luglio 1923 in cui Edoardo, padre di Gianni e Umberto, fu acclamato alla presidenza della società. Era la sua Juventus quella del quinquennio di scudetti conquistati fra il 1931 e il 1935, un primato tuttora imbattuto se teniamo contro di titoli conquistati sul campo.

Poi, dal 1947 al 1954, fu la volta di Gianni alla presidenza della società. Arrivarono non più di due scudetti e altrettanti piazzamenti alle spalle del Grande Torino.

A metà degli anni Cinquanta venne la volta di Umberto. Dopo un breve periodo di reggenza diventò, appena ventiduenne, presidente della Juventus. Il suo non fu un impatto morbido. Ereditò una Juventus “un po’ scassata” come lui stesso ebbe a definirla e il primo anno fu tanto difficile che i bianconeri si salvarono solo alla penultima giornata battendo e condannando alla retrocessione la Triestina con un rocambolesco 4-3 finale.

Di lì a poche settimane arrivarono John Charles e Omar Sivori e la storia prese tutt’altra direzione. Fu subito scudetto, il decimo, e arrivò così la prima stella che lo stesso Umberto, da presidente federale, decise di assegnare come segno distintivo per le società che, da quel momento in poi, avrebbero conquistato dieci scudetti.

Quella Juventus, detta anche dei tre Re, ovvero Boniperti-Charles-Sivori, aprì così un ciclo tanto da conquistare tre scudetti e due coppe Italia nell’arco di un lustro.

I punti in comune fra quella Juventus di Umberto e quella che suo figlio Andrea guida dal 2010 sono molti nonostante sia trascorso mezzo secolo e il calcio attuale sia ben diverso da quello di allora.

L’accostamento è suggestivo perché a entrambi è toccato di rifondare la società vivendo un primo campionato molto difficile. Poi la svolta. Lo scudetto della prima stella arrivò nella primavera del 1958, mentre pochi mesi fa, la Juventus di Andrea ha festeggiato quel trentesimo scudetto conquistato sul campo che vale la terza stella che campeggia nei cuori bianconeri fuorché sulle maglie di gioco per via di Calciopoli.

I punti di contatto fra Andrea Agnelli e suo padre non finiscono qui perché entrambi si sono posti davanti al calcio italiano come dei riformatori. Per Umberto fu più facile. Erano gli anni del boom economico e la FIAT, a cavallo degli anni Sessanta, condizionava con le sue scelte produttive circa il 20% degli investimenti totali del Paese.

Oggi il clima è molto diverso sia per la FIAT che per quanto riguarda il calcio italiano che vive una fase di recessione in linea con l’economia del Paese. Il quadro che si è ritrovato di fronte Andrea Agnelli è stato poi complicato dal nodo di Calciopoli, con i due scudetti sottratti dalla giustizia sportiva da rivendicare con tanto di causa intentata alla federazione per 443 milioni di euro o giù di lì.

Ma Andrea si è destreggiato da par suo anche in fatto di calcio non facendo rimpiangere il proverbiale intuito di suo padre. Se Umberto acquistò il più forte giocatore inglese, John Charles, e il più forte giocatore argentino, Omar Sivori, il grande acquisto di Andrea è stato Antonio Conte, indimenticato capitano della Juventus, capace da allenatore di rivoltare la squadra come un calzino e di portarla alla scudetto al primo tentativo.

Nel frattempo è stato anche inaugurato uno stadio di proprietà che pone la Juventus almeno cinque anni avanti le altre grandi società di calcio italiane. Anche i conti stanno andando a posto. L’attuale esercizio economico della Juventus dovrebbe chiudersi vicino al pareggio al contrario di quello che accadrà alle principali rivali italiane quali Milan e Inter in particolare.

Quello bianconero ha insomma tutta l’aria di essere un nuovo ciclo vincente. Gli juventini incrocino le dita, agli altri non rimane che fare gli scongiuri, ma potrebbe non bastare.

Nicola Negro, giornalista e scrittore, autore de La Juventus del Dottore.

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