Off road 2014: a Ottobiano, tra cross e fettucciato
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Off road 2014: a Ottobiano, tra cross e fettucciato

Una giornata sul fettucciato e sulla pista da cross che da circa un anno affiancano lo storico nastro d'asfalto dell'impianto pavese

Una giornata tipica dell'inverno padano, di quelle che ti sembra di essere in un bicchiere di acqua e Pastis. Di quelle che, cioè, il sole lo lasciano intravvedere solo dietro una patina lattiginosa.

Siamo diretti nell'ombelico della Lomellina, un'ora di auto e saremo in quel di Ottobiano, il nome che nell'atlante dei motociclisti è stato fino a non molto tempo fa associato esclusivamente al motard e al karting.

Fino a poco più di un anno fa, per l'esattezza, quando nella sconfinata proprietà della struttura denominata Pista South Milano hanno fatto la loro comparsa ruspe e cumuli di sabbia, che alla fine dell'opera hanno partorito una struttura completa per gli appassionati di fuoristrada.

L'intento - a un anno esatto di distanza dall'ultima volta che abbiamo usato le gomme tassellate - era di fare il nostro esordio assoluto su un vero fettucciato. Ad accompagnarci l'amico di tante avventure in pista, Fabrizio Lancini, fotografo, tester e pilota amatoriale di ottimo livello.

Le cose però non girano subito per il verso giusto: al momento di mettere in moto la nostra moto da test qualcosa non va. Anzi, ben più di "qualcosa". Non parte. Insistiamo fino a far desistere la batteria. Proviamo a darci di pedivella. Niente da fare.

Non ci resta che chiamare in soccorso l'officina interna al circuito, il cui titiolare, Giacomo Lola, prende in carico la nostra HM da enduro che, dopo un intervento durato un paio d'ore tra carburatore e batteria, finalmente parte.

Nel frattempo, dopo aver sbrigato le pratiche burocratiche (ai due tracciati possono accedere i piloti in possesso di tutte le licenze, oppure per chi ne è sprovvisto, è concesso l'ingresso previo firma dello scarico di responsabilità), facciamo due chiacchiere con i responsabili, per capire le più recenti evoluzioni di una struttura che ci è apparsa molto differente dalla prima volta che ci siamo stati, nell'ormai lontano 2010.

"Visto il successo che abbiamo raccolto con l'apertura al fuoristrada - ci racconta Roberto Guarini, il fondatore e titolare dell'impianto - abbiamo deciso di 'raddoppiare' e nel corso di quest'anno inaugureremo il secondo tracciato da cross, analogo al primo. E non sarà l'unica miglioria che apporteremo alle infrastrutture".

Insomma, c'è anche chi, nel bel mezzo della crisi, crede nell'importanza di non mollare e, anzi, investe.

IL FETTUCCIATO - Cominciamo da qui, come avevamo pianificato in partenza. Le aspettative della vigilia trovano conferma nei fatti: siamo di fronte a un tracciato piuttosto lungo (2.000 mt circa), completamente piano, più largo e veloce che tortuoso, con un fondo completamente sabbioso.

Credevamo di avere a che fare con un circuito facile. Ma ci sbagliavamo: a rendere i quasi due chilometri del percorso adatti solo a chi ha già un po' di dimestichezza è principalmente il terreno, che nelle svolte, soprattutto quelle più lente, si scava molto e perciò richiede una buona familiarità con la manopola del gas e una propensione a tenere aperto, pena la chiusura dello sterzo.

In pista tante enduro, ma anche un bel numero di crossisti puri che lo sfruttano per fare fiato e allenare i riflessi.

Facciamo in totale una decina di giri, con parecchio gusto e altrettanta fatica. Non possiamo dire di essere appagati del tutto, ma la giornata è ancora lunga.

LA PISTA DA CROSS - Prima di passare all'altra metà dell'universo sterrato di Ottobiano, incontriamo Marco Arrigoni, dello staff organizzativo, che fa anticipare il nostro ingresso in pista da una serie di informazioni sulle caratteristiche del tracciato, proprio nei giorni in cui "festeggia" il primo anno di vita. "Sono stati circa 10 mila i piloti che, in questi dodici mesi nei quali siamo stati aperti sempre tranne che a Natale, hanno tassellato i 1.650 metri della pista".

E allora dài, entriamo anche noi a far parte di questo folto gruppo eterogeneo di piloti che include presenze da tutta Europa. I più assidui, chiediamo ad Arrigoni: "Tedeschi e francesi, ma abbiamo avuto anche appassionati russi e norvegesi".

L'ingresso in pista coincide con il punto di partenza delle gare che ospita il cancelletto da 40 posti. A differenza che sul fettucciato, dove per prendere il ritmo ci avevamo messo un po', qui ci troviamo da subito a nostro agio.

Il fondo è lo stesso in sabbia (una scelta che permette di girare tutto l'anno, in ogni condizione meteo), ma nei rettilinei è molto compatto e nelle curve, cioè laddove nel nastro per l'enduro occorreva massima attenzione e un polso destro in grado di garantire sempre una buona trazione, qui le cose sono molto più gestibili, anche se l'estrema morbidezza del terreno fa sì che si buchi con una certa facilità e che si creino solchi in alcuni casi anche abbastanza profondi. Ma in definitiva, nulla di problematico, qui è davvero un bel girare.

Ci piacciono molto anche i salti, di tutte le specie e le misure e tutti ben proporzionati, adatti cioè ai piloti di ogni livello e capacità, dai neofiti che intendono imparare per gradi, a quelli a cui piace soprattutto spiccare il volo nelle rampe che sparano bene in alto.

Il primo giro lo facciamo con cautela. In fondo, siamo pur sempre novellini del cross e regola vuole che l'approccio con un tracciato mai visto prima sia di quelli cauti.

Qualche minuto per prendere fiato e siamo di nuovo dentro. Questa volta l'obiettivo è di fare uno stint di almeno tre giri consecutivi, da spendere prima di tutto a cercare di memorizzare i vari tratti e capire, curva dopo curva, salto dopo salto, quale sia la traiettoria migliore.

In totale completiamo una ventina di giri, con un divertimento andato via via crescendo fino al momento in cui le forze ci suggeriscono di dire stop.

Un attimo di riposo al bar per qualche sorso rigenerante d'acqua e via a ripulire la moto nel lavaggio interno prima di tornare a caricarla sul carrello e riprendere la via di casa.

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Luciano Lombardi