Nuoto, Oro Grimaldi: "Non ha vinto l’Italia. Ha vinto Martina"
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Nuoto, Oro Grimaldi: "Non ha vinto l’Italia. Ha vinto Martina"

A Berlino la nuotatrice bolognese ha conquistato il terzo oro europeo: "Merito di umiltà e concentrazione". Quelle che mancano a tanti giovani azzurri

“Hanno vinto gli italiani, che sanno fare fatica”. No, ha vinto Martina Grimaldi, fuoriclasse plurimedagliata che ha qualcosa che gli altri azzurri del nuoto – Pellegrini a parte – da tempo non hanno più dimostrato di avere. «Per vincere negli sport di fondo serve una certa predisposizione alla resistenza – ci spiega Martina, appena rientrata in Italia con al collo la medaglia d’oro conquistata agli Europei di Berlino – poi il resto lo fanno la capacità di concentrazione e una buona dose di testardaggine». 

Doti che distinguono un semplice nuotatore da un campione. Qualità che la Grimaldi – che dal 2008 in poi ha conquistato 3 ori europei, 2 ori mondiali e un bronzo alle Olimpiadi di Londra ­– ha portato anche nelle acque di Grunau, andando a vincere la 25 chilometri in maniera netta, inequivocabile, con una facilità e una semplicità solo apparenti, e invece frutto di qui sacrifici che Martina, modesta davvero come pochi altri, fatica quasi ad elencare. «Servono costanza e determinazione. Più vinci e più gli avversari studiano le tue mosse e allora è lì che viene il difficile. Credo che il segreto sia la forza di volontà che siamo in grado di mettere in acqua. Ogni giorno». 

No, non abbiamo vinto tutti. Hanno vinto lei e il suo talento, fatto di concentrazione – quella che serve a nuotare per 5 ore di fila in acque libere – e umiltà, fondamentale per vincere 11 medaglie in 11 competizioni internazionali consecutive. Allora diamo a Martina quello che è di Martina. E magari chiediamole di svelare qualcuno dei suoi segreti per le generazioni a venire.

Martina, dopo la tua medaglia – e non è la prima volta – si parla di vittoria di tutto il movimento del nuoto. Questa cosa non ti da' fastidio?

“E’ normale che quando arrivano risultati importanti si pensi subito al bilancio dell’intera spedizione. Però ci tengo a precisare che la medaglia d’oro la sento mia. Diciamo che sono contenta per il gruppo dei fondisti, che è davvero molto unito”.

Con questa fanno 11 medaglie nelle ultime 11 competizioni tra Europei, Mondiali e Olimpiadi. Cosa serve per arrivare a simili risultati?

“Una parola: perseveranza. Dopo le prime vittorie diventa sempre più difficile ripetersi. E allora devi essere sempre più determinata nel saperti porre nuovi obiettivi, e non accontentarti”.

Quante ore di allenamento servono? 

“Due ore e mezza al mattino e altrettante al pomeriggio, più tre sedute a settimana di palestra”.

Cosa pensi di avere in più degli altri?

“Forse la mia qualità più importante è la concentrazione, fondamentale per gareggiare in mare per 5 ore di fila. Poi servono umiltà e modestia per sopportare le fatiche di una specialità davvero durissima, che richiede enorme sacrifici”. 

Inoltre il nuoto in acque libere è sicuramente meno in vista di quello in vasca…

“Vero, e anche per questo tentiamo di farci spazio con i risultati. Però devo dire che la copertura mediatica attuale non mi dispiace. Non amo stare troppo sotto i riflettori. Se non altro mi piace starci per i miei risultati”. 

Qual è l'aspetto più difficile del nuoto di fondo?

“Resistenza a parte, riuscire a non farsi prendere dal nervosismo quando si subiscono scorrettezze (durante la gara di Grunau Martina è stata addirittura trattenuta per i piedi dalla tedesca Maurer, ndr) che non sempre i giudici riescono a identificare, e punire”.

Come vedi le nuove leve del nuoto?

“Posso parlare per quelle che praticano la mia specialità. Penso che stiano migliorando e maturando. Noi vecchi dobbiamo essere fonte d’ispirazione e aiutarli. Poi ci sta che qualcuno commetta degli errori, che poi sono quelli che commettiamo tutti”.

Cosa è successo nella 10 chilometri, la gara che dovrai preparare (in quanto l’unica compresa nel programma olimpico, ndr) in vista di Rio 2016?

“Le mie avversarie sono partite molto forte e hanno stravolto il mio piano di gara. Così per rimanere davanti ho dovuto tenere fin da subito un ritmo molto alto, quasi da rush finale, mentre di solito preferisco venire fuori alla distanza. Dovrò lavorare fin da subito per non farmi trovare impreparata già ai prossimi Mondiali di Kazan”. 

Tra due anni, a Rio, sarai nel pieno della maturità e pronta per la definitiva consacrazione. Ti capita già di pensarci?

“Prima devo lottare per rimanere sempre davanti a tutti, anche in campo italiano”.

Sul serio non ci pensi? 

“Sì, davvero. Credo dipenda da come sono fatta: preferisco valutare le cose passo dopo passo. Anzi, bracciata dopo bracciata. Che sia questo il mio segreto?”.

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Teobaldo Semoli