New York, la sua Maratona e l'uragano Sandy
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New York, la sua Maratona e l'uragano Sandy

Marco Mori è riuscito a raggiungere New York. E dalla Grande Mela racconta le conseguenze dell'uragano Sandy a due giorni dalla Maratona.

Marco Mori è a New York. Dopo averci raccontato il suo avvicinamento alla maratona più celebre del mondo, come molti altri runner di tutto il mondo ha temuto che per via delle conseguenze dell'uragano Sandy non avrebbe potuto raggiungere la Grande Mela. O che addirittura la Maratona sarebbe stata annullata. Così non sarà e non appena sbarcato in America, Marco ha fatto un giro per la città per vedere con i propri occhi quello che è successo.
 
Ecco il suo racconto da New York.
 
"Sono a New York. Finalmente. E non è stato per niente facile. Il mio volo diretto da Malpensa è stato cancellato, e fino a mercoledì sera ho temuto davvero di non partire. Di veder vanificato un anno di sforzi e speranze. Poi il sindaco Michael Bloomberg ha detto che la Maratona si sarebbe corsa in ogni caso, e Sara e Simona, i miei due angeli dell'organizzazione, mi hanno trovato una soluzione: ritorno di corsa a Bologna, volo per Londra, una notte in Inghilterra e poi l'aereo per New York. E ora eccomi qui.
 
Ho fatto un breve giro in città. Nella parte più turistica e commerciale, tra la 35^ e la 57^, la situazione sembra stia tornando lentamente alla normalità, a parte qualche negozio che ha ancora i sacchi di sabbia davanti alle vetrine, come la mecca dei teenagers Abercrombie che è ancora inaccessibile.
 
Altrove invece le ferite inferte da Sandy sono ancora parecchie e ben visibili: una vasta zona tra la 57^ e la 59^, e tra la 7^ e la 9^ avenue, è totalmente off-limits. Ci sono i poliziotti a presidiare giorno e notte gli accessi, ed è qui che si trova la gru che penzola dal  tetto di un grattacielo che si è vista in molte immagini. Tutta la punta di Manhattan a sud della 15^ strada è ancora senza elettricità e pure Central Park è chiuso: sono andato a dare una occhiata e stanno lavorando per sgombrare i grossi tronchi d'albero caduti sotto lo sferzare del vento e intanto stanno allestendo i palchi per l'arrivo della Maratona.
 
In città sono tutti al lavoro, poliziotti, vigili del fuoco, gente comune: gli americani non si arrendono mai. E così domenica correremo la nostra maratona: forse ci sarà qualche variazione di percorso, forse sarà complicato raggiungere Staten Island, ma in qualche modo saremo al via.  
 
Il primo sparo del cannone è previsto per le 9:40, e non appena muoveremo i piedi ci sarà la prima difficoltà: il ponte di Verrazzano è una leggera salita di 1,6 Km che ti spezza il fiato. Poi metteremo piede a Brooklyn e da qui punteremo al Pulaski Bridge che segna l'ingresso nel Queens e la metà del percorso, il punto dal quale normalmente la fatica comincia a farsi sentire. Anche perché dopo circa 2 miglia c'è la seconda vera asperità, il Queensboro Bridge. Qui entreremo a Manhattan, e alla svolta sulla First Avenue ci aspetta il boato della folla: la First è un viale larghissimo e lunghissimo, tutto ondulato e in leggera salita, ed è in grado di distruggere gambe e spirito. Alla fine della First punteremo al Bronx per poi ritornare a Manhattan sulla Fifth Avenue: qui siamo circa al 33° chilometro, il muro del maratoneta, e devono uscire le risorse nascoste per superare la parte a mio avviso più difficile, quella fino a Central Park, al suo mega-cronometro e all'agognata medaglia del finisher. Ecco, tutto questo è la maratona di New York in condizioni normali, e quest'anno arrivare al traguardo avrà per tutti, sicuramente, un sapore e un significato davvero speciali".

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