New York, l'uragano Sandy, la maratona annullata e la mia delusione
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New York, l'uragano Sandy, la maratona annullata e la mia delusione

Marco Mori è nella Grande Mela, e come tutti gli altri runner ha appreso dell'annullamento della Maratona. Dal 1970, anno della prima edizione, è la prima volta che accade. Ecco tutta la sua delusione.

Contrordine: dopo le rassicurazioni di ieri del sindaco Michael Bloomberg, la maratona di New York è stata annullata. È la prima volta che accade dal 1970, anno della sua prima edizione. A dare la notizia è stato lo stesso primo cittadino di New York: "La maratona è diventata fonte di controversia e divisione. Nella sua storia ha sempre unito la città e ci ha ispirato con storie di coraggio e determinazione. Ora non vogliamo che siano gettate ombre sull'evento e sui suoi partecipanti e per questo abbiamo deciso di cancellarla." Marco Mori è a New York, ci è arrivato convinto di poter essere al via a Staten Island, e ora deve fare i conti con la delusione di veder svanire gli sforzi di un anno intero. Questo è il suo racconto.
 
"Siamo tutti arrabbiatissimi. E il segno della delusione è piccolo ma evidente. Ogni runner ha sempre in valigia un paio di scarpe da corsa di riserva, e nei giorni precedenti la Maratona di solito non vedi altro che gente in giro per New York con scarpe da running. Anche ieri, simbolo dell'orgoglio di esserci e di correre nonostante Sandy. Oggi non ne vedi in giro nemmeno un paio. Nessuno è in giro con le scarpe da running. Niente abbigliamento sportivo per le strade, niente spirito da runner. Nulla. Solo la delusione.
 
Delusione che è tanta, forte, e feroce. Solo ieri pomeriggio ci hanno fatto andare all'Expo a comprare il merchandising ufficiale di una maratona che poi hanno annullato e che non si correrà mai. Siamo davvero arrabbiati, e in molti non riescono nemmeno a dare una spiegazione logica all'annullamento.
 
Noi la nostra medaglia ce l'eravamo meritata e ora ci sentiamo traditi. C'è chi come me ha messo da parte soldi per un anno intero, solo per essere al via sul ponte di Verrazzano. C'è chi ha pianificato turni e ferie per mesi per potersi organizzare ed esserci. E ora è qui e non ha nemmeno voglia di fare il turista.
 
Io ho corso 2500 km solo per essere pronto domani. 2500 km a piedi in un anno solo per correre questi 42.195 metri. Per quella medaglia del finisher che ti danno all'arrivo ho speso 3.500 euro. Dovevo partire e tornare da Malpensa, ho dato la disponibilità a qualsiasi volo pur di arrivare a New York: son tornato di fretta e furia a Bologna, ho fatto scalo a Londra, vi ho dormito una notte spendendo un sacco di soldi che non avevo preventivato. Ma a New York ci ero arrivato, e ho fatto tutto questo volentieri perché io la maratona volevo correrla.
 
Come me sono in tanti con la stessa delusione. Ho visto un uomo sulla cinquantina con le lacrime agli occhi. Viaggia da solo come me, ha fatto un sacco di sacrifici, ha lasciato a casa moglie e figli perché tutti non riusciva a portarli. E ora vuole solo scappare da questa città. "Non c'è più motivo di rimanere" dice.
 
Per qualcuno resta lo shopping, ma certo senza entusiasmo. Io non ne ho. E non certo perché l'ho già fatto altre volte. È che le cose fatte per forza, senza passione, senza desiderio, si vivono male e non si apprezzano.
 
C'è anche chi pensa di autorganizzarsi e correre comunque. Ritrovarsi al Verrazzano e seguire il percorso, anche in modo informale, non ufficiale. No, non sarebbe la stessa cosa. Io non me la sento. Abbiamo lottato per arrivare, siamo arrivati, abbiamo vinto, ma poi qualche burocrate ci ha tolto il nostro sogno. C'è chi dice che non tornerà mai più. Io non lo so, in questo momento sono molto deluso. Ma poi lo so, l'anno prossimo farò di nuovo di tutto per essere qui. Ancora una volta. Nonostante tutto."

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