Nba: c'erano una volta i Seattle Supersonics
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Nba: c'erano una volta i Seattle Supersonics

La storia (con le immagini dei tanti campioni che ne hanno vestito la maglia) di una delle franchigie più amate negli Usa. In attesa del suo ritorno

Le dichiarazioni del sindaco di Seattle, Ed Murray, hanno definitivamente smorzato i sogni dei nostalgici tifosi dei Supersonics, la franchigia protagonista del basket Nba dal 1967 al 2008, anno in cui ha ceduto il posto agli Oklahoma City Thunder. Senza tanti giri di parole, il primo cittadino della principale città dello Stato di Washington ha infatti reso noto che lo stesso commissioner dell'Nba Adam Silver gli ha confermato che non sarà possibile avere nuovamente una franchigia a Seattle. Almeno non nel breve periodo. Non rimane allora che riempire il vuoto ripercorrendo la storia di una delle squadre più amate dagli appassionati della palla a spicchi anche al di qua dell'Oceano...

Gli anni del decollo
Fondati come detto nel 1967, i Supersonics (prontamente abbreviati in Sonics) prendono il nome dalla sfida degli anni Sessanta della Boeing - che ha sede proprio a Seattle - con la Concorde per costruire il primo aereo passeggeri che superi la velocità supersonica. La franchigia all'inizio non brilla, ma arriva relativamente presto a vincere il suo primo (e unico) titolo: nel 1979, guidata in panchina da coach Lenny Wilkens. Gli anni Ottanta vedono poi i Sonics restare nell’olimpo del basket che conta grazie alla partecipazione sistematica ai playoff Nba.

I favolosi Novanta
A Shawn Kemp, scelto nel draft 1989, si aggiunge l'anno successivo uno dei giocatori più talentuosi visti sui campi della Nba, ovvero Gary "The Glove" Payton. I due giocatori vanno a comporre una squadra composta da un mix di talento, atletismo e follia, perfettamente amalgamata da coach George Karl, che negli anni Novanta infiamma i tifosi e porta i Sonics ad arruolare sostenitori anche tra gli appassionati al di qua dell'Oceano. In particolare, il campionato da ricordare è quello 1995-1996, in cui scendono in campo i Sonics più forti della storia e una delle squadre dal più bel gioco di sempre nella storia dell'Nba. Dopo un (nuovo) record di 64-18 al termine della stagione, Payton e compagni incontrano però in finale niente meno che i Chicago Bulls di Michael Jordan, tornato a giocare proprio in quella stagione dopo il ritiro. Con MJ di nuovo a dominare, il titolo finisce così a Chicago in sei partite, con i Sonics che devono accontentarsi del premio di miglior difensore dell’anno assegnato a Gary Payton.

Gli anni del declino
Dalle Finals 1996 Seattle inizia una lenta decadenza, con qualche sporadica partecipazione ai playoff che però non cambia la tendenza. Fino alla storia recente, ovvero all'acquisto dei Sonics nel 2006 da parte di Clay Bennet, che li rileva da Howard Schultz (proprietario della catena Starbucks) con l'impegno di non spostare la franchigia da Seattle. Impegno però disatteso, anche se pagato a caro prezzo: per trasferirsi nel 2008 a Oklahoma per dare vita ai City Thunder, Bennet paga infatti 45 milioni di dollari di indennizzo alla citta di Seattle per il mancato utilizzo della Key Arena, cui se ne aggiungono altri 30 nel 2013 per il mancato avvento di una nuova franchigia in città. Per non infrangere completamente i sogni di tanti tifosi, la Nba si è comunque riservata la possibilità di poter assegnare in futuro una licenza per far tornare i Seattle Supersonics - con gli stessi colori sociali e lo stesso logo - tra i pro americani. Ma purtroppo non a breve.

L'Hall of Fame dei Seattle Supersonics

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Ray Allen

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Gianpaolo Ansalone