Non solo cheerleaders, l’Nba apre alle donne
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Non solo cheerleaders, l’Nba apre alle donne

Dopo la Ammon assistente di Popovich agli Spurs, ecco la Zucker ai vertici dei nuovi Clippers di Ballmer: l'opinione di Roberto Gotta, esperto di sport Usa

L’Nba, una delle leghe più maschie (in tutti i sensi) dello sport americano, sta diventando sempre più rosa. Non per le tante cheerleader che affollano i campi di gioco d'oltreoceano ma, questa volta, per merito del nuovo proprietario dei Clippers Steve Ballmer che ha scelto Gillian Zucker – ex presidente di uno dei circuiti automobilistici più importanti della costa ovest americana – come Presidente delle operazioni commerciali della franchigia di Los Angeles. Ballmer ha detto di aver impiegato dei mesi e di aver visionato più di 30 candidature prima di prendere la decisione di affidare a una donna una delle cariche più importanti all’interno della sua azienda.

La nomina della Zucker rappresenta un altro deciso passo in avanti verso l’aumento delle quote rosa all’interno del basket USA, che arriva a pochi mesi di distanza dall’ingaggio del primo assistant coach donna, la 37enne Becky Hammon, scelta dal visionario allenatore di San Antonio Gregg Popovich per entrare a far parte nientemeno che dello staff dei campioni Nba in carica.

Il basket professionistico americano è diventato negli ultimi tempi particolarmente sensibile allo “women power”, tant'è che annovera tra le sue fila un’altra presidentessa, la co-proprietaria dei Los Angeles Lakers Jeanie Buss, la russa Irina Pavlova, a capo della società che controlla i Brooklyn Nets di Mikhail Prokhorov, e Rita Benson Le Blanc, vicepresidente del board dei New Orleans Pelicans e della franchigia NFL dei New Orleans Saints.

“E’ vero che lo sport americano vede diverse donne in posizioni di potere, ma non mi sbilancerei troppo nel dire che l’Nba sia diventata una “lega rosa” – avverte Roberto Gotta, esperto di sport Usa per Fox Sport – gli esempi ci sono, basti pensare ad Amy Trask che oggi è CEO degli Oakland Raider dell’NFL, ma la gran parte dei ruoli di rilevanza all’interno degli staff tecnici sono occupati da uomini, molto spesso nominati secondo logiche di nepotismo. Ecco, da questo punto di vista gli americani non sono così diversi da noi…”.

A proposito, come se la passano le donne di sport in Italia? In questo caso il paragone più adatto – se non altro per motivi di seguito e volume di interessi – è quello con il calcio, che nel recente passato ricorda le gesta di Rosella Sensi e Valentina Mezzaroma, rispettivamente ex presidente della Roma (prima dell’arrivo degli americani) ed ex vicepresidente del Siena. Oggi invece le new entry sono il presidente del Latina Calcio Paola Cavicchi e, qualche piano più in alto, il Team Manager della Fiorentina Laura Paoletti oltre che l’AD del Milan Barbara Berlusconi.

Leggi l'articolo sui presidenti donna nel calcio italiano

“In Italia obiettivamente siamo ancora molto indietro, ma non è solo una questione di numeri – continua Gotta –. Ancora oggi le donne in azienda sono oggetto di battute o di atteggiamenti sgradevoli, oppure vengono fin troppo elogiate, come se partissero da una condizione di svantaggio. Da questo punto di vista l’esempio della Berlusconi, che è stata oggetto di valutazioni positive ancora prima di entrare in gioco, mi sembra eclatante. Non credendo nelle quote rosa dico solo “lasciate fare a queste ragazze, donne, quello che sanno fare. Come per tutti alla fine, parleranno i risultati". E state certi che sui numeri gli americani non fanno sconti a nessuno.

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Teobaldo Semoli