Italiani in campo: De Sanctis un muro, Brienza una meraviglia
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Italiani in campo: De Sanctis un muro, Brienza una meraviglia

Il portiere della Roma ipnotizza il Napoli. Per il trequartista del Cesena, l'ennesima gara capolavoro. Ecco la Top 11 della 29a giornata della Serie A

La Top 11 della 29a giornata di campionato

Viva l'esperienza che fa rima con intelligenza se si applica con il doveroso scrupolo nelle faccende del pallone. Da Cannavaro a De Sanctis, da Brienza a Toni passando da Diamanti. La giornata del “vecchio è bello” arrotola il campionato e mette nei guai il c.t. della Nazionale, Antonio Conte, che a più riprese ha fatto sapere di premiare i migliori sul campo senza badare troppo alla carta d'identità. L'ha fatto con Valdifiori, potrebbe presto farlo con qualcun altro. Perché un Brienza e un Toni così possono soltanto fare piacere. Anche nelle gare che contano. Anche se non sono più ragazzini. Nell'attesa, giusto tributare i necessari applausi anche a Schelotto e Ogbonna, che l'azzurro l'hanno vestito e se continuano a fare bene potrebbero tornare utili all'Italia del pallone. E a Costa, Sala, Berardi e Parolo che da tempo dimostrano di parlare con i fatti. Conte avrà preso nota?

Morgan De Sanctis (Roma)

Dei tre punti conquistati dai giallorossi a spese del Napoli, almeno due sono frutto del suo lavoro. Scrupolosissimo e ricco di spunti da portiere con i fiocchi. Fa il miracolo sul tiro a botta sicura di Gabbiadini e ipnotizza Mertens in un paio di circostanze con il piglio del fenomeno. L'uovo di Pasqua più grande della giornata numero 29 spetta di diritto a lui. 

Paolo Cannavaro (Sassuolo)

Tiene alta la testa anche quando il Chievo preme sull'acceleratore per approfittare della superiorità numerica. Coordina e guida la difesa neroverde con l'autorità di un veterano e disinnesca con grande sicurezza tutti i palloni alti che piovono a due passi da Consigli. Benissimo. 

Angelo Ogbonna (Juventus)

Tra Saponara e Pucciarelli, nessuna distinzione. L'Angelo bianconero inizia così così, più confuso che felice, ma cresce col passare dei minuti, fino a chiudere gli spifferi che creano gli avanti dell'Empoli. Prova di carattere. Sicura e autorevole, quindi decisamente buona.

Andrea Costa (Parma)

Avranno pensato anche a lui i giocatori dell'Inter che sono stati costretti a presentarsi alla Pinetina pure il giorno di Pasqua. Nella San Siro dei mugugni, non sbaglia una virgola. Preciso e puntuale su ogni pallone, blocca sul nascere tutte le iniziative potenzialmente pericolose degli avversari. Non c'era Lucarelli e poteva essere una Waterloo. E' stata invece, anche e soprattutto per lui, una prova maiuscola.

Ezequiel Schelotto (Chievo)

Dopo mesi di anonimato, è diventato l'uomo in più di Maran. Abile nel creare la superiorità numerica in attacco, con progressioni e intuizioni da giocatore vero, crea guai grandi come una casa al Sassuolo e costringe Peluso a uscire dal campo prima del tempo per via di un cartellino rosso. Bene, bravo, bis. 

Franco Brienza (Cesena)

E' la sua stagione migliore dopo il biennio con la Reggina. Se il Cesena è ancora aggrappato alla corsa salvezza il merito è soprattutto suo, giocatore di quelli che nascono una volta ogni tanto, capace di prendere per mano la squadra nei momenti impossibili e di guidarla con colpi strepitosi. Meravigliosa la punizione che fa vedere i fantasmi all'Hellas. Preziosissimo l'assist che Succi trasforma in gol a dieci minuti dalla fine della gara.

Marco Parolo (Lazio)

E' la sesta partita di fila che il centrocampista biancoceleste confeziona prestazioni ottime e abbondanti, sempre nel vivo del gioco, protagonista e leader di un centrocampo, quello assemblato con saggezza da Pioli, che detta legge da un paio di mesi in campionato. Il gol su punizione, la conferma che tutto torna. E pure di più. 

Jacopo Sala (Hellas Verona)

Se non sarà domani, sarà dopodomani. Il destino di questo tuttofare di Alzano Lombardo, anni 24, è scritto nelle stelle: giocherà in una grande. Salta l'uomo, crossa, fa muro in mezzo al campo e corre su ogni pallone. Mette la firma sul gol di Juanito Gomez e su altre piacevolissime incursioni. 

Alessandro Diamanti (Fiorentina)

Dopo un esordio folgorante, era calato alla distanza, per via di una preparazione fatta in tutta fretta e poca convinzione. Contro la Sampdoria, qualche idea, alcuni spunti, poi, pochi istanti prima di lasciare il campo su ordine di Montella, il gol. Realizzato col destro, che non è il suo piede dei miracoli. 

Domenico Berardi (Sassuolo)

Con lui, le mezze misure vanno a carte 48. Da sculacciare per l'ennesimo colpo di testa (figurato, si intende) che mette in mostra con la maglia dell'Under 21, è il giocatore decisivo nella sfida contro il Chievo, perché si procura e trasforma il rigore che manda in archivio la partita. Quando ha la palla tra i piedi, è un mezzo campione. 

Luca Toni (Hellas Verona)

La sua dedizione alla causa e il talento che mette ancora in campo alla tenera età di 37 anni meriterebbero un approfondimento sul New York Times. Segna e lotta. Istruisce e completa. Timbra il cartellino due volte contro il Cesena (il secondo gol è da standing ovation) e fanno 15 in campionato. Marziano.

La panchina (lunga)

Portieri: Sepe, Buffon, Marchetti, Mirante, Consigli

Difensori: De Maio, Astori, Acerbi

Centrocampisti: D'Alessandro, Pucciarelli, Cataldi, Cerci, Florenzi, Missiroli, Gazzi, Vives

Attaccanti: Sau, Succi, Belotti, Quagliarella

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Dario Pelizzari