Gioia Napoli, rabbia Juve: le pagelle della Supercoppa
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Gioia Napoli, rabbia Juve: le pagelle della Supercoppa

Higuain il migliore, i dubbi di Benitez e la delusione di Allegri e Pirlo. Ecco cosa lascia in eredità la sfida di Doha

Nessuno è così folle da sostenere che la lotteria dei rigori di Supercoppa a Doha possa cambiare gli equilibri della stagione. La vittoria è ossigeno per il Napoli, in cerca di giustificazioni per il suo progetto, e la sconfitta è certamente un colpo da assorbire per la Juventus, poco abituata a non portare a casa trofei. Una settimana di vacanza prima di ritrovarsi a preparare il 2015 sarà sufficiente per smaltire le tossine della notte di Doha, però è evidente che il verdetto che ha premiato i partenopei lascia in eredità qualche tema da approfondire, se non altro perché la tre giorni in Qatar ha detto molte cose dentro e fuori dal campo. La vittoria del Napoli è meritata, ma altrettanto onestamente si deve riconoscere che ai bianconeri sarebbe bastato sfruttare uno dei mille match point disseminati qua e là nella partita per chiudere il discorso a proprio favore. Sono cose che nel calcio e nello sport capitano e, dunque, ora si parla di una sconfitta che è stata molto vicina ad essere una vittoria.

Altrettanto onestamente va sottolineato che ad alzare il trofeo è stato il solito Napoli, non peggiore e non migliore da quello visto sin qui in questo avvio di stagione: bello a sprazzi, incostante, per nulla blindato in difesa e appeso agli estri dei suoi fuoriclasse: Higuain e Hamsik. Buon per Benitez che l'aria del Qatar ha risvegliato il Pipita, positivo e combattente come raramente negli ultimi mesi. Si era fermato al preliminare con l'Athletic Bilbao e non aveva fatto nulla per nasconderlo. Quanto sia importante è chiaro se si analizza il modo in cui si è caricato sulle spalle la squadra per trascinarla alla doppia rimonta contro la Juventus. Se resta così centrale nel progetto, il Napoli non deve temere nessuno nella corsa al terzo posto. Altrimenti è una storia diversa...

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Napoli, adesso serve la risposta di Benitez...

A dir la verità non è solo Higuain a dover dare risposte a De Laurentiis e al Napoli. Dopo aver adeguatamente festeggiato la notte qatariota, anche Rafa Benitez sarà chiamato a sciogliere le sue riserve. Va o resta a fine stagione? Il duello dialettico andato in scena a Doha non può averlo lasciato insensibile, con il duro richiamo del presidente al progetto che necessita pazienza, qualche stoccata sugli ingaggi milionari e sulla questione del fatturato e con quel "se sceglierà di andare ce ne faremo una ragione" che ai più è sembrato un commiato. Può darsi che non sia così, però un club come il Napoli è arrivato al bivio. Chi costruisce la seconda parte della stagione? Chi programma il futuro? Diciamo che c'è un mesetto di tempo, poi andare avanti con un tecnico in scadenza non sarà possibile a meno di non aver chiarito urbi et orbi che a giugno sarà divorzio.

Magari aver vinto la Supercoppa può aver convinto Rafa che si può fare bene anche all'ombra del Vesuvio. O, magari, che alcuni gap non superati in questo anno e mezzo potranno essere risolti a breve, come quelli delle strutture del club (richieste da tempo e per le quali non è ancora stato accontentato). Benitez passa per essere un tecnico molto esigente ed umorale, quando capisce di non essere appoggiato al cento per cento dalla società per cui lavora. La piscina e il centro d'allenamento sono ancora motivo di frizione con De Laurentiis? E' arrivato il momento di chiarire.

Il San Paolo vuoto e l'amore dei napoletani

Per festeggiare il trionfo sulla Juventus le strade di Napoli si sono riempite di gente. E' stato un anticipo di Capodanno che adesso deve trovare una continuità anche al San Paolo. I partenopei ci tornano l'11 giugno, guarda caso ancora contro la Juventus: facile prevedere un pienone anche se la sfida con la Roma di qualche settimana fa non ha avuto una cornice adeguata. In generale è un campionato molto difficile per il club, al minimo storico di abbonamenti e con presenze non degne del livello della squadra. Conta la delusione della piazza per le promesse estive non mantenute da De Laurentiis e lo scotto per l'eliminazione nel preliminare di Champions League ad agosto. A Doha il presidente ha parlato di una specie di "azionariato popolare" per trovare 150 milioni di fatturato e far crescere di dimensione la società; il primo passo dovrà essere tornare allo stadio e garantire un minimo di ricavi al San Paolo.

Allegri, il primo fallimento e qualche dubbio

Poi si arriva alla Juventus, che sognava di chiudere un 2014 da record con la Supercoppa e, invece, torna a casa delusa. Il bilancio resta ovviamente molto positivo, però la sconfitta un po' pesa sul morale anche perché la sensazione è stata di una partita buttata via e che si sarebbe potuta vincere. Si è rivisto qualche muso lungo di Pirlo (sostituito a metà della ripresa) e qualche piccola critica per le scelte di Allegri. Il tecnico va preso così: è diverso da Conte e questa Juve ne incarca lo spirito, può essere un vantaggio oppure un limite quando le cose vanno meno bene. Società e spogliatoio paiono aver varcato il confine con decisione, ma fanno riflettere le parole pronunciate da Buffon negli spogliatoi. Il richiamo alla impossibilità di una grande squadra di farsi scivolare via occasioni come questa ha ricordato altre punture in notti amare: Madrid e Atene per fare due esempi.

Anche nel caso della Juventus conta più quello che è stato detto alla vigilia che il responso del campo in sé. Doha è stata l'occasione per mettersi alle spalle definitivamente il legame con Conte e la sua idea di squadra. Si è incaricato proprio Buffon di smontare il teorema della dipendenza dall'oggi ct e non è stato un passo banale. L'errore da non fare adesso è cominciare subito con i paragoni, pensare che una Supercoppa contro il Napoli Conte l'aveva vinta (seppure in una gara tutta in salita) e Allegri l'ha persa. Oppure mettersi con la calcolatrice per dimostrare che un anno fa di questi tempi il distacco sulla Roma era superiore (+5) a quello attuale (+3). Stagioni e momenti diversi. Vale anche per il bilancio in Champions League. Doha è una parentesi da mettersi alle spalle. All'Epifania arriva l'Inter allo Stadium. Non c'è tempo di piangersi addosso.

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Giovanni Capuano