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Napoli sogna. Ma Cavani non è Maradona

Numeri a confronto; il Matador è un killer ma El Pibe de oro era un’altra cosa

Napoli sogna. L’ennesima vittoria dell’era Mazzarri, maturata sul campo della Sampdoria con quel pizzico di fortuna che fa la differenza, spinge la squadra del presidente De Laurentiis sempre più in alto in classifica. Dopo 6 giornate di campionato, il Napoli è primo a pari punti con la Juventus schiacciasassi che è stata costruita per fare bene anche in Champions League. Insomma, tanta roba. La ragione numero 1 per sorridere porta la firma del bomber stellare Edinson Cavani, già a quota 7 gol nelle prime 7 gare della stagione. Un gol ogni 90 minuti. Altro che fenomeni che vanno all’estero a caccia di titoli e di denaro. L’attaccante uruguayano è uno dei migliori killer del calcio europeo. Dove passa lui, non cresce più l’erba. Un matador, un giocatore decisivo spesso e volentieri. Quasi come Maradona.

Ecco, Maradona. A Napoli, parli del Pibe de oro e scateni la venerazione di una città alle prese con un ricordo sempre presente. Il fuoriclasse argentino sta al Napoli come Del Piero sta alla Juventus. Con la differenza non da poco che i bianconeri hanno vinto tanto pure prima dell’avvento di Pinturicchio, mentre all’ombra del Vesuvio il calcio è diventato leggenda anche e soprattutto con l’arrivo dell’ex prodigio dell’Argentinos Juniors, che a Napoli ha riscritto la storia del pallone.

Maradona e Cavani, così lontani, così diversi. Fino a pochi mesi fa, il primo e unico timido paragone con il genio della lampada argentino si faceva accostandogli un certo Lavezzi, simile per caratteristiche, intendimenti di gioco e prospettive. Anche se, evidentemente, meno straripante e convincente. Poi, le sirene del Psg hanno rotto un’armonia che sembrava inattaccabile. Lavezzi a Parigi tra i fenomeni e Napoli orfana di un mezzo miracolo, perché Insigne rappresenta un progetto in divenire, non una certezza del momento. Poi, Cavani. Ancora lui, sempre lui. Un gol dietro l’altro e l’entusiasmo che cresce e divampa. Il Napoli non era Lavezzi. Il Napoli è Cavani.

L’ex centravanti del Danubio e del Palermo la mette dentro con una regolarità disarmante. I suoi numeri con la maglia della squadra campana parlano chiaro. E dicono bene, anzi, benissimo. In campionato, 26 gol in 35 presenze nel 2010-11, 23 in 35 nel 2011-12, 6 su 6 nella stagione in corso. Totale: 55 reti in 76 partite, per una media gol pari a 0,72. Coppa Italia, nei due anni precedenti, 5 gol in 7 partite. E ancora, nell’Europa League del 2010-11, 7 pepite in 10 serate. Un tornado, altro che storie. Ma non è finita. Lo scorso anno, in Champions League, ha compiuto la prodezza in 5 occasioni su 8 partite. E a Pechino, storia di poche settimane fa, in ballo la Supercoppa italiana contro la Juventus, è stato ancora lui a timbrare il cartellino per il Napoli. Per un complessivo finale di 73 gioielli in 102 gare. Capito perché De Laurentiis ha inserito nel suo contratto una clausola di rescissione da 60 milioni di euro?

Nelle 7 indimenticabili stagioni al Napoli, Maradona non ha fatto di meno, tutt’altro. Il castigatore argentino ha segnato 81 gol in 188 presenze in campionato, 29 volte in 45 gare di Coppa Italia, 5 volte in Europa in 25 overture tra Coppa Uefa e Coppa dei Campioni ed è rimasto a secco nell’unica Supercoppa italiana da lui disputata. Giusto per dare i numeri, ecco la sintesi della sua avventura da fantascienza al Napoli: 115 gol in 259 gare. Vale a dire, un gol ogni 0,44 partite.

E sì, Cavani promette di fare molto meglio, ma per dovere di cronaca va ricordato ai giovanissimi che El Pibe de oro segnava e faceva segnare con una facilità e una costanza da primo della classe. Non era un centravanti, era un regista tuttofare, un genio ribelle, un inventore di soluzioni ardite, un giocoliere al servizio della gloria. E con la maglia del Napoli ha vinto 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Coppa Uefa e 1 Supercoppa italiana. L’attaccante della Nazionale uruguayana può vantare in bacheca per ora “soltanto” 1 Coppa Italia e un carico grande così di prestazioni da urlo. Come dire, per ritagliarsi un posto nella memoria dei tifosi napoletani al fianco di Maradona, la strada è ancora lunga.

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Dario Pelizzari