MotoGP.Lorenzo l'uomo che fermò Rossi
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MotoGP.Lorenzo l'uomo che fermò Rossi

Dalla provetta, all'alloro, al futuro nel box Yamaha con Valentino

di Alice Margaria

Quando nel 2008 uscì la sua biografia “Por Fuera desde dentro” (ovvero “Porfuera visto da dentro”, curata del giornalista della spagnola TVE Ernst Riveras) questa cosa lasciò tutti a bocca aperta.
Era assurdo pensare che un ragazzetto sbruffoncello di soli 20 anni (che però aveva già vinto due titoli di Campione del Mondo 250cc nel 2006 e nel 2007) se ne uscisse così, come un uomo fatto e finito, scrivendo la storia della sua vita. Leggendo quel libro ci si ritrovava ad avere a che fare con la biografia di un uomo di 50 anni che si racconta e si analizza con estrema intelligenza e lucidità, che accompagna il lettore per mano nella psiche di Jorge bambino, condannato da suo padre fin dalla nascita a diventare Campione del Mondo. Un campione costruito in provetta suo malgrado, che poco alla volta da neonato si trasforma in un bimbo dal naso sporco di fango e che impara a camminare appoggiato alle moto; la testolina infilata dentro ad un casco più grande di lui e una moto da adulti su cui è “costretto” a strisciare il ginocchio, sull'asfalto di un parcheggio a Palma di Maiorca, dov'è nato e vissuto, per imparare ad abituarsi alla sensazione che dà.

C'era tutto in quella biografia, dal difficile rapporto con il babbo Chicho, alla reclusione in carcere del suo vice padre e mentore Dani Amatriain, dagli allenamenti duri, alla riscossa del successo che ripaga i sacrifici, dalla scuola di recitazione per diventare attore (cioè quello che avrebbe voluto fare veramente da grande) fino alla solitudine di un ragazzino che si ritrova – cittadino del mondo – a dover lasciare gli studi anticipatamente e a chiedere al suo compagno di scuola più sincero di diventare ufficialmente la sua sfera affettiva: “vorresti essere il mio Uccio?”.

Sono trascorsi solo 4 anni dalla pubblicazione di quella biografia, ma Jorge Lorenzo, oggi 25enne, ne ha aggiunti tanti altri di capitoli alla sua vita.

Il suo passaggio nel 2008 in MotoGP con Yamaha, il duello nell'anno successivo con Valentino Rossi compagno di squadra, che gli ha soffiato via il mondiale decretando la propria supremazia anche e non solo con il sorpasso epico all'ultima curva di Montmelò; poi la rivalsa, nel 2010 con la vittoria su Valentino Rossi che quell'anno gli aveva dichiarato guerra fino alla fine, fino all'ultima gara.

Quel primo titolo in MotoGP coronò il sogno di battere il mito Valentino Rossi ad armi pari. E lo fece scansando – o celando – la pressione che derivava da mille situazioni di tensione. Primo fra tutti, il muro richiesto da Rossi a dividere in due il loro box, poi la disastrosa scivolata di Rossi al sabato del Mugello mentre era sotto di 9 punti in classifica, e il conseguente primo vero grave infortunio ai danni del campione di Tavullia.

Poi il ritorno di Rossi, più aggressivo che mai, che con la rabbia di chi non ha più nulla da perdere lo massacrerà con una serie di sorpassi e carenate (nel GP del Giappone, a Motegi), mettendo a repentaglio un titolo di Campione del mondo che oramai era già nelle sue tasche.

E dopo un 2011 da vice Campione del Mondo, dietro a Casey Stoner, ecco che ritorna ad essere il migliore al mondo, il più veloce, il più costante, il più maturo.

“Questa sera voglio ubriacarmi - dice già ubriaco di gloria - non lo faccio mai perché sono molto attento alla salute, essendo uno sportivo”. Il bambino che deve obbedire alle regole perché il suo destino è diventare campione del mondo ha imparato che quando centri il tuo obiettivo puoi disobbedire, perché il successo costa tanto, tantissimo, e quando arriva bisogna goderselo fino in fondo. Lo scorso anno, su questo tracciato, Jorge aveva lasciato un pezzo di sé, un dito. Un'amputazione forzata e permanente che lo colpì profondamente più nell'animo che nel fisico. Ma anche questo fa parte dei capitoli della sua vita, che, se sei intelligente, servono a darti il tempo di rifletterci sopra.

Ogni cosa negativa è positiva per il nuovo Jorge, che voltandosi indietro a guardare il suo mondiale 2012, ammette: “Quando Bautista mi ha fatto cadere ad Assen ho imparato a mie spese che non si può controllare ogni cosa”.

Ma se la maturità del maiorchino si tornisce di gara in gara, per scrivere il secondo volume della biografia è preferibile attendere la fine del prossimo anno.

Valentino Rossi ritornerà a dividere (speriamo senza il muro) il box Yamaha con lui e Jorge, sollecitato dalla stampa, si dice contento di questo arrivo, perché – dice – darà verve al mondiale.

Eppure Carlo Pernat (che oggi è il responsabile della comunicazione di Jorge) nel suo blog tra il serio e il faceto, la racconta in maniera diversa.

“Per la Yamaha avere Valentino a costo zero dopo che se ne era andato con un ingaggio da favola sembrava di avere vinto al superenalotto. Lo comunicò a Lorenzo che, credetemi, la prese proprio male nonostante le sue dichiarazioni di quasi felicità sportiva. Il risultato fu che il manager di Lorenzo fu licenziato dallo stesso pilota ed io penso per la ragione che nel nuovo contratto non fu inserita la clausola del veto sul secondo pilota da scegliere”.


Oggi la verità è ancora rinchiusa fra le ciglia del campione, ma avremo modo di intuirla nei suoi splendidi occhi blu il mercoledì sera successivo al GP di Valencia, quando Jorge Lorenzo leggerà nei monitor dei primi test i suoi tempi.
Davanti o dietro a quelli di Valentino Rossi.

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