Gp Malesia, le pagelle: Marquez e Rossi da favola
Mirco Lazzari gp/Getty Images
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Gp Malesia, le pagelle: Marquez e Rossi da favola

A Sepang, lo spagnolo della Honda centra un nuovo straordinario primato. Per il Dottore, altra gara da super-protagonista

10 – MARC MARQUEZ

Come Mick Doohan nel 1997, 12 sigilli 12 nella stessa stagione, fuoriclasse tra i fuoriclasse, lo spettacolo nello spettacolo, il talento infinito di un pilota che soltanto pilota non è, perché Marquez, lo dicono i numeri e le immagini, è un missile con due gambe e due braccia. Voleva entrare nella leggenda e ci è entrato dalla porta principale, triturando decine di primati e riscrivendo le logiche dello sport a due ruote ad appena 21 anni. Nel caldo torrido di Sepang, l'ultima perla di un gioiello meraviglioso. 

Speronato da Lorenzo al via, scala le posizioni con il piglio del campione assoluto e poi si mette in coda a Lorenzo e Rossi per dare forma al balletto dei numeri 1. Marquez si appassiona a vedere il duello tra le due Yamaha, finché non decide che è ora di cambiare marcia. Inquadra nel mirino il Dottore, che resiste di dritto e di rovescio, poi capitola. Ed è l'inizio del nuovo idillio dello squalo di Cervera. Che vince, stravince. E convince. Anche in Malesia.

9 – VALENTINO ROSSI

Poesia allo stato liquido, anzi, gassoso. Il Valentino tricolore infila un'altra gara da primo della classe e costringe Marquez a fare gli straordinari per salire sul gradino più alto del podio. Sceso in pista per stravolgere in positivo le difficoltà accumulate nelle prove e nelle qualifiche e soprattutto per mettere la museruola al compagno di squadra Lorenzo, in lotta con lui per sedere alla destra del re di Cervera, Rossi si trova in testa alla corsa e per qualche minuto si fa trascinare dal ricordo della doppietta 2009, quando sbancò prima il Montmelò, quindi Assen. Poi, le gomme. Che al Dottore vanno in brodo e a Marquez un po' meno.

E' un attimo, forse due. Marc lo squalo si fa sotto e lo addenta. Fine dei discorsi. Lo spagnolo saluta e se ne va. Tuttavia, al traguardo è un sorriso lungo e infinito per entrambi. Per Marquez, è gloria imperitura. Per Rossi, un secondo posto mondiale blindatissimo a più 12 punti da Lorenzo a una gara dalla fine dei giochi. Evergreen.

8 – JORGE LORENZO

Se il campionato fosse iniziato al Sachsenring, non ce ne sarebbe stata per nessuno. Sì, perché dalla corsa in terra di Germania Lorenzo “il magnifico” non ha sbagliato un colpo. Due volte terzo, cinque volte secondo, due volte primo, totale punti 182. Meglio di Rossi, fermo a 147, e meglio, molto meglio, di Marc Marquez, che nelle ultime 9 gare ha raccolto la “miseria” di 137 punti. A Sepang, Lorenzo spera nel mezzo miracolo. Almeno per una decina di giri. Fino a quando cioè la sua Yamaha non perde colpi e si fa piegare in un amen prima da Rossi, quindi da Marquez. Sportivo e signore a fine corsa si toglierà il cappello per rendere omaggio a chi ha fatto meglio di lui. Bersagliere.

5 – ANDREA DOVIZIOSO

Le premesse raccolte in prova e qualifica dicevano bene e pure di più, con il pilota della Ducati primo degli umani dietro al quartetto dei marziani. Poi, la gara. Che si mette subito in salita per via di una partenza non troppo indovinata e qualche problema di troppo nel controllo della moto. Escono Pedrosa, Aleix Espargaro, ma lui, il Dovi, non riesce ad approfittarne. Anzi, alza bandiera bianca di fronte alla Pramac di Hernandez e suda più del prevedibile per tenere dietro Barbera. Quanto è lontana Phillip Island.

5 – DANI PEDROSA

L'aveva detto alla vigilia: “gli altri (ndr, vedi Lorenzo e Rossi) sono troppo distanti per sperare di strappargli il secondo posto”. Detto, fatto. Il collega di Marquez sulla Honda ufficiale parte alle spalle del campione del mondo 2014 ma si fa trascinare dal pessimismo cosmico di scuola Leopardi: non ci crede, non ci spera. E si vede. Al giro numero 3 il primo capitombolo. Capita, succede. Dani si alza e riparte di slancio, recuperando posizioni su posizioni. A 7 giri dalla conclusione, ci risiamo. Pedrosa vola a raccogliere margherite e la gara va in archivio una volta per tutte. Doveva e voleva essere una stagione esaltante, è stato un anno carico di desolazione e turbamento. Un giorno, ce la farà anche lui?

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Dario Pelizzari