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Le donne del Motomondiale

Il paddock è territorio esclusivo degli uomini? Non più, la quota rosa cresce di stagione in stagione: dieci (tra le tante) protagoniste si raccontano

Ombrelline e compagne dei campioni non sono più le uniche donne che popolano i circuiti: dall'ingegnere al team manager, in MotoGP, Moto2 e Moto3, ora le ragazze (di tutte le età) ricoprono ruoli da sempre riservati agli uomini. Abbiamo intervistato e fotografato 10 addette ai lavori per scoprire com'è la loro vita in giro per autodromi.

Friné Velilla lavora nel Motomondiale dal 2010, alle dirette dipendenze della Dorna. MotoGP media manager, è lei a dirigere, pugno di ferro in guanto di velluto, la sala stampa e a soccorrere giornalisti, fotografi e press officer dei team per qualsiasi emergenza. "Credo che il mio lavoro sia tagliato su misura per una donna perché serve empatia. Quando un fotoreporter si presenta con il flash rotto e ne cerca disperatamente uno, mi metto nei suoi panni: 'Se il mio computer non funzionasse, come farei a lavorare?'. Di solito riesco a risolvere i problemi e ricevere un semplice 'grazie' è la soddisfazione più grande, il motivo per cui amo questo mestiere e continuo a farlo, nonostante richieda dedizione totale. Sento la mancanza di casa, però gli addetti ai lavori sono la mia seconda famiglia, ormai, e sono felice di festeggiare con loro il compleanno: cade sempre durante la trasferta in Qatar. E poi so di vivere un'esperienza unica e mi sento davvero fortunata: quante persone pagherebbero per stare al mio posto!".

María Herrera è pilota del Team AGR di Moto3. "Sono l'unica ragazza in pista del Motomondiale. Il mio obiettivo? Diventare campione nella mia categoria. Per poi puntare più in alto: conquistare il titolo in Moto2 e approdare nella classe regina, penso di avere abbastanza talento e grinta per lottare con ai massimi livelli. Le curve veloci mi riescono davvero bene, mentre devo imparare a staccare tardi, però ho a disposizione un maestro d'eccezione, che mi aiuta a migliorare: Álvaro Bautista. È stato lui a insegnarmi a raggiungere un buon ritmo di gara e a essere costante. Se penso che mi alleno con il mio idolo di sempre, fatico a crederci. I ragazzi che trovo sulla griglia di partenza non sono altrettano gentili: quando li sorpasso si arrabbiano, cercano di superarmi a ogni costo e finiscono a terra. I maschi dovrebbero imparare da noi femmine a usare meno l'istinto e più la testa".

Mathilde Poncharal è cresciuta tra i box del Motomondiale: è figlia di Hervé Poncharal, team principal della scuderia Monster Yamaha Tech 3 di MotoGP di cui è addetta stampa. "Da impiego estivo, il lavoro in circuito è diventato a tempo pieno. Con molta gioia, perché lo desideravo da quando ero bambina e perché papà mi ripete spesso di essere fiero di me, per l'impegno e i risultati: non si aspettava che me la sarai cavata subito bene. Forse il merito va anche al fatto che sia una donna: noi ragazze siamo toste e dirette, ma troviamo sempre l'approccio giusto, garbato e rispettoso, per farci valere".

Letizia Marenghi, laureata in Medicina e Chirurgia e specialista in ortopedia e traumatologia, presta servizio alla Clinica mobile. "Mi aspettavo una certa titubanza da parte dei piloti. Avevo il dubbio che, vedendo una donna con il camice, non si sentissero in buone mani; al contrario, già alle prime visite nel 2015 si sono affidati a me senza pregiudizi. A loro invidio la resistenza fisica: anche se non corriamo, in clinica siamo sottoposti a ritmi di lavoro intensissimi. A dire la verità, mi sono resa conto che i rider sono essere umani speciali: continuo a domandarmi come riescano a rimontare in sella dopo avere rimediato fratture e traumi a catena. L'adrenalina e la passione aiutano, ma non bastano: servono un coraggio da leone e un fisico da super atleta".

Milena Körner, team manager della squadra Forward Racing di Moto2: "Da appassionata di moto, fortunata perché sono cresciuta a 25 km dal Sachsenring, entrare in questo mondo è stato un sogno che si è avverato. Il percorso è stato ricco di esperienze: prima cameriera in hospitality, poi addetta stampa, sono alla prima stagione con un ruolo di responsabilità nel box. In pratica, gestisco l'intera scuderia: supervisiono la logistica e gli ordini dei ricambi, approvo i test e lo sviluppo della moto. Che l'incarico sia stato affidato a una donna è una rarità: avere affinato con gli anni la dote di essere multitasking dà i suoi frutti e mi lusinga sapere che la mia organizzazione tedesca funziona. Luca Marini (pilota del team e fratello di Valentino Rossi, ndr) qualche mese fa mi ha detto di aver fatto progressi notevoli perché la squadra è coordinata meglio e può concentrarsi al 100 per cento sulla pista".

Elisa Pavan è il jolly della scuderia LCR Honda di MotoGP. Addetta stampa, responsabile della logistica e assistente del team manager Lucio Cecchinello. "La mia avventura nel paddock dura da 18 anni e per ora no, non smetto. L'inizio è stato difficile, perché questa vita richiede spirito di adattamento in quantità industriale: dormivo in un camion vero e proprio, in più non conoscevo nessuno. Mi sono fatta strada grazie alla pazienza e alla cortesia, due qualità femminili sempre utilissime, mentre la passione è cresciuta con il tempo: l'anno scorso, quando Cal Crutchlow ha vinto la prima gara della storia del team, ho rischiato l'infarto. Il valore aggiunto del mio mestiere? Viaggiare: non vedrei così spesso i miei parenti in Australia, se il Mondiale non passasse da Phillip Island".

Amaia Argiñano, ingegnere telemetrista del Team AGR di Moto3: "Sfatiamo il mito che noi donne siamo negate con i numeri. Al contrario, riusciamo ad analazzare alla velocità della luce una quantità enorme di dati e poi siamo più organizzate degli uomini. Dopo la laurea stavo cercando lavoro e ho chiesto a mio padre (Karlos Argiñano chef-star spagnolo e proprietario della scuderia, ndr) di mettermi alla prova con le moto. Era il 2012 e tutto è filato liscio, ho dimostrato di essere competente e nessun collega ha mai messo in dubbio le mie capacità; mi chiamano addirittura 'terzo meccanico' perché giro spesso con il cacciavite! Il complimento più bello che abbia ricevuto? Ogni volta che un pilota mi dice di fidarsi ciecamente di me".

Hatsumi Tsukamoto, responsabile del marketing operativo e della gestione ospiti del Team Suzuki Ecstar di MotoGP."Da giornalista di Formula1 con base a Tokyo, la mia città, nel 1998 non ho esitato a trasferirmi alla MotoGP: l'ambiente delle due ruote è molto più stimolante rispetto alle quattro. Ho studiato Comunicazione e la cultura giapponese si fonda sulla cortesia e sulla gentilezza, ecco perché amo stare a contatto con gli ospiti durante il weekend di gara; mi piace pensare che, seduti al tavolo per pranzare, si godano finalmentet godersi momento di relax dai ritmi frenetici del circuito. E, quando mi regalano un sorriso o una parola di apprezzamento per il clima cordiale che hanno trovato, ripagano la mia attenzione e la cura dei dettagli".

Elena Cecchinello, responsabile dell'hospitality e del Reparto corse della squadra LCR Honda di MotoGP, ha le moto nel Dna: è la sorella di Lucio, team manager della scuderia per cui lavora ed ex pilota. "Nel 1994 mio fratello gareggiava e aveva invitato diversi ospiti al GP di Salisburgo. Mostrava già la mentalità da imprenditore: per accoglierli aveva noleggiato una tenda e chiese a me di organizzare il catering. La mia avventura è cominciata in Austria, con un furgoncino carico di cibi e bevande da offrire; adesso coordino 10 persone nell'hospitality, in più seguo il Reparto corse. Vent'anni fa le donne nel paddock si contavano sulle dita di una mano: il numero è cresciuto non poco, per fortuna. Perché la quota rosa ha reso i circuiti luoghi più raffinati e piacevoli da frequentare: anche gli uomini apprezzano il cambiamento".

Giulia Mainardi è fisioterapista e osteopata della Clinica mobile dal 2005: "Innamorata delle moto, ho comprato la prima a 13 anni, è una soddisfazione seguire il Mondiale dall'interno. Nel paddock mi sono trovata subito bene: ero l'unica donna della Clinica e non ho mai riscontrato diffidenza nei miei confronti. In questo mestiere noi donne non abbiamo nulla da invidiare ai colleghi perché non è la forza che conta, ma la tecnica. Prima di iniziare i massaggi decontratturanti a braccia, schiena e gambe, mio pane quotidiano, con i piloti preferisco scambiare due chiacchiere: se la mente si rilassa, i muscoli si distendono meglio".

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Stefano Biondini
Friné Velilla, MotoGP media manager (Dorna)

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Cristina Marinoni