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Mirco Lazzari gp/Getty Images Sport
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Iannone e Dovizioso: la Ducati non può vincere senza regole

Nel Gp d'Argentina, l'incidente che ha coinvolto entrambi i piloti a due passi dal podio. A Borgo Panigale serve il pugno duro

Poteva essere un trionfo, è stato un mezzo disastro. A uno sbuffo dal traguardo e con due piloti due sul podio a celebrare un risultato carico di risvolti meravigliosi per contenuti e prospettive, il crollo. Che stravolge le attese e genera un mal di pancia che nemmeno un barattolo di prugne secche con la maionese. Termas de Rio Hondo, Argentina, seconda gara della stagione. Andrea Iannone sperona Andrea Dovizioso quando nulla e nessuno avrebbe potuto intralciare la loro corsa alle spalle dell'inarrivabile Marc Marquez. E' un attimo. L'entrata in scivolata per un sorpasso ai limiti del possibile: le moto che prendono il largo, la ghiaia, il tormento. Andrea fa fuori Andrea. Gara finita, Valentino Rossi e Dani Pedrosa che ringraziano e box Ducati che viene chiuso per eccesso di ribasso. La rabbia corre più veloce delle velocissime Desmosedici. Poteva essere un trionfo, è stato un mezzo disastro. 

"Un attacco così non si dovrebbe mai vedere", tuona il direttore sportivo di Borgo Panigale, Paolo Ciabatti, scuro in volto come non si vedeva da tempo. Iannone chiede scusa a tutti, pur se nella convinzione che la sfortuna abbia avuto la meglio sull'irruenza, e Dovizioso aggiorna il libro nero che mette in fila le storie tese con il suo compagno di squadra. Peggio di una tempesta estiva che ti prende alla sprovvista sotto l'ombrellone mentre stai sfogliando il giornale appena acquistato. La Ducati corre che è un piacere e conferma che il lavoro invernale ha prodotto uno sviluppo straordinario, da far preoccupare e non poco Honda e Yamaha, eppure i suoi piloti, leggi Iannone, fanno del loro meglio per mandare tutto a carte 48. Vero, si corre sempre per vincere, ma a due curve dalla bandiera a scacchi, lo insegnano i grandissimi del motore di ogni tempo, l'adrenalina va tenuta sotto controllo. Sempre e comunque.

Si dirà, un autogol del genere poteva capitare anche in casa Yamaha, con la coppia che scoppia Lorenzo-Rossi che non perde occasione per fare baruffa, fuori e dentro la pista. E invece, no. Un po' per la saggezza mista al talento dei due fuoriclasse in tuta blu, un po', anzi di più, per l'elenco infinito di regole e regolette che governano il box diretto dal "colonnello" Lin Jarvis, manager capace di mettere sull'attenti due campioni del mondo nella buona e nella cattiva sorte. Per la serie, liberi di vincere, ma non di creare danni alla scuderia, perché altrimenti sono guai da matita rossa. La Yamaha sa come si conquista un mondiale. Lo fa da anni: investe capitali da capogiro e non ammette passaggi a vuoto. Anche la Ducati investe tantissimo, soprattutto da quando ha deciso di rivoluzionare il team con l'arrivo di Gigi Dall'Igna a capo del settore corse. Ma di mondiali MotoGp ne ha vinto soltanto uno: 2007, Casey Stoner. E se non sei abituato a vincere, è più difficile guardare le stelle senza farsi venire il torcicollo.

Iannone è il nuovo che avanza e chiede spazio. L'anno scorso ha fatto progressi da applausi, guida con l'impeto di un debuttante e spesso è un valore aggiunto in un campionato scritto e diretto dai soliti noti. Dovizioso rappresenta invece l'altra faccia della luna. La regolarità e la precisione, le sue qualità migliori. Pochi strappi, tanta sostanza. In estrema sintesi: se la moto corre, lui corre. Se la moto non corre, lui fa fatica. Tra loro non è mai stata amicizia vera. Tutt'altro. Da quando hanno iniziato a fare coppia nel motomondiale, storia del 2015, è stata una continua rincorsa alla pace presunta. Con Dall'Igna e Ciabatti a fare da pompieri nei momenti più caldi. A volte ha funzionato, a volte no. Iannone e Dovizioso sono troppo diversi per fare festa sotto lo stesso tetto. E mai come quest'anno vogliono dimostrare di essere all'altezza del compito che è stato loro assegnato. La ragione è nascosta nel cassetto di una scrivania di Borgo Panigale e ha due cognomi: Lorenzo e Stoner.

Ormai è cosa nota. Lorenzo e Ducati si piacciono da tempo e vogliono celebrare il matrimonio già dalla prossima stagione. Perché la Ducati ha i numeri per far felice il pilota spagnolo. Perché la convivenza con Rossi è un tormento senza fine. E poi c'è Stoner. Che ha detto sì alla proposta di collaudare la Desmosedici e magari un giorno nemmeno troppo lontano potrebbe dire sì anche alla proposta di correre per davvero, in gare ufficiali. Due assi e un sogno, la conquista del mondiale, che a Borgo Panigale non vedono l'ora di realizzare. Sì, ma chi tra Iannone e Dovizioso sarà costretto a farsi da parte? Fino a un mese fa, la risposta più prevedibile sarebbe stata una e una soltanto: Dovizioso. Oggi le cose sono cambiate e non di poco. Perché se Iannone continua a fare harakiri, la Ducati potrebbe guardare altrove. E fare scelte che non avrebbe mai voluto fare. Diceva Zdenek Zeman, teorico del pallone applicato al bel gioco: "Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole". Le regole, appunto. L'abc per fare bene nello sport.

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Mirco Lazzari gp/Getty Images Sport
Lo scontro in Argentina

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Dario Pelizzari