Cal Crutchlow, un guastafeste tra tre fenomeni
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Cal Crutchlow, un guastafeste tra tre fenomeni

Parla l'unico pilota in grado di contrastare il dominio dell'invencible armada formata da Pedrosa, Lorenzo e Marquez. Coraggioso, simpatico, goloso e innamorato dell'Italia

Prima è stato l'eroe di Le Mans, con il secondo posto conquistato nonostante la frattura al piatto tibiale destro rimediata nelle prove. Poi, ancora acciaccato, è salito sul terzo gradino del podio al Mugello. Nonostante guidi una moto clienti, il 27enne rider nato a Coventry – campione del mondo della Supersport nel 2009 con il sorriso sempre sulle labbra – sembra essere l'avversario più temibile per il formidabile trio spagnolo.

 

In questa stagione si è sempre piazzato tra i primi cinque ed è quarto nella classifica generale: il feeling che ha raggiunto con la sua M1 è davvero buono.

«Sì. tutto merito del lavoro svolto l’anno scorso. Nel finale di campionato, in particolare, il pacchetto è stato eccellente, quindi abbiamo mantenuto quell’assetto. Anche perché il mezzo è praticamente lo stesso».

Sta ottenendo grandi risultati: adesso le manca giusto la vittoria. Cosa dovrebbe migliorare per agguantarla?

«Cosa? Un sacco di cose! (ride, ndr). Siccome devo cambiare di continuo lo stile di guida, la prima da imparare è adattarmi alla moto. Però, ogni volta che monto in sella, mi sembra di fare progressi».

È stato l’eroe della tappa francese: con un osso fratturato, non solo ha affrontato la gara senza antidolorifici, ma si è guadagnato un preziosissimo secondo posto.

«A dire la verità, ho guidato in condizioni peggiori di quelle. A Le Mans mi ha dato una mano la pista bagnata, che ha alleggerito lo sforzo fisico. Al contrario, non è stato facile mantenere la concentrazione fino alla fine: perché i giri da percorrere erano tanti».

La prima cosa che ha detto quando ha tolto il casco?

«Un paio di insulti pesanti al meccanico. Non è il caso di ripeterli». (ride, ndr)

Come procede la riabilitazione della gamba?

«Bene: non posso correre o saltare, ma sulla moto non mi crea grossi problemi e non mi impedisce la preparazione atletica in bici».

La bicicletta è una sua grande passione, giusto?

«Giusto. Se non fossi un pilota, sarei un ciclista: appena ho del tempo libero, pedalo per il piacere di farlo, oltre ad allenarmi con Mark Cavendish. Ecco perché sto pensando di comprare casa in Toscana: continuerei ad abitare sull’Isola di Man, ma mi trasferirei qui per le vacanze, per godermi l’Italia. L’ho detto, terminata la gara al Mugello: il mio terzo posto è anche un po’ italiano. Amo il vostro Paese, i tifosi e gli italiani in genere».

Appena ha del tempo libero pedala, ha detto. Oppure?

«Mangio cioccolato. Adoro la Nutella, i cibi meno sani del mondo e i dolci». (confermiamo: durante l’intervista ne ha spazzolati due, il suo e quello della fidanzata Lucy, con contorno di sei pasticcini, ndr)

Ai fornelli come se la cava?

«Male: da quando sto con Lucy, cioè da sei anni, ho cucinato una volta! I sandwich, però, li so preparare e sono un mago a lavare i piatti. In casa non aiuto granché, lo ammetto».

La sua ragazza sarà felice di trascorrere la maggior parte dell’anno nel motorhome, allora. Com’è la vita nel paddock?

«A me piace tenermi sempre impegnato: di rado guardo la tv o un film perché mi annoio e non vado pazzo nemmeno per la musica. Non sono esattamente un tipo rilassato, insomma. Determinato sì, parecchio, ma rilassato per niente o quasi: preferisco muovermi, uscire, chiacchierare, cenare in compagnia. Ormai nell’ambiente abbiamo degli amici, non tutti sono piloti, e capita di stare insieme la sera».

Ha 27 anni: come si immagina tra dieci? Cosa farà?

«Forse gareggerò ancora su due ruote: quelle della bici! Chissà, non ho fatto progetti a lungo termine».

E a breve - per la gara di domenica in Catalogna, ad esempio - ne ha fatti?

«Montmelò è speciale per i rider spagnoli; me li aspetto forti come al solito anzi, di più. Io darò il massimo per giocarmela con Jorge, Dani e Marc. Se completerò il Gran Premio come il migliore dopo loro, sarò soddisfatto. Qualsiasi altro risultato più favorevole mi renderebbe ancora più felice».

Ma il suo circuito preferito qual è?

«Monza li batte tutti: altro che monotono, io lo trovo fantastico perché devi essere intelligente per percorrerlo bene. E il Mugello: difficilissimo, servirebbe maggiore tempo per imparare a interpretarlo».

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Cristina Marinoni