Moto Gp, Gp Catalogna - Lorenzo super, Dottore solita storia
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Moto Gp, Gp Catalogna - Lorenzo super, Dottore solita storia

Il pilota spagnolo trionfa davanti al pubblico di casa al termine di una gara impeccabile. Pedrosa e Marquez si danno battaglia come da tradizione. Rossi arriva quarto, ma è staccatissimo - IL PAGELLONE

9 - JORGE LORENZO. Correva davanti al pubblico di casa e aveva una voglia grande così di fare sua una gara che in precedenza aveva già vinto tre volte. In qualifica, Pedrosa e Crutchlow erano riusciti a stargli davanti, ma si sapeva che allo spegnimento del semaforo rosso avrebbe dato battaglia. Così è stato ed è andata per lui ancora meglio di quanto avesse sperato. Sì, perché con un allungo da fuoriclasse stende tutti nei primi metri e si piazza in testa alla corsa. In un amen, è già tutto finito. Lorenzo guida il carrozzone, gli altri seguono. Per i primi due terzi della gara, Pedrosa e Marquez sembrano in grado di riacciuffarlo, ma Jorge l'insuperabile non sbaglia niente. Preciso come un metronomo, sgasa e azzecca ogni passaggio. Una macchina sopra una moto. Ed è subito sera. 

8 - DANI PEDROSA. Primo nelle ultime libere, primo in qualifica, ma soltanto dopo aver fatto a pezzi il primato di Casey Stoner. Per il pilota di Sabadel, protagonista fin qui di un Mondiale super, sembrava tutto facile. Troppo facile. Poi, la gara. Bollente nell'aria e sull'asfalto, tanto che nessuno aveva i numeri per prevedere il comportamento delle gomme morbide, l'unica soluzione possibile dopo i test dei giorni precedenti. Alla partenza, Dani il terribile si fa passare da Lorenzo e dice addio alle speranze di acciuffarlo dopo i primi giri, quando capisce che il vero problema è alle sue spalle e si chiama Marc Marquez. Ci risiamo. La lotta tra i due piloti Honda ai fa rovente a pochi chilometri dalla bandiera a scacchi. Perché Marquez ci prova in tutti i modi possibili a stanare il suo collega di scuderia, ma lui, Pedrosa, si difende da par suo. E finisce secondo. Allegro ma non troppo. Voleva vincere. 

8 - MARC MARQUEZ. Il vero grande mattatore della MotoGp 2013, la variabile impazzita, il pilota che si diverte e fa divertire come pochissimi altri in un Mondiale già segnato da una lotta tutta spagnola. Marc è un indemoniato tutto pepe e con una freddezza da veterano. Non si tira mai indietro e corre dei rischi impressionanti pur di fare meglio di chi lo precede. Poco importa se deve fare a gomitate con il compagno di squadra sulla Honda ufficiale. Lui scalcia e sbuffa come un drago delle favole. Finché fa male, finché ce n'è. Partiva sesto ed è arrivato terzo. Dietro a Pedrosa, che con lui alle spalle soffre di mal di pancia dalla prima all'ultima curva. Al giro numero 23 il rischio che poteva valere la gara. Marquez accenna il sorpasso, ma perde per qualche istante il controllo della moto, che rimane in pista per una felice congiunzione astrale.  Un paio di secondi per riprendersi dalla paura di crollare come al Mugello, poi il rilancio. E' troppo tardi. Ma quanti applausi. 

7 - CAL CRUTCHLOW. Che nessuno si sorprenda se a fine stagione il pilota inglese deciderà di cambiare aria. Non è un segreto. Cal di Coventry vorrebbe correre su una Yamaha ufficiale. Magari al posto di Rossi, che oggi precede in classifica generale di undici punti. Dalla Yamaha, però, sono arrivati segnali poco incoraggianti. E allora, porte aperte a chi offre di più. E meglio. In prima fila ci potrebbe essere la Suzuki, che sta pianificando un rientro in grande stile nella MotoGp, ma è ancora troppo presto per parlarne. Certo è che il Crutchlow versione 2013 è un peperino davvero niente male. Vero, un po' folle, ma pure bravo. Sulla pista del Montmelò sorprende tutti nelle qualifiche, piazzando il secondo miglior tempo assoluto. E nel warm-up della mattina, fa ancora meglio. Come dire, guardate un po' cosa faccio con una Yamaha di seconda fascia. In gara, perde il momento decisivo e si fa infilzare dopo pochi metri da Pedrosa e Marquez. Quindi, la caduta. In solitaria. Come molti altri colleghi prima e dopo di lui. Succede. 

6,5 - VALENTINO ROSSI. Per lui, la MotoGp dovrebbe cambiare le regole. Partenza lanciata in stile 500 miglia di Indianapolis, giusto per mandare in temperatura le gomme e prendere le misure della pista. Al Dottore non piace fare le cose di fretta. Non più, almeno. In qualifica, come nella prima parte dei gran premi, fatica tantissimo a far rendere al meglio la sua Yamaha, che col passare dei giri raggiunge le prestazioni della moto di Lorenzo, ma quando ormai i giochi sono fatti e non resta che pensare alla prossima corsa. A Montmelò, non cambia il canovaccio. Partenza dalla terza fila, in linea con quanto si è visto dall'inizio della stagione, e Vale che dimostra di saperci fare, recuperando posizioni su posizioni, grazie anche a una serie di fuori pista. Poi, arriva alla coda dei soliti tre, che volano e salutano. Lui, dietro, non può fare altro che prendere atto e rimanere in piedi, che il volo del Mugello fa ancora male. Il tabellone dirà quarto a 5,8 secondi da Lorenzo. Così è, se vi pare. 

5 - ANDREA DOVIZIOSO. Si fa presto a dire Ducati. La moto di Borgo Panigale si squaglia sotto il primo sole estivo spagnolo, ma lui, il Dovi nazionale, non riesce neppure a stare sulla scia del compagno di squadra Hayden, che fa meglio sia in qualifica sia in gara. Al termine di una serie lunghissima di ruzzoloni fuori pista, tra i quali ricordiamo quelli di Bautista, Iannone e Hayden, Dovizioso raggiunge la sesta posizione e da lì sembra non muoversi più. Fino agli ultimissimi giri, quando le gomme della Desmosedici perdono consistenza e il pilota della Ducati si fa passare da Smith, che lo tallonava dalla partenza. Finirà settimo, con il sapore amaro in bocca di chi sa di essere stato superato in classifica generale da Rossi. Per un punto, Dottore 60, Dovi 59. Ma la Ducati non è la Yamaha. 

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Dario Pelizzari