Ducati Moto Gp analisi dati computer
EPA/VALENTIN FLAURAUD
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Moto Gp, la guerra dell'elettronica per vincere in pista

Il regolamento vieta interventi in gara, ma le moto sono un concentrato di soluzioni. Il caso Ducati e la sfida per l'analisi dei dati

Il regolamento della Moto Gp vieta gestione e utilizzo dei dati elettronici in gara, ma gran parte della battaglia per il Mondiale 2019 si giocherà - così come negli ultimi anni - prima al computer che in pista. Centinaia di giga scaricati ogni week end o giorno di test, sistemi sempre più sofisticati di storage e analisi dei dati, mappature studiate grazie alla sintesi dei big data e portate in gara per mettere i piloti in condizione di guidare in ogni metro della pista una moto perfetta. Settata per affrontare una curva di quelle caratteristiche, un rettilineo o qualsiasi evento si possa trovare nel corso di un fine settimana di prove e gran premio.

Benvenuti nel mondo dell'elettronica che il motociclismo ufficialmente bandisce, ma che rappresenta una delle frontiere di sviluppo più interessanti e aperte, con ricadute anche sul business dei reparti clienti e con un'evoluzione in grado di decidere i destini di una stagione. Ricordate Valentino Rossi versione 2018 e le sue difficoltà con lo sviluppo della Yamaha?

Ducati e i 60 sensori per ogni moto

Quanto sia diventato fondamentale il lavoro sulla parte elettronica lo dimostra il caso di Ducati che nel 2019 affianca Danilo Petrucci ad Andrea Dovizioso in un team a fortissima trazione italiana. La Desmosedici GP 2019, per esempio, sarà dotata di 60 sensori per rilevare in tempo reale qualunque dato interessante: accelerazione, apertura della valvola a farfalla, angolo di piega in curva, pressione esercitata sul freno, pressione e temperatura delle gomme, rotazione degli assi di motore e marcia inserita solo per citarne alcuni.

Una mole di dati che in una stagione, test esclusi, si avvicina ai 2 Terabyte comprendendo anche i team satelliti iscritti al Mondiale e che lavorano come laboratori in pista per le soluzioni da portare alla Casa Madre. Ogni fine settimana di gara vengono generati 90 GB, analizzati poi sia dagli ingegneri di pista che dai tecnici rimasti a Borgo Panigale e tradotti nelle ormai celebri mappature che spesso fanno la differenza tra vincere e restare giù dal podio.

La battaglia dei costi per la gestione elettronica

Tutto questo ha un costo e scava un solco tra i top team e che si deve accontentare di soluzioni meno tecnologiche e avanzate. Dietro una moto da corsa c'è un indotto che si sta sviluppando e cresce a tripla cifra in un mercato sempre più in evoluzione. Ducati, ad esempio, si affida a NetApp, partner con cui ha sviluppato in queste stagioni un sistema che consente l'immagazinamento e l'utilizzo della mole di dati raccolti.

La sfida è aiutare il team in pista a lavorare avendo a disposizione tutto il materiale per un'analisi rapida e approfondita. Soluzioni che spesso si affidano al cloud, ma che nella corsa a migliorare le prestazioni e a trovare sbocchi futuri applicati anche al mercato dei consumatori.

I numeri dicono che in un anno è stato possibile per Borgo Panigale ridurre di sette volte la dimensione del proprio Data Center dedicato allo storage dei dati fornendo performance tre volte superiori per rapidità e completezza delle informazioni messe a disposizione. Gli ingegneri viaggiano ormai per il mondo con un sistema in grado di interfacciarsi in tempo reale e nel modo più semplice possibile con gli uffici in fabbrica: supporto in tempo reale, lavoro dietro le quinte che poi si trasforma in prestazione in pista.

Ducati sta sviluppando anche per il mercato - e non solo per il Reparto Corse - la moto connessa che rappresenta il futuro. Oggi sono 15mila i mezzi collegati via app alla Casa Madre, ma l'obiettivo è decuplicare in pochi anni il numero. E' chiaro che, oltre a fare moto sempre più performanti, la sfida sarà riuscire a gestire questo mare di dati che già oggi, sul sistema fisso, raggiunge i 300 Terabyte di capacità.


Ducati Moto Gp analisi dati computer
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Danilo Petrucci su Ducati 2019

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Giovanni Capuano