Il Modena Volley, la Coppa Italia e una presidente che non le manda a dire
Riccardo Giuliani
Lifestyle

Il Modena Volley, la Coppa Italia e una presidente che non le manda a dire

Catia Pedrini, che ha riportato il club alla vittoria dopo 13 anni, non ha dubbi: è il maschilismo il primo muro da superare per rilanciare la pallavolo

"Ci vorrebbero più donne nel volley maschile", afferma sicura Catia Pedrini. Soprattutto come lei, aggiungiamo noi. Perché la presidente del Modena Volley vincitore della Coppa Italia, in carica dal 2013 (suo vice è Dino Piacentini, anche lui imprenditore), è una forza della natura: innamorata di questo sport, entusiasta della carica che ricopre, diretta e determinata, Pedrini si mette in gioco al cento per cento. Anche nelle interviste.

Perché ci vorrebbero più donne nel volley?
"Be', abbiamo una marcia in più, si sa (ride, ndr). Sono sicura che riusciremmo a mettere in moto un movimento che, da parecchi anni, è ormai paralizzato. Il volley ha bisogno di nuove idee e progetti ambiziosi per essere di nuovo vivo e coinvolgente come un tempo. Noi donne mettiamo il cuore in tutto ciò che facciamo e i risultati, quando c'è la passione, arrivano".

Come la Coppa Italia che ha appena sollevato insieme con la sua squadra.
"Volete la verità? Io ero soddisfatta già nel momento in cui abbiamo battuto Treia e ci siamo qualificati per la finale. Però vincere è meraviglioso, eh, ci mancherebbe!".

Quando ha cominciato a seguire la pallavolo?
"Quando conobbi Antonio (Barone, ndr), che poi è diventato mio marito. Io, bolognese, mangiavo pane e basket; lui, modenese, era una colonna della gloriosa Panini Modena: era inevitabile che, standogli accanto, perdessi la testa per il volley. Come se non bastasse, nel 2005 ci siamo buttati nell'avventura di acquistare la società e la mia dedizione è diventata totale, anche quando non ero ancora presidente".

Nel 2008 avete però lasciato la dirigenza per tornare poi alla guida del club nel 2013, con lei al vertice. Un ritorno di fiamma dettato da cosa? 
"Questa volta sono stata io a far scoccare la scintilla: ho pensato che sarebbe stato un delitto lasciare morire una squadra che ha scritto la storia del volley italiano. Ho vissuto momenti davvero difficili, tra mille difficoltà e ostacoli, ma non mi sono persa d'animo e oggi sono orgogliosa del gruppo che abbiamo creato. Non solo dal punto di vista sportivo: Modena Volley è un progetto che coinvolge la città intera per darle energia e aiutarla a ripartire".

L'ostacolo più grande che ha incontrato?
"L'unico, grande problema è stato quello di relazionarmi con un ambiente decisamente maschilista. C'è bisogno di una rivoluzione, peccato sia impossibile metterla in atto perché a capo del sistema ci sono uomini che non hanno nessuna intenzione di cambiare una virgola. L'esempio del palazzetto di casa nostra rende bene: avevo proposto di sistemarlo a spese della società, sto aspettando ancora la risposta dall'amministrazione".

La prima cosa che cambierebbe nel volley italiano per rilanciarlo?
"Nominerei come presidente di Lega una figura esterna: questo non significa incaricare un politico o qualcuno che non viva di volley. Intendo una persona capace di proiettarsi nel futuro e sfruttare al massimo le potenzialità di questa disciplina straordinaria, di cui oggi nessuno si occupa. Basta dare un'occhiata a Tv e giornali: del volley non c'è quasi traccia. Trovo che sia una vergogna".

A proposito di vergogna: nella finale di Coppa Italia Earvin N'Gapeth è stato accusato, per l'ennesima volta, di comportamento offensivo. Il suo parere?
"Earvin possiede una sensibilità rara; è generoso, protettivo, affettuoso con tutti - a volte i suoi gesti calorosi mi lasciano senza parole - ma resta un ragazzo di 23 anni: capita che in campo si lasci prendere dall'impeto. Senza dimenticare che le sue azioni spesso sono interpretate nel modo sbagliato. E aggiungo volutamente".

Se N'Gapeth ha un cuore d'oro, chi ha più talento nel Modena Volley?
"Difficile scegliere, la rosa è di altissimo livello. Dico il primo nome che mi viene in mente: Bruno".

Il più simpatico?
"Earvin, ma anche Matteo Piano e Salvatore Rossini sono uno spasso".

Il più bello della squadra?
"Altra scelta ardua: Luca Vettori".

Se avesse una figlia di 20 anni e le dicesse che frequenta un pallavolista, approverebbe?
"Ne ho sposato uno, non potrei fare altrimenti (ride, ndr). Però la avvertirei che il suo ragazzo potrebbe combinargliene di tutti i colori. A meno che non si trattasse di Vettori: su lui metterei la mano sul fuoco".

Un campione che vorrebbe aggiungere al gruppo?
"Robertlandy Simon, domani!".

Aneddoti particolari?
"L'ultimo riguarda proprio Earvin. Dopo l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo, il ct Angelo Lorenzetti - l'allenatore migliore sulla piazza, approfitto per dirlo - aveva detto a me e al direttore sportivo Andrea Sartoretti che N'Gapeth era molto scosso, così gli abbiamo chiesto se volesse uscire a cena con noi. Quando l'abbiamo invitato, la sua risposta è stata: Ho combinato qualche altro casino?".

Poi è seguita la cena per la vittoria in Coppa Italia...
"Sì, e presto ne seguirà un'altra ancora più speciale: sarà il premio per esserci guadagnati un titolo che ci mancava da 17 anni. Assaggeremo le squisitezze di Massimo Bottura, chef modenese che ha conquistato il mondo, un esempio di coraggio, valore e forza cui ispirarci. Condividiamo la stessa filosofia di vita: non ci fermiamo facilmente e puntiamo in alto".

A chi dedica il trofeo?
"A mio marito, che sta passando un momento difficile a causa della salute, e a Dino, il mio socio: loro sì che sono grandi uomini. Anche perché credono nelle donne!".




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Cristina Marinoni