'Noi non siamo napoletani'? Non è razzismo
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'Noi non siamo napoletani'? Non è razzismo

Tutto come previsto: il Giudice sportivo non sanziona il Milan per i cori contro la Samp. Storia di un provvedimento annunciato solo dai giornali... - i cori di Milan-Samp - le nuove regole

Niente sanzioni per il Milan dopo i cori della partita contro la Sampdoria in cui la Curva Sud, chiusa per discriminazione territoriale, era stata protagonista di una manifestazione all'esterno dello stadio con uno striscione insultante Napoli e i napoletani e la ripetizione del coro sui 'colerosi e terremotati' costato già il primo provvedimento. Nel dispositivo del Giudice sportivo Tosel non c'è traccia della notte di San Siro e non poteva essere differentemente, come Panorama.it aveva anticipato già nelle ore subito successive agli eventi.

Secondo Tosel il coro 'Noi non siamo napoletani' non solo non è discriminatorio, ma nemmeno avente alcun profilo di interesse per la giustizia sportiva tanto da non ricevere alcun tipo di menzione nel dispositivo. Le maglie della lotta al razzismo sono strette, ma comprendendo anche quelle quattro parole sarebbero diventate impossibili da gestire con equilibrio in futuro. Per quanto riguarda invece la manifestazione accaduta all'esterno, non era refertabile e, dunque, in nessun modo giudicabile dalla Giustizia sportiva.

Bastava leggere con attenzione l’articolo 11 del Codice di Giustizia sportiva, quello famigerato che senza la mediazione delle esimenti sta provocando le squalifiche. Al comma 3 dice che “… le società sono responsabili per l’introduzione o l’esibizione negli impianti sportivi da parte dei propri sostenitori di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni di discriminazione. Esse sono altresì responsabili per cori, grida e ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione”. Nulla sull’esterno. Quello vale per i fatti violenti “quando siano direttamente collegati ad altri comportamenti posti in essere all’interno dell’impianto sportivo, da uno o più dei propri sostenitori se dal fatto derivi un pericolo per l’incolumità pubblica o un danno grave all’incolumità fisica di una o più persone”. Non è il caso di San Siro, insomma.

Il caso era montato sulla stampa perché in molti, non conoscendo le regole, avevano equiparato il coro 'Noi non siamo napoletani' a quello discriminatorio. La voglia di lanciarsi in una sorta di caccia alle streghe aveva fatto il resto producendo prime pagine e articoli senza che ci fosse un appoggio regolamentare. Ora il caso è chiarito. Restano le norme pronte a scattare alla prossima violazione.

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Giovanni Capuano