I miei 20.000 compagni di squadra
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I miei 20.000 compagni di squadra

Tanti sono diventati i miei fans, la cui presenza mi sostiene a ogni gara. Perché in certi casi il virtuale ha la magia di diventare reale

Tra di loro c'è qualcuno che mi segue da sempre, che si è interessato a me fin da quando ho iniziato la mia avventura nel mondo del Motorsport, tra il 2008 e il 2009. Alcuni sapevano esattamente dove, come e quando correvo, anche quando nemmeno i miei amici capivano esattamente cosa stessi combinando. Sembra incredibile, ma avevano già in mente un sogno, il mio sogno, ancora prima che io stessa avessi iniziato a viverlo: arrivare in alto, andare più veloce di tutti.

Altri sono arrivati con il tempo, quando la voce si è un po' sparsa, quando sono cresciuta nei miei risultati, quando ho affrontato nuove sfide e le ho vinte, nonostante in pochi ci credessimo. Forse qualcuno si è accorto della mia presenza quando per la prima volta ho verniciato la mia macchina da corsa di rosa, e i loro bambini si sono affezionati a me proprio come a un personaggio dei loro cartoni animati preferiti. Poco importa quando e perché abbiano iniziato a sostenermi, la cosa importante è che ci sono e sono tanti, perché oggi - con mia grande felicità - leggo che siamo diventati 20.000.

Ognuno ha la propria idea: c'è chi mi vorrebbe in Formula 1, chi pensa che meriterei il DTM, chi mi vorrebbe negli USA, o magari alla 24 Ore di Le Mans su una Ferrari. Diciamo che alcune tra le loro opzioni talvolta risultano un filo troppo ambiziose, quasi irreali, eppure ci sperano, perché amano sognare, proprio come me. Tutti però sono, anzi siamo, d'accordo su una cosa: io posso e devo vincere, qualsiasi sia il campionato che vado ad affrontare.

Sono felici e orgogliosi quando vado forte e ottengo un risultato, si arrabbiano se qualcuno mi fa una scorrettezza in pista, non gradiscono se durante le gare i commentatori non mi nominano abbastanza, rimproverano il mio team se secondo loro la macchina non è abbastanza competitiva o se la strategia non ha funzionato. Sanno essere critici nei miei confronti, se notano che non sto spingendo abbastanza o se mi vedono fare un errore, ma sono pronti a sostenermi quando le cose non vanno bene, quando non ottengo i risultati sperati, quando mi vedono delusa e affranta. E cercano sempre di tirarmi su il morale quando si rendono conto che a volte, nonostante tutto l'impegno e l'allenamento possibili, la sfortuna prende il sopravvento, e ti si ferma la macchina proprio mentre stai terminando l'ultimo giro.

Tanti sanno il nome di mio padre e di mia madre e non mi sorprenderebbe se si ricordassero anche il nome del mio nuovo cane. Sono eccezionali. È vero, forse viviamo in un'era in cui non siamo più abituati a comunicare direttamente, in cui invece di parlare a voce ci scriviamo su WhatsApp, e invece di stampare le nostre foto e inserirle in album cartacei, preferiamo "postarle" su Facebook, Twitter o Instagram. Ma d'altro canto io non posso che essere grata a Internet e ai social network, perché permettono a migliaia di persone di vivere con me le stesse emozioni nello stesso momento, pur essendo lontani centinaia, se non migliaia di chilometri.

Difficile spiegare quanto sia importante per me tutto l'affetto che costantemente mi dimostrano, posso solo dire che amo i miei fans, perché sono speciali, e speciale è la loro presenza nel percorso che sto compiendo nel mondo del motorsport. Sono i miei compagni di squadra. Giuro che un giorno, se diventerò davvero famosissima, affitto lo stadio di San Siro e vi invito tutti fuori a cena! 20.000 volte grazie a tutti voi.

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