Gabbia o uomo? Ma Messi contro di noi...
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Gabbia o uomo? Ma Messi contro di noi...

Berlusconi ha aperto il dibattito su come fermare la Pulce che, però, in 8 partite con le italiane non ha mai segnato su azione - la gallery storica  - il sondaggio -

L'uscita di Berlusconi sulla necessità di marcare Messi a uomo per impedirgli di fare danni nella difesa del Milan e lasciare aperta la porta alla speranza di una qualificazione-miracolo, ha avuto il merito di accendere i riflettori su come i rossoneri possano cercare di limitare il miglior talento del mondo. Uomo o zona? Marcatura stretta o gabbia intorno a tagliare i rifornimenti? Dilemma che agita le notti di Allegri, uno che non ha mai amato giocare difensivo e adattarsi agli avversari, ma che proprio contro il Barcellona un anno fa tentò due diverse strade per stare in campo.

Sulla carta la proposta di Berlusconi sembra poco realizzabile. Lo hanno detto in queste ore un po' tutti quelli chiamati ad esprimere opinioni e il più franco è stato Gattuso: "Se lo marchi così rischi di prendere il cartellino rosso dopo 10 minuti". In passato chi è riuscito a limitarlo lo ha fatto costruendogli intorno una ragnatela fitta con squadra corta e centrocampisti o difensori sempre pronti a raddoppiare dopo il primo controllo o dribbling che per Messi rappresenta una certezza.

Ricordate l'Inter di Mourinho? Non solo nella notte del Camp Nou in cui comunque Messi fu il più pericoloso dei suoi, quanto a San Siro nell'andata e nelle prove generali durante il girone di qualificazione. Spazi stretti, se possibile pressing immediato per disturbare le linee di gioco e costringere la Pulce a viaggiare lontano dal cuore della difesa avversaria.

L'alternativa è scegliere un uomo e dedicarlo alla marcatura. Potrebbe essere Boateng che è fisicamente esuberante e ha anche un passo accettabile confrontato con la velocità di Messi. Il pericolo è perdere una pedina in fase di ripartenza e finire col giocare tutta la partita in inferiorità numerica a centrocampo: sarebbe mortale.

C'è però un dato che Berlusconi farebbe bene ad analizzare. Che Messi soffra le alchimie del calcio italiano è un dato di fatto. Lo dicono i numeri. Sin qui in carriera ha incrociato le nostre difese in 8 occasioni andando a rete 3 volte ma mai su azione. Sempre e solo calci di rigore contro il Milan firmando il successo (inutile) a Milano nel girone di un anno fa (2-3 il 23 novembre 2011) e, soprattutto, facendo doppietta dal dischetto nel ritorno dei quarti di finale al Camp Nou (3 aprile 2012 con risultato finale 3-1 e mille polemiche).

Mai in gol su azione e prestazioni così così contro l'Inter (3 partite), Milan (4 sfide) e anche con l'Udinese nel lontano settembre 2005 in un vittoria per 4-1 dei blaugrana che vide Messi in campo per oltre un'ora. The italian job insomma fin qui ha funzionato: 699' minuti in campo, 3 gol su rigore, uno ogni 233'. Per l'argentino che viaggia alla media in carriera di un gol ogni 90' nella Liga e uno ogni 106' in Champions equivale quasi a un digiuno. Scommettiamo che un'occhiata ai dvd di quelle partite Allegri l'avrà data nelle ultime settimane?

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Giovanni Capuano