Plazzi, Luna Rossa: “Oracle da applausi, merita il titolo”
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Plazzi, Luna Rossa: “Oracle da applausi, merita il titolo”

Il tattico del team italiano spiega le ragioni del successo degli americani - le foto - il video delle regate - la regata decisiva

Quasi da non credere. Da un passivo di 1-8, frutto di una supremazia mai in discussione, al successo. Gli americani di Oracle, team detentore del trofeo, sono riusciti nell'impresa di rimontare 7 punti a New Zealand, gli sifdanti, fino al successo decisivo di questa sera sempre sulle acque della baia di San Francisco

Com'è stato possibile che in un mondo tecnologicamente così esasperato New Zealand abbia potuto perdere 8 gare di fila gettando al vento un successo che sembrava già scritto?

“Sicuramente una settimana fa New Zealand era decisamente più veloce di Oracle – spiega a panorama.it Matteo Plazzi, tre volte navigatore di  Luna Rossa in Coppa America -. Questo è un fatto. Aveva un mezzo superiore all'avversario, ecco tutto. E quindi hanno vinto perché dominavano su tutti i fronti. Poi, Oracle ha avuto la forza di sperimentare qualcosa di nuovo per rilanciare le sue quotazioni. Non so nel dettaglio cosa abbiano cambiato, ma certo hanno rischiato non poco. In più, hanno imparato moltissimo dagli errori commessi e dalle strategie di New Zealand. Il risultato di tutto questo è che ora vanno meglio, molto meglio nelle manovre e hanno guadagnato velocità in bolina. Hanno giocato il tutto per tutto e gli è andata bene”.

Tutto merito di Oracle? Quali i limiti di New Zealand?

“La svolta nella velocità è senza dubbio un merito da attribuire a Oracle. Gli americani sono riusciti a fare dei passi da gigante in una settimana. Queste barche sono in una fase embrionale del loro sviluppo e hanno potenzialità molto più grandi di quanto abbiano fatto vedere fino a oggi. Insomma, è possibile trovare delle strade per fare meglio. I presupposti c'erano e ci sono. Merito a loro per essere riusciti a trovarli per tempo. Di contro, impossibile non riconoscere i limiti di New Zealand. Prima si sentivano forti di un mezzo che risolveva i problemi per loro, ma quando Oracle si è presentata sulla linea di partenza con una barca alla pari hanno dovuto arrendersi di fronte all'evidenza di una superiorità sportiva senza se e senza ma. Nelle ultime sette regate, Oracle ha vinto le ultime sei partenze”.

L'entusiasmo ha fatto il resto.

“Certo. E' cambiato il mezzo e l'equipaggio ha preso sicurezza nel mezzo. Non lo nascondo, sono anch'io estremamente sorpreso per quanto è riuscito a fare Oracle in sette giorni, ma i fatti dicono che così è andata. Ripeto, complimenti”.

James Spithill, skipper di Oracle, ha firmato un'impresa da primato.

“La sua determinazione ha trainato tutto il team, certo, ma credo si debba dare merito anche ai progettisti, che hanno avuto la forza di rischiare quelle modifiche che hanno cambiato la gara”.

Stasera alle 22 c'è l'ultima regata. Chi vince questa, vince tutto. Come va a finire e perché?

“Spererei vincesse New Zealand, ma purtroppo ci credo poco. Ci vorrebbe per loro un cambio altrettanto radicale come quello che ha investito Oracle. Se New Zealand si presenta al via come si è presentata ieri, credo che il risultato sia scontato a favore degli avversari. Chi deve prendersi dei rischi ora non è Oracle, ma New Zealand”.

Qualche rammarico per la sfida con New Zealand in Louis Vuitton Cup?

“Noi di Luna Rossa siamo arrivati in ritardo, non siamo riusciti a crescere quanto avremmo dovuto. Meglio, siamo cresciuti nell'ultimo mese di regata ma eravamo comunque in ritardo rispetto ai nostri avversari. Come ci hanno insegnato queste ultime gare tra Oracle e New Zealand, le barche hanno un potenziale di sviluppo enorme. Avessimo avuto più tempo a disposizione, avremmo potuto fare meglio. Siamo partiti tardi, ma siamo comunque orgogliosi di ciò che abbiamo fatto”.

Come dovrebbe essere disputata la prossima Coppa America? Cosa rivedere e perché?

“Le regate a cui abbiamo assistito quest'anno sono state sicuramente belle, anche sotto il profilo televisivo. Su questo non ci sono dubbi. Il problema però sono i costi esagerati che hanno consentito soltanto a un numero ridotto di team di prendere parte alle gare. Fosse per me, sarei felice di avere più partecipanti con barche meno costose e più gestibili. Non si possono avere entrambe le cose. Per allargare, bisogna abbassare il budget, non c'è altra via. Quindi, meno spettacolarità e più barche, ecco la mia ricetta”.

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Dario Pelizzari