Marquez, il fenomeno che viene dal Mugello
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Marquez, il fenomeno che viene dal Mugello

E' proprio sul circuito toscano che ha preso forma la prima vittoria del pilota spagnolo. I suoi numeri nel 2014: semplicemente, irraggiungibile

Marc Marquez da Cervera si è trasformato in Marc l'extraterrestre tra le colline del Mugello. Era il 6 giugno del 2010, la pista toscana ospitava la quarta prova del motomondiale e nell'aria si respirava il profumo dell'ennesima sfida tra i fenomeni della MotoGp, che altri non erano che quelli di oggi con l'aggiunta di Casey “Rolling” Stoner, l'australiano che aveva messo le ali alla Ducati. Due gradini più sotto, tutto pronto per il valzer dei giovanissimi. Era ancora la 125, ma sembrava l'America. Chi la spunterà? Qualcuno dice Nicolas Terol, altri puntano tutto su Pol Espargaro, reduce da due vittorie di fila, e non manca chi è convinto che sarà la volta buona di Bradley Smith, titolare di un avvio di stagione non proprio esaltante dopo il secondo posto finale dell'anno precedente. Marquez? Nel campionato 2009 si è classificato ottavo, salendo soltanto in un'occasione sul podio (terzo a Jerez). Vero, nelle prime tre gare del mondiale in corso ha dimostrato di avere i numeri per giocarsela con i primissimi, ma da qui a pensare che possa davvero correre per vincere, be', ce ne passa.

Semaforo verde. Inizia la battaglia. Che vede come protagonisti i piloti di cui si diceva: Sandro Cortese, primo sulla griglia di partenza, è costretto al ritiro dopo 7 giri a causa di un incidente. Marquez è veloce, molto veloce. Insegue (partiva sesto), non domina. Ma è pronto a sferrare l'attacco decisivo, che diventa trionfo alla curva che immette sul rettilineo d'arrivo. Un battito di ciglia, forse meno. Marquez primo. Davanti a Terol, distante 39 centesimi, e a Espargaro, che di centesimi di ritardo ne accusa 116. Smith giù dal podio per un soffio di vento: 45 centesimi. E' l'inizio del mito: Marc da Cervera smette i panni del pilota qualsiasi per indossare quelli ben più colorati e gradevoli del supereroe. Decisivo il passaggio alla Derbi dopo due stagioni tutte da inventare in KTM. Con la RSA 125, il 17enne spagnolo si intende a meraviglia e pure di più. Dopo il Mugello, incassa quattro vittorie consecutive. A fine stagione, saranno dieci. Marquez preme il pulsante del turbo e prende il volo. Non ce n'è per nessuno: il titolo della 125 è suo.

Nel 2011, il salto in Moto2 in sella alla Suter. Inizio e fine da dimenticare, intermezzo da applausi. Chiuderà l'anno al secondo posto alle spalle di Stefan Bradl. Era la “prima” in una categoria ancora tutta da scoprire: felici tutti, team e appassionati. Tranne lui, che scoperto il gusto dolce del successo non ha alcuna intenzione di dedicarsi a sapori meno nobili. Il 2012 i conti tornano. Nove vittorie e 14 podi complessivi nei 18 gran premi della stagione. Marquez mette la freccia e saluta Pol Espargaro, che segue in classifica finale di 56 punti. Secondo titolo mondiale. E non ha ancora compiuto 20 anni. Un fenomeno, diranno gli addetti ai lavori e i colleghi fuori e dentro la pista. Uno da non prendere sottogamba, nemmeno sul palcoscenico a lustrini della MotoGp, sul quale Marc il supereroe si affaccia nel 2013 per gentile (e prodigiosa visti i risultati) concessione della Honda, che gli affida il sellino di Casey Stoner, stanco delle corse e desideroso di dedicare tempo ed energia alla famiglia e ai canguri. Marquez e Pedrosa, la nuova coppia della casa di Saitama. Una promessa e un veterano. Una scommessa e una garanzia. Pronti e via e la MotoGp si toglie il cappello.

Marquez fa meglio di tutti alla seconda gara, in Texas. Era in pole, ma non parte benissimo. Dani Pedrosa ne approfitta e lo passa. Tempo qualche giro e si compie l'incanto. All'arrivo, Marc da Cervera rifila 1,5 secondi al suo compagno di squadra e 3,3 al campione in carica Jorge Lorenzo, diventando il pilota più giovane (20 anni e una manciata di giorni) a salire sul gradino più alto del podio in una prova della classe regina. Il primo di una lunga, lunghissima serie di primati. L'ultimo dei quali ha preso forma ieri sull'ovale di Indianapolis. Marquez come Giacomo Agostini, il mito che strizza l'occhiolino alla leggenda: dieci vittorie nelle prime dieci gare dell'anno. Dal Qatar agli Stati Uniti. Senza soluzione di continuità. Primo, primissimo. Sempre e comunque, anche quando le cose non sembrano girargli nel verso giusto e la sua moto balla come non dovrebbe. Marquez si diverte, ride e corre. Corre e poi ride. Soprattutto quando i colleghi non lo lasciano scappare via dalla prima curva. Gli piace dare battaglia, misurarsi testa a testa con i grandissimi dei quali fino a un paio di anni prima dava del lei. Tanto, poi, la spunta sempre lui.

I numeri della sua stagione. Oltre il distacco, c'è di più.

1° gara – Losail – Pole position. In gara, precede Rossi di 0.259 sec. e Pedrosa di 3.370.

2° gara – Austin – Pole position. In gara, precede Pedrosa di 0.289 sec. e Bradl di 0.423.

3° gara – Rio Hondo – Pole position. In gara, precede Lorenzo di 0.742 sec. e Pedrosa di 0.968.

4° gara – Jerez – Pole position. In gara, precede Rossi di 1.431 sec. e Pedrosa di 1.529.

5° gara – Le Mans – Pole position. In gara, precede Rossi di 1.486 sec. e Bautista di 3.144.

6° gara – Mugello – Pole position. In gara, precede Lorenzo di 0.121 sec. e Rossi di 2.688.

7° gara – Barcellona – Terzo alla partenza. In gara, precede Rossi di 0.512 sec. e Pedrosa di 1.834.

8° gara – Assen – Secondo alla partenza. In gara, precede Dovizioso di 6.714 sec. e Pedrosa di 10.791.

9° gara – Sachsenring – Pole position. In gara, precede Pedrosa di 1.466 sec. e Lorenzo di 10.317.

10° gara – Indianapolis – Pole position. In gara, precede Lorenzo di 1.803 sec. e Rossi di 6.588.

Twitter: @dario_pelizzari

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Dario Pelizzari