Marion Bartoli, l'anti-Sharapova in finale a Wimbledon
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Marion Bartoli, l'anti-Sharapova in finale a Wimbledon

Non ha il viso né la silhouette da sexy-atleta, anzi è decisamente in sovrappeso. E non ha nemmeno uno stile invidiabile. Però il suo tennis funziona: ecco perché

Che Marion Bartoli non sia una tennista dal perfetto peso-forma, è lampante. Che sia una scelta strategica come ha affermato il suo eccentrico padre-allenatore ("La sua è una alimentazione studiata, così i ragazzi le stanno lontani"), è quanto meno discutibile. Anche perché in passato la ragazzona francese ha provato a dimagrire, con effetti però controproducenti. 

"Era diventata piuttosto magra", ricorda Jacopo Lo Monaco, voce del tennis su Eurosport, "ma aveva anche perso parecchio tono muscolare. Vero che qualche chilo in meno la porterebbe a una minore sollecitazione di muscoli e tendini, ma stiamo parlando di una giocatrice comunque reattiva, piuttosto rapida e con grandi riflessi. Per il suo gioco, non occorre essere longilinee: dimagrire sarebbe quindi più una questione estetica che atletica". 

Tra forma e sostanza, la ragazzona francese - giunta alla sua seconda finale di Wimbledon dopo quella persa nel 2007 contro Venus Williams - ha peraltro già ampiamente dimostrato di preferire la seconda. Quel che conta è raggiungere l'obiettivo, non importa se con un fisico poco invidiabile e con un tennis poco ortodosso. Che peraltro ha i suoi lati da apprezzare, come spiega sempre Lo Monaco: "Quello della Bartoli è un gioco molto complicato, che si vede è stato studiato a tavolino dal padre e che la figlia è brava a eseguire in campo. Un tennis molto difficile, estremamente anticipato, per molti versi addirittura spettacolare. Ogni suo colpo è studiato nei  particolari: le sue volée - con quei movimenti ampi - sono ad esempio il contrario di quello che si insegna, però lei riesce sempre a colpire la pallina davanti e a metterla dove vuole".

Fosse più simpatica, forse sarebbe allora anche meno criticata? "Fosse anche più carina", rafforza il concetto Lo Monaco. "Sono infatti convinto che se avesse il viso e il fisico della Sharapova, tanti detrattori si trasformerebbero in ammiratori. A renderla antipatica a molti sono poi anche tutti quei movimenti che fa a gioco fermo, tra uno scambio e l'altro: in realtà le servono per ricreare mentalmente la sequenza dei 2-3 colpi che - secondo gli schemi ideati dal padre - sta per andare a giocare. Una ritualità che, oltre a diminuire drasticamente la possibilità che faccia un errore tattico, le toglie anche tensione".

Dettaglio non da poco, visto che la finale di domani sarà anche e soprattutto una guerra di nervi: "Lisicki e Bartoli sono due giocatrici che giocano meglio sull'erba rispetto alle altre superfici. Considerando solo gli aspetti di tecnica e tattica, la tedesca è favorita, però è anche alla sua prima finale del Grande Slam, mentre la francese ha già giocato una finale a Wimbledon. Bisogna allora vedere come le due finaliste saranno capaci di gestire la tensione, inclusa quella della notte prima dell'incontro: la forza della Lisicki viene dall'enorme iniezione di fiducia dell'essere arrivata fin lì superando tenniste dalla migliore classifica, a partire ovviamente dalla Williams, mentre la Bartoli ha una forza mentale che le viene proprio dall'aver sempre dovuto giocare contro tutto e contro tutti".

Vincesse anche la francese con qualche chilo di troppo, non sarebbe dunque una bestemmia nel tempio del tennis. E chissà anzi che il successo non le porti qualche fan in più. Genitore permettendo.

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Paolo Corio