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Napoli, rimpianti e sconfitta: cosa ha detto la partita col Manchester City

Sarri perde il confronto con Guardiola ma esce tra gli applausi. Turn over iniziale: lo scudetto è la vera priorità per i partenopei. E' giusto?

Il Napoli esce sconfitto dal confronto di Manchester contro il City di Guardiola così come era uscito sconfitto la scorsa primavera da quello di Madrid contro il Real. Apparentemente una bocciatura del valore europeo della squadra di Sarri, anche se Pep non ha lesinato complimenti anche dopo la fine della partita vaticinando per i partenopei la conquista dello scudetto.

Prima di allungare l'occhio fino alla volata con la Juventus, in realtà c'è da preparare il ritorno del San Paolo tra due settimane in cui il Napoli si giocherà una bella fetta di qualificazione agli ottavi di finale in un girone di Champions League che si è fatto complicato anche a causa del blitz dello Shakhtar in Olanda contro il Feyenoord.

Sarebbe un peccato e un brutto segnale per il calcio italiano che la squadra leader della Serie A si arenasse ai gironi in un gruppo equilibrato ma non impossibile. Anche se non è detto che non sia un danno collaterale implicitamente accettato da De Laurentiis, Sarri e da tutto l'ambiente, ammaliati dall'idea di conquistare a maggio il tricolore che manca dai tempi di Maradona.

La sfida di Manchester, iniziata con un dominio stordente dei padroni di casa e chiusa con il rimpianto di un rigore sbagliato e di un risveglio tardivo, va in archivio lasciando alcune considerazioni utili per analizzare il secondo ko stagionale della banda di Sarri.

Napoli non ridimensionato (ma il City è più forte)

Alla fine la sconfitta non ridimensiona il valore del Napoli. Che il Manchester City sia più forte lo si sapeva dall'inizio e questa sembra essere la stagione del compimento del progetto di Guardiola che ha costruto una squadra dominante in campo, letale in attacco e più solida in difesa rispetto all'anno scorso.

E' una delle favorite per la vittoria finale nella Champions League e, quindi, aver perso in casa loro non può essere un disonore. La reazione del secondo tempo racconta di un Napoli che non è mai uscito di partita, ma conferma anche come i partenopei a livello europeo non riescano a replicare il copione casalingo.

Contro il Real Madrid successe il contrario: partenza fulminante e lenta sparizione dal campo. Questa volta l'inizio è stato choc e il prosieguo certamente migliore. Quanto manca per unire le due fasi non è dato sapere nemmeno dopo i 90 minuti di Manchester.

Il turn over in Champions League

La certezza è che la caduta non dovrebbe procurare contraccolpi irreparabili visto che la priorità del Napoli è la corsa allo scudetto. Lo aveva detto apertamente De Laurentiis e lo ha ribadito Sarri lasciando Allan e Jorginho in panchina all'inizio salvo poi ripescare qualcosa a gara in corso anche per l'infortunio di Insigne.

E' una scelta da rispettare, ma è anche un segno di debolezza. Che il Napoli non sia competitivo per vincere la Champions e che invece possa farlo in campionato è evidente, però le squadre crescono di livello e si alzano nel loro valore e nella loro autostima anche andando a sfidare i migliori con le proprie armi migliori.

Sarri lo ha fatto a parole, con una vigilia fin sboccata e sfacciata, ma poi in campo ha sbagliato completamente approccio e non può non esserci un legame con gli accantonamenti a centrocampo. E' vero che oggi il Napoli ha una panchina all'altezza, ma è il segnale che conta e il segnale è stato chiaro. Al ritorno ci sarà meno spazi per girare gli uomini della rosa: bisogna fare risultato per evitare una bocciatura che, questa sì, non sarebbe indolore.

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Giovanni Capuano