Lo strano derby di Strama e Allegri
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Lo strano derby di Strama e Allegri

Fanno pretattica e scaricano l'uno sull'altro il peso del pronostico. Esperienza e cura dei dettagli le parole chiave. In palio due settimane giù dalla graticola

Il paradosso è che il più sereno è anche quello che ha più esperienza e sembra giocare con il derby numero 278 della storia con leggerezza e incoscenza quasi non contasse per la classifica e non fosse, invece, uno dei bivi della stagione interista. Max Allegri e Andrea Stramaccioni vivono con stati d'animo opporti la loro seconda sfida diretta.

L'anno scorso a primavera finì 4-2 per il debuttante. Era la luna di miele del giovane Stramaccioni con il mondo-Inter e il momento della difficoltà massima per il Milan superato dalla Juventus nella volata scudetto. Adesso i ruoli sono più o meno gli stessi con la differenza che, rispetto a un anno fa, l'asticella delle attese si è alzata per entrambi.

Quano conta questo derby? Tantissimo. Vale due settimane sulla graticola o con la serenità giusta per preparare la corsa a perdifiato fino a Natale. Ben venga allora anche la scaramanzia. "Vista la classifica sono favoriti loro perché hanno cinque punti in più di noi, sono più esperti e più rodati" butta lì Allegri. Strama con una battuta aveva gettato il peso del pronostico sui rossoneri. Rispedito al mittente girando intorno alla parola chiave dell'esperienza.

La risposta del collega è all'insegna della prudenza assoluta: "E' difficile ritenere una delle due squadre favorita. Noi furbi? Penso che Allegri facesse riferimento all'esperienza ma noi non siamo una squadra furba". Esperienza e furbizia, perché le partite si vincono anche giocandole bene in tutti i loro aspetti e in questo - secondo Allegri - il Milan deve crescere: "Dobbiamo difendere meglio" dice. E Stramaccioni: "L'importante è preparare la partita nei dettagli".

Tra i dettagli c'è anche la pretattica. Anticipazione di formazione? Zero. Moduli e tattica? Zero. Anzi, qualche indizio sparso qua e là più per confondere le idee. Come Allegri che accenna alla difesa a tre e Strama che lo becca ("Se ne ha parlato vuol dire che non lo fa") o l'interista che prova a convicere che le fatiche di Europa League non incideranno sulle sue scelte.

Il derby è il derby, visto anche da due panchine che qualche anno fa non sarebbero state possibili perché possedute da numeri uno assoluti come Mourinho (o Mancini) e Carletto Ancelotti. Loro guardano da lontano e fanno il tifo. Stramaccioni e Allegri ci provano. In palio ci sono due settimane di serenità.

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Giovanni Capuano