Presidenza LegaPro, la carica dell'outsider Marcheschi
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Presidenza LegaPro, la carica dell'outsider Marcheschi

Domani sarà eletto il successore dell'era Macalli. Il consigliere regionale ed ex dj in lotta con i favoriti Pagnozzi e Gravina

Domani per la LegaPro sarà il giorno più lungo. Non solo dell’anno, ma probabilmente degli ultimi venti, contraddistinti dal dominio assoluto di Mario Macalli e seguiti da una breve parentesi di commissariamento. Convocata per le 10 e 30 del mattino nella sede di Firenze, l’assemblea dei 54 presidenti di club iscritti all’ex serie C dovrà prima approvare il bilancio 2015 (sul quale non sono mancati gli scontri) e in seguito eleggere il suo nuovo numero uno, oltre a due vice e a otto consiglieri federali. Sui problemi della categoria ci eravamo già dilungati qui, qui e qui. In gara per risolverli, raccogliendo nel bene e nel male l’eredità pesante del Ragioniere e provando a risollevare la terza serie dalle secche in cui è impatanata da molto, troppo tempo, sono rimasti in tre. Ci sono l’ex segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi, il consigliere Figc Gabriele Gravina e poi lui, l’outsider assoluto, una novità da queste parti: si chiama Paolo Marcheschi e finora ha avuto più a che fare con la politica “vera” (è consigliere regionale toscano) che con quella, talvolta più melliflua, dei corridoi federali. Subcommissario uscente, con un passato da dj e un patentino di Coverciano, gli exit poll fiorentini lo danno in risalita ma ancora dietro i due big, che negli ultimi giorni hanno goduto di ottima visibilità mediatica. Per questo FairPlay ha deciso, invece, di sentire lui.

Prima domanda, inevitabile. Sei mesi da subcommissario non le sono bastati per annusare l’aria? Chi glielo fa fare di candidarsi a guidare la lega calcistica più incasinata d’Italia?

Proprio questo. Del resto più in basso di così non si può andare... Battute a parte, credo che questa categoria abbia un potenziale enorme, sia dal punto di vista tecnico che imprenditoriale. Negli ultimi sei mesi ho avuto modo di confrontarmi con parecchi presidenti e di ammirare: tanti di loro hanno voglia di cambiare ma non si fidano di chi è già stato dentro questo mondo per anni senza risolvere nulla. Anzi, spesso peggiorando il quadro.

Mi faccia un esempio.

La passività con cui negli anni si sono accettati ripetuti tagli al nostro perimetro: mentre la serie A passava da 18 a 20 squadre e la B da 20 a 22, noi siamo scesi da 100 a 54 squadre, con grossi contraccolpi economici. Eppure ancora adesso i comuni coinvolti dalla LegaPro sommano 32 milioni di abitanti, più della metà della popolazione italiana. Una funzione che è anche sociale, di legame con il territorio e con le sue imprese. E che andrebbe incentivata, non umiliata.

Non starà chiedendo soldi pubblici per il calcio?

No, penso più a meccanismi di detrazione e incentivazione fiscale, a partnership tra pubblico e privato, a vincoli di stabilità allentati per gli enti locali che investano in strutture sportive e giovanili e magari a una legge sugli stadi più calibrata sulle esigenze delle piccole squadre.

Richieste comunque impegnative, in un momento come questo. Non le pare?

Il nuovo centro sportivo della Fiorentina ha avuto importanti contributi dal comune. Perchè a Pisa, Cremona o Chieti non può succedere lo stesso?

Il peso, oggettivamente, non è lo stesso, nemmeno a livello tecnico e di pubblico.

Non è vero: in LegaPro abbiamo parecchie grandi piazze, da Lecce a Catania, due squadre come Carpi e Frosinone che sono state capaci, con investimenti oculati, di fare il doppio salto, e quest’anno l’Alessandria ha raggiunto i quarti di coppa Italia.

Altra nota dolente, i diritti tv.

C’è una sperequazione evidente con chi sta sopra di noi. Ma anche in questo caso, non mi piace l’approccio che finora ha portato la nostra serie a elemosinare uno o due milioni in più ogni anno, senza alcuna visione di lungo periodo.

Cosa propone?

Una chiara e più vantaggiosa ripartizione dei contributi della legge Melandri e di quelli mutuali, per evitare conflitti in tribunale tra le varie leghe, magari commisurata in maniera stabile alla valorizzazione dei vivai. Dobbiamo diventare il campionato dei giovani? Lo faremo: ma basta con questo suq dove i fondi x diventano y se fai giocare un certo numero di ragazzi oppure z se ne fai giocare di più o di meno. Servono certezze e le certezze non si raggiungono con budget da mezzo milione l’anno.

Direi di no. Anzi, con mezzo milione l’anno si finisce dritti nelle braccia del calcioscommesse.

So bene che questo è il problema più urgente da risolvere, perchè impatta anche sull’immagine di chi lavora duro e onestamente. Stabilità economica e stipendi certi aiuterebbero il trend, ma serve una svolta sul piano della giustizia sportiva. Per quanto mi riguarda, se sarò eletto chiederò tolleranza zero per i club e radiazione per i tesserati colpevoli di illecito: non intendo partecipare al balletto delle richieste di sconto.

Questo lo diceva anche Macalli.

Eh. Poi però le cose sono andate in un altro modo.

A proposito di rivalità, il suo programma non sembra così diverso da quello di Gravina, considerato da molti l’altro candidato anti-sistema.

Non mi stupisce, visto che anche lui ha girato molto ascoltando le perplessità di presidenti. Ma definire anti-sistema uno che ricopre incarichi federali da molti anni mi pare eccessivo.

E del favoritissimo Pagnozzi cosa pensa?

Innanzitutto che non sia “favoritissimo”. Certa stampa amica lo dà già per eletto, con un numero di voti che francamente non credo che abbia. Non vorrei che finisse come con le elezioni del Coni: era il vincitore annunciato, ma il mattino dopo ci siamo svegliati con Malagò presidente. Lo inviterei a fare i conti dopo, non prima. Detto questo, sarà una persona per bene ma è espressione della vecchia classe dirigente, quella che sta mandando in malora la Lega Pro. Mi creda:vengo dalla politica e le valutazioni di questo tipo le so fare molto bene: non corro per rompere le scatole a loro, corro per vincere.

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Gianluca Ferraris

Giornalista, ha iniziato a scrivere di calcio e scommesse per lenire la frustrazione accumulata su entrambi i fronti. Non ha più smesso

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