La "voce" del Giro d'Italia
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La "voce" del Giro d'Italia

Stefano Bertolotti (speaker ufficiale del Giro) racconta le imprese e le volate dei campioni. Ed è pronto a celebrare il ritorno alla vittoria di un italiano

Mentre il Giro si prende un giorno extra di riposo (a causa della bufera di neve sul Tonale) c'è una persona che scalda la sua voce in vista della passerella di Brescia che dovrebbe quasi certamente celebrare il ritorno di un italiano sul gradino più alto del podio della corsa rosa. "Con alcuni corridori c'è un rapporto speciale dato che li conosco fin dai tempi delle giovanili — racconta Stefano Bertolotti, speaker ufficiale del Giro d'Italia — non nascondo che raccontare una vittoria di Nibali sarebbe un'emozione particolare...".

Bertolotti di vittorie e imprese di grandi campioni ne ha raccontate tante nei suoi vent'anni di carriera (di cui gli ultimi tre al Giro in coppia con Paolo Mei) ma ogni vittoria gli da ancora gli stessi brividi: "Mi emozionano soprattutto le vittorie dei corridori più giovani. Penso a cosa possa provare un ragazzo di 25-26 anni nel vincere una tappa del Giro e che tocca poi a me annunciare la sua vittoria regalando ulteriori emozioni ai tifosi all'arrivo".

Ci spieghi come hai fatto a diventare lo speaker del Giro d'Italia?

"Credo grazie alla mia passione per la bici (Stefano ha corso in bicicletta da dilettante fino a 17 anni ndr) e probabilmente a mia mamma".

In che senso?

"La prima volta che entrai in cabina di commento accadde quasi per caso. Ricordo che avevo 17 anni, che era una gara giovanile nella provincia di Lodi e che a quel tempo avevo ancora vergogna nel tenere in mano il microfono. Chieserò a mia mamma se potevo fare lo speaker e lei rispose di sì senza nemmeno interpellarmi. Mi arrabbiai moltissimo. Oggi posso solo ringraziarla per averlo fatto".

E al Giro come ci sei arrivato?

"Nel 2010 ho commentato il Giro di Lombardia. Evidentemente sono piaciuto e così sono entrato a far parte della squadra di Rcs (che gestisce il Giro d'Italia ndr)",

Cosa si prova ne raccontare le volate?

"In quei momenti l’adrenalina sale alla stelle ed entri in uno stato del tutto particolare. Indescrivibile. Per me, da "malato" di ciclsimo, è il lavoro più bello del mondo. Anche da un punto di vista strettamente pratico".

Cosa vuoi dire?

"Che per tre settimane all'anno vedo i posti più belli d'Italia. Fino a 10 minuti fa ero su una montagna a 1500 metri con un panorama mozzafiato. Domani probabilmente passerò per il centro di una delle più belle città italiane, e così via...".

Come si svolge la tua giornata?

"Noi commentatori iniziamo a lavorare la mattina, quando i corridori si presentano al "foglio firma". In quel caso li presentiamo uno a uno "chiamando l'applauso" del pubblico della partenza. Un pò come si fa con i pugili prima dell'incontro. Dopo qualche intervista saliamo in macchina e voliamo all’arrivo dove guardiamo la gara in televisione e commentiamo all'incirca l’ultima ora di tappa, fino al traguardo".

Quanto impiegate per percorrere tutta la tappa?

"Beh, tagliamo per le autostrade altrimenti sarebbe impossibile arrivare in tempo. In realtà intorno all'una e mezza siamo già sul traguardo dove scherziamo con gli animatori, commentiamo le gare giovanil e seguiamo gli eventi degli sponsor. Poi dopo l'arrivo capita anche di andare a cena con qualche corridore".

A chi di loro sei piu legato?

"Devo dire che rispetto a qualche tempo fa i corridori sono tutti molto aperti. Prima l'ambiente era più chiuso. Oggi invece ridono, scherzano. Mi sembrano tutti più rilassanti".

Per quale motivo secondo te?

"Forse perchè anche loro, con tutte le vicende di doping che sono successe e che hanno danneggiato l'immagine del ciclismo, hanno capito di doversi avvicinare alla gente. Per fare un esempio, Cavendish si ferma con tutti a fare autografi e fotografie. Wiggins invece è un ragazzo molto chiuso ma la sua credo sia una questione puramente caratteriale. Di certo non è come Scarponi che viene sul palco e ti strappa il microfono di mano per parlare al pubblico!".

Nibali, come lo hai visto?

"Abbiamo parlato quando ha preso la maglia rosa e mi è sembrato molto tranquillo. Sicuro dei suoi mezzi".

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Teobaldo Semoli