Bryant contro D'Antoni: "Non sa cos'è la vittoria"
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Bryant contro D'Antoni: "Non sa cos'è la vittoria"

Il 24 dei Lakers spara a zero sull'ex coach, che però in carriera ha vinto più di lui

"Io e D'Antoni non abbiamo la stessa filosofia di vittoria. Per me è una sola: vincere il titolo, senza vie di mezzo. La sua non so quale sia". 

La stagione del ritorno di Kobe Bryant – dopo il lungo stop per un infortunio al tendine d'achille – inizia con un morso del "Mamba" al suo vecchio allenatore Mike D'Antoni, licenziatosi dal ruolo di head coach dei Los Angeles Lakers, dopo due stagioni e un record di 67 vittorie e 87 sconfitte con una squadra che, tra infortuni e trade, era solo lontana parente di quella del bis di titoli di fine anni 2000. Che Bryant non amasse il suo ex allenatore si era capito già da qualche tempo – non è nemmeno la prima volta che Kobe spara a zero contro i suoi allenatori – ma le sue parole sembrano non tenere minimamente conto della storia dell'ex Olimpia Milano, che però nella sua carriera (da giocatore e allenatore) è stato capace di alzare più trofei dello stesso Kobe. 

Chi ha memoria della Milano del basket degli anni '80 ricorda come in quegli anni D'Antoni fosse l'emblema del giocatore vincente, che con le scarpette rosse guidate di Dan Peterson sarebbe diventato semplicemente il miglior playmaker della storia del campionato italiano – premio conferitogli nel 1990 – dopo aver vinto 5 scudetti (3 consecutivi), 2 coppe campioni, 2 coppe Italia e un titolo intercontinentale. 

Se non bastassero i successi in canotta e calzoncini D'Antoni può vantare un palamarès di tutto rispetto anche per quanto riguarda la sua carriera da allenatore, che lo ha visto alzare due trofei di campione italiano, una coppa Saporta (l'Europa League della pallacanestro), una Coppa Italia e una Supercoppa con Treviso, prima di sbarcare nell'Nba – ai Phoenix Suns, quindi ai Knicks e infine a Los Angeles – dove avrebbe ottenuto il titolo di Coach of the Year 2005.

Le vittorie di Kobe, essendo state ottenute in epoca recente, sono meno sbiadite dal tempo, e non si discutono: 6 titoli di campione Nba, 2 ori olimpici con la Nazionale Usa e svariati premi individuali compreso il trofeo di MVP della stagione 2007-2008.

Se è vero che il basket europeo dell'era D'Antoni, sebbene leggendario, non è paragonabile in nessun senso all'Nba di oggi, chi conosce lo sport – e Bryant è sicuramente uno di questi – sa che per vincere a qualsiasi livello servono doti particolari, uniche, che spesso accomunano giocatori e allenatori con storie profondamente diverse. A conti fatti Bryant e d'Antoni potrebbero assomigliarsi molto più di quello che si potrebbe pensare. Ma non ditelo a Kobe.

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Teobaldo Semoli