Tevez-Juve: la rivincita di Marotta
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Tevez-Juve: la rivincita di Marotta

Dal maggio 2011 al giugno 2013: sconfitta la maledizione del top player. Galliani e i limiti finanziari del Milan - CALCIOMERCATO IN DIRETTA

Beppe Marotta da Varese ce l'ha fatta. Ci ha messo due anni e un mese a realizzare il suo progetto e dare corpo ai sogni dei tifosi juventini. Esattamente 761 giorni da quel 25 maggio 2011 in cui pronunciò le parole che sarebbero diventate la sua maledizione fino a ieri. Fino al volo per Londra e alla stretta di mano con i dirigenti del Manchester City. “Tutti i grandi calciatori che abbiamo sondato hanno dato la propria disponibilità a trasferirsi a Torino, anche se non andremo in Champions League” aveva detto Marotta quel 25 maggio, seduto sulle macerie di una Juventus finita settima per il secondo anno consecutivo, fuori da tutto e ancora a metà strada tra il vecchio (Delneri) e il nuovo (Conte).

Il termine 'top player' non lo aveva coniato lui ma Adriano Galliani, parlando delle difficoltà di mercato delle italiane rispetto alle big europee. Però Marotta se l'era trovato appiccicato addosso non senza fastidio, perché le certezze di maggio erano state via via spazzate dai 'no grazie' di giugno e luglio: Van Persie, Higuain, Suarez, Robben, Nani, Pepito Rossi, il Kun Aguero. Un elenco sterminato di rifiuti, cortesi ma sempre rifiuti, che aveva suscitato crescente irritazione nel popolo juventino e non poco imbarazzo in Marotta e Agnellii, costretti a peripezie per spiegare le ragioni dei fallimenti.

Qualche esempio?  Andrea Agnelli il 1° giugno 2012: "Due anni fa sarebbe stato inutile. C'era da costruire la casa ed è inutile metterci la tv al plasma". Nulla. Nemmeno la scorsa estate fino al bidone Bendtner imbarcato a tempo di mercato quasi scaduto. John Elkann a inizio della scorsa estate: "Il top player è la squadra". Ancora Marotta a maggio 2012: "La novità è un appeal diverso. Alcuni grandi giocatori sono disponibili mentre l'anno scorso abbiamo avuto difficoltà" e un mese più tardi: "Non abbiamo bisogno di top player o di star". Fino alla capitolazione di Pechino (agosto 2012) con in mano la Supercoppa: "Abbiamo già dei top player in squadra come Asamoah. Dobbiamo guardare al mercato cercando giocatori che non siano utopie ma cose concrete e conciliare anche le nostre disponibilità".

Ecco, per capire fino in fondo il senso di soddisfazione che Marotta ha provato stringendo la mano ai dirigenti del City bisogna ricordare questa parabola assurda e un po' paradossale. In mezzo si sono due scudetti conquistati anche grazie al lavoro di uno dei dirigenti più preparati del nostro calcio che, però, rischiava di bruciarsi in nome del top player che ora è arrivato e anche a prezzo di saldo. Tevez costa alla Juventus 9 milioni di euro cash più 3 di bonus facili facili come un gol a porta vuota. Architetture di bilancio, così come l'ingaggio da 5,5 milioni netti più bonus fino al 2016 che porta il costo complessivo dell'operazione a 45 milioni

Ottimo affare, di quelli che era solito piazzare l'altro protagonista di questa corsa all'Apache vinta da Marotta. Adriano Galliani ci ha provato in tutti i modi a inserirsi. Le parole dolci per l'argentino ("Non credo mi tradirà"), l'incontro davanti alle telecamere con Joorabchian e quello rimasto segreto per cercare di bloccare il giocatore. Perché ha perso Galliani? Non per demerito suo, ma perché il Milan di oggi ha limiti economici e finanziari per definiti, un bilancio in equilibrio ma che non prevede investimenti sul mercato. Quelli dovranno essere finanziati da uscite altrettanto importanti.

Ci ha provato con Robinho e Boateng e non c'è riuscito. Ha messo in vetrina un gioiellino come El Shaarawy e ancora non ha trovato l'offerta indecente cui cedere. Quando diceva che "fino a quando non parte qualcuno non ci sarà nessun nuovo arrivo" Galliani non mentiva. Dalla proprietà non è arrivato il via libera a un extra budget e lui è rimasto in via Turati mentre Marotta saliva sull'aereo giusto. Conoscendolo siamo sicuri che coverà vendetta (sportiva) e anche un po' di sana invidia. Ha vinto Marotta e ha perso Galliani. In fondo Tevez, oltre a scrivere la parola fine al tormentone top player, ha anche scritto nuovi equilibri all'interno del calcio italiano.

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