Il record amaro dello Juventus Stadium
Afp
Lifestyle

Il record amaro dello Juventus Stadium

E' lo stadio modello e il più multato d'Italia: 172.000 euro. Cori, sputi, palle di carta e striscioni. Eppure per il Viminale è un esempio da imitare

No, come stadio modello, che indica la strada verso la civilizzazione del calcio italiano, non ci siamo. E non è un problema di qualche esagitato o di un periodo particolarmente turbolento. No. E’ arrivato il momento di dire che allo Juventus Stadium, primo stadio italiano di proprietà, progettato e gestito anche seguendo le indicazioni del Viminale, c’è qualcosa che non funziona. Troppi episodi e troppo spesso. Un record poco invidiabile di sanzioni che mette la Juventus per il secondo anno consecutivo in cima alla classifica delle tifoserie ‘cattive’.

Il record è nella cifra: 203.000 euro di multe sin qui collezionate per colpa dei propri sostenitori di cui 172.000 in occasione di gare interne e 31.000 per intemperanze in trasferta. Troppo davvero per un impianto in cui l’opera di prevenzione, filtraggio, vigilanza e repressione dovrebbe essere facilitata da tecnologie moderne, organizzazione dei settori e presenza di steward professionisti.

Invece non è così. A Torino in questa stagione è successo di tutto e già nel campionato dello scudetto la Juventus era finita ultima (20° su 20) nella classifica ufficiale della Lega Calcio per sanzioni dovute al comportamento delle tifoserie.

La Juventus ha preso multe in 7 delle 12 gare casalinghe di questo torneo (1 su 2 in Coppa Italia) e ben 4 volte (3°, 14°, 18° e 20° giornata) ha evitato la sanzione per l’utilizzo di materiale pirotecnico proprio grazie all’attenuante della collaborazione con le forze dell’ordine.

Poi ci sono stati “lanci di palline di cartone verso un Arbitro addizionale” (Juventus-Inter), “sputi agli Ufficiali di gara colpendoli al volto e sulla divisa” (Juventus-Genoa), “striscioni ingiuriosi verso la squadra avversaria” (sempre Juventus-Inter e Juventus-Napoli), la vergognosa scritta su Superga del derby contro il Torino (“insultante per i tifosi avversari e per la memoria di ogni sportivo… striscione di una ventina di metri esposto per una decina di minuti fino a rimozione degli stewards su disposizione della società”).

Poi c’è il capitolo cori, costati fin qui 65.000 euro di multa alla Juventus. Cori contro il Napoli e inneggianti al Vesuvio (“discriminazione territoriale”) in un crescendo nelle ultime settimane, cori contro Zeman (“discriminazione etnica”) e giocatori di colore in occasione della trasferta a San Siro (“discriminazione razziale”).

Dal 3 novembre lo Juventus Stadium è sotto diffida. Dal giorno dei 50.000 euro dopo le intemperanze nella notte della sconfitta contro l’Inter, record eguagliato dopo Juventus-Genoa. In trasferta ci sono i fatti incresciosi di Firenze (5° giornata) così descritti dal Giudice sportivo: “Sanzione di 20.000 euro per avere un gruppo di sostenitori fatto irruzione in un bar all’interno dello stadio, forzando la porta di ingresso, danneggiando gli arredi e asportando alcune confezioni di prodotti”. Spesa proletaria e assalto che si è ripetuto a Parma all’esterno del Tardini qualche mese più tardi.

Un curriculum che vale la pena ricordare non perché altrove non capiti nulla, ma perché lo Juventus Stadium è indicato dallo stesso Viminale come il laboratorio del buon calcio, il modello che dovrà avvicinare l’Italia all’Inghilterra e alla Germania. Non a caso l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive ha spesso sottolineato l’ottima collaborazione instaurata con la Juventus.

Fin qui non si hanno notizie, però, di interventi repressivi. Era stata annunciata l’identificazione dei tifosi responsabili dello striscione su Superga. Nulla. Ecco perché è bene accendere un riflettore sulla situazione. La Juventus e il calcio italiano meritano di vincere la partita del clima differente negli impianti di nuova generazione. Questo record è un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Leggi altri articoli sul mio blog Calcinfaccia

Seguimi su Twitter eFacebook

I più letti

avatar-icon

Giovanni Capuano