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ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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Juventus, scudetto del dominio in Italia. Ma ora serve la Champions

Settimo trofeo consecutivo dei bianconeri: nessuno riesce a fermare la Vecchia Signora che, però, deve riuscire a sfatare il tabù Europa

La Juventus ha conquistato il settimo scudetto consecutivo, 34° della storia e quarto dell'era Allegri. Bastava un punto all'Olimpico nel penultimo atto del campionato, contro la Roma semifinalista di Champions League, e un punto è arrivato. In pieno controllo, nello stile del tecnico che sta riscrivendo gli albi d'oro e dei primati del calcio italiano.

Ha vinto la Juventus con pieno merito, superando le per la terza volta di fila il muro dei 90 punti e tenendosi dietro il miglior Napoli di sempre, avversario che ha nobilitato la stagione costringendo i bianconeri ad inseguire a lungo (21 giornate su 37) e a dover spremere anche le ultime energie fisiche e psicologiche per non veder interrotto il dominio.

E' stato un campionato appassionante fino alla fine, che rappresenta un valore oltre che un'anomalia. Mai la Juventus di questo settennato è stata così vicina a perdere lo scudetto e, anche per questo, mai forse successo ha avuto un sapore così intenso. Con l'eccezione ovvia del primo titolo di Conte, segnale di riscossa dopo gli anni bui del dopo Calciopoli.

Un dominio che sta soffocando il calcio italiano

La fotografia del dominio dal 2011 è impressionante: 643 punti conquistati, almeno cento più di qualsiasi avversario con il Napoli e la Roma antagoniste di questo periodo e la sparizione di Milano che tra Inter e Milan ha accumulato 419 punti di ritardo. Come aver giocato due campionati in meno, costringendosi al ruolo di comprimario e attore non protagonista.

Superiorità così indiscutibile da non meritare alcuna ombra, ma che rischia di soffocare il calcio italiano. L'impero bianconero sta togliendo aria e luce a chi sta dietro. Si fonda su un'organizzazione feroce, idee chiare, proprietà ricca e con le radici affondate nella storia, vantaggi strutturali e competenza tecnica. In estrema sintesi, la Juventus è talmente più forte delle altre da aver ucciso la competizione e il Napoli di Sarri, che ha sognato davvero di vincerlo - questo scudetto - rappresenta l'eccezione che conferma la regola.

Come tutte le cose umane, anche il dominio della Juventus prima o poi finirà. La sensazione, però, è che quel giorno non sia vicino. Perché il club torinese sta lavorando da tempo al nuovo ciclo, ora che i vecchi combattenti vanno in pensione, mentre le altre, a turno, sono obbligate a fare un passo indietro per stare in equilibrio. Chi per ragioni di bilancio, chi perché serve tempo per cementare un gruppo e trovare la chimica giusta.

Chi sarà il prossimo antagonista della Juventus? Il Napoli che sta per aprire un nuovo ciclo? La Roma perennemente in bilico tra vincoli Uefa e voglia di esplodere? O Milano che non ha ancora trovato nelle proprietà cinesi una guida capace di restituire almeno in parte i fasti del passato? Difficile scorgere all'orizzonte un vero nemico.

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Ora serve abbattere il tabù della Champions

Allora non resta che abbattere il tabù della Champions per consacrare l'era bianconera. Le due finali perse a Berlino e Cardiff non bastano più e la conta degli scudetti ha bisogno di legittimazione fuori dai confini. Dove la Juventus si scontra con multinazionali più ricche e organizzate di lei, ma pure su un terreno in cui la competizione può stimolarne la crescita.

Se c'è qualcosa che si può chiedere alla Juve del futuro è questo: progettare una stagione con al centro l'assalto all'Europa, anche rischiando di concedere qualcosa in casa tradendo il motto della Casa secondo cui lo scudetto è sempre e comunque l'obiettivo principale, il core business che consente di prolungare il dominio italiano.

E' un salto di qualità che nobiliterebbe la Juventus e aiuterebbe il calcio tricolore, innescando un meccanismo virtuoso di emulazione e accelerando - si spera - il processo di crescita di tutte le altre. Nel quadriennio del riscatto dopo il Mondiale nemmeno giocato e mentre si avvicina il decennale dell'ultima vittoria in Champions League (Inter 2010) è questa l'ultima frontiera di un tiranno che merita applausi e celebrazioni per quanto sta facendo in Italia, ma anche stimoli diversi per non limitarsi alla replica di se stesso. Anno dopo anno, record dopo record.

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Giovanni Capuano